Medio Oriente e la fobia europea della Russia

Mentre la maggior parte dei media si impegna a giustificare l’immigrazione e ad esonerare l’islam da ogni responsabilità degli attentati terroristici, non passa giorno senza che l’accadere di un avvenimento fornisca il pretesto di demonizzare la Russia.

Proprio la convergenza di queste due assi dell’informazione ufficiale impone tanti interrogativi e avanza persino il sospetto, che diventa una quasi certezza quando si aggiunge la demonizzazione di ogni resistenza identitaria nazionale o religiosa che si sviluppi in Occidente. In questi casi lo squilibrio è talmente evidente che impone l’esigenza di capirci qualcosa.

Perché la Russia è presentata sempre come il nemico principale mentre viene minimizzato il ruolo nefasto di paesi come l’Arabia saudita, il Quatar, il Kuwait o la Turchia? L’annessione della Crimea, ad esempio,  viene presentata come un crimine russo. A ben guardare però la storia e la volontà degli abitanti sembrano legittimarla in maniera assoluta. Il sostegno della Russia al governo legittimo della Siria per permettere di ristabilire la sovranità siriana sull’insieme del territorio subisce non solo le critiche, ma persino azioni militari prive di qualsivoglia legittimità da parte USA e degli Occidentali.

Due pesi e due misure: pur se oggi la Turchia occupa un terzo dell’isola di Cipro, un Paese membro dell’Unione europea (ndr), ed una parte della Siria, gli americani, a dispetto della sovranità del Paese, impediscono all’esercito siriano di attraversare l’Eufrate o di riavvicinarsi alla frontiera giordana.

L’alleato saudita, di cui tutti conosciamo la percezione dei diritti dell’uomo e la totale intolleranza religiosa , ha gettato il suo vicino Yemenita in un disastro umanitario. Ma l’Arabia Saudita è considerato sempre nostro alleato, anche se proprio dalla sua dottrina wahabita e dalla sua infinita ricchezza petrolifera derivano le minacce più pesanti l’Europa: l’islamismo ormai risolto in guerra di religione.

Il pericolo si presenta oggi in quattro modi: innanzitutto la demografia dell’immigrazione musulmana; quindi lo sviluppo di una forma virulenta dell’islam tra questa popolazioni immigrate che ne impedisce l’assimilazione e rafforza un comunitarismo secessionista; in terzo luogo il terrorismo che trova nell’espansione dell’islam ninfa vitale per la sua vocazione assassina; infine il rischio che deriva sia dalla potenza militare sempre crescente di Stati come il Pakistan, sia dalla moltiplicazione delle forze jihadiste.

Di fronte a queste minacce, l’annebbiamento ostinato degli occidentali sembra aver creato una sola parola d’ordine: il nemico è Daech. Invece è dimostrato come Daech non sia che una testa dell’idra del terrore. In Siria solo i Russi sembrano averlo capito mentre gli occidentali si rivolgono contro siriani e russi, piuttosto che impegnarsi a sconfiggere definitivamente lo Stato islamico.

In Afghanistan i “cugini” talebani riprendono progressivamente il controllo dei territori, con il sostegno del Pakistan, “l’alleato” dell’occidente che discrimina sempre più le popolazioni cristiane. Gli attentati che subisce l’Europa sono uno dei diversi metodi di intimidazione, la firma importa poco. Prima dell’Isis c’era Al Quaida e in seguito il nome cambierà ancora.

Mentre i circuiti moderati sono impegnati nel rifiuto dell’equazione islam-terrore, l’islam approfitta del rifiuto moralizzatore dell’occidente contro l’islamofobia. Così i Fratelli musulmani prosperano all’ombra del potere in Turchia, nel cuore della guerra civile in Siria o in Libia e nelle mosche e persino nelle scuole del continente europeo. Si tratta di una minaccia da prendere in particolare considerazione soprattutto perché non presenta la stessa intensità in USA o in Europa.

Per l’Europa diventa una minaccia mortale a causa della crisi demografica dei popoli indigeni e della vicinanza geografica. Che gli americani perseguano politiche ostili nel tentativo d far implodere l’Europa e di disconnetterla dalla Russia potrebbe persino essere connaturato da tempo nelle logiche americane; che l’Europa però si lasci trascinare in questa politica suicidaria agita gravi preoccupazioni per il futuro  e rivela, nel presente, una grande stupidità criminale.

Eugenio Preta