Perché non facciamo gli auguri al Kosovo


Qualcuno ci ha chiesto perché non ripetiamo con il Kosovo gli stessi auguri che facemmo tempo fa al Montenegro indipendente.

Eppure i legami tra Sicilia e Albania sono sanciti da una comunità (la siculo-albanese) che è parte integrante e ineliminabile della stessa identità siciliana. Eppure, paladini dell’autogoverno e dell’autodeterminazione, dovremmo solidarizzare con tutti i popoli oppressi.

Ma così non è in questo caso e vogliamo spiegarlo.


Non ogni indipendentismo è buono, non ogni provincia, o città o quartiere, può trasformarsi in stato (magari fantoccio) ed avere il nostro appoggio.

L’indipendenza, come diritto naturale dei popoli, è fondata sulla nazionalità, e quella kosovara semplicemente non esiste.

Il Kosovo, culla della nazione serba, si è mescolato etnicamente e religiosamente nei secoli di dominazione ottomana, al punto che i serbi vi sono diventati niente più che una minoranza, per quanto rilevante. Ciò dava diritto – certamente – alla maggioranza albanese ad un maggior autogoverno, a vere tutele, ma…è successo qualcos’altro.

Il governo Jugoslavo ha garantito alla Provincia autonoma un’autogoverno paragonabile a quello dell’Alto Adige, e così poi tale governo è stato ereditato da quello serbo dopo il collasso della Jugoslavia.

Ma la Serbia aveva un torto: non era pronta a diventare un suddito degli USA e questo era un torto gravissimo. Così ha dovuto subire dall’estero un separatismo albanese, finanziato dagli USA, volto ad emarginare la minoranza serba fino a fare una vera pulizia etnica.

Ovviamente la Serbia ha reagito, anche molto male, ripagando l’illegalità con altra illegalità, ed è caduta nella trappola. Violando il diritto internazionale la Nato ha bombardato un paese europeo per creare un enclave musulmana nel cuore dell’Europa.

Il risultato è stato quello di una pulizia etnica dei serbi dalla loro storica provincia, ma evidentemente questa pulizia dev’essere politicamente corretta perché il governo italiano si sta affrettando a riconoscere il governo fuorilegge.

  • Gli stati indipendenti devono avere un radicamento nella storia e il Kosovo non l’ha.
  • Gli stati indipendenti non devono essere stati fantoccio in mand di bande criminali e il Kosovo lo è.
  • Gli stati indipendenti non devono cacciare dai loro confini concittadini che abitano quelle terre da prima della maggioranza e il Kosovo lo sta facendo.
  • Gli stati indipendenti devono avere una dimensione, una lingua, etc, da farli considerare vere nazioni e il Kosovo è grande quanto la provincia di Agrigento.

Per questa ragione non possiamo approvare l’arroganza americana (e la complicità europea-italiana) nello smembrare uno stato solo perché considerato nemico, tanto più perché sarebbe il primo stato totalmente musulmano in terra d’Europa, contribuendo alla destabilizzazione del pianeta: in altre parole, andiamo a fare inutilmente la guerra a casa loro (Afghanistan) per poi metterceli in casa.

Forse sarebbe stata, a “frittata fatta”, più opportuna una vera e propria spartizione: il 70 %, con Pristina, direttamente all’Albania, e il 30 %, con Kosovna Mitroviza e Pec alla Serbia, tutela per le minoranze che non vogliono cambiare residenza e rientro per i serbi cacciati con la forza.

Ma evidentemente lo zio Sam preferisce il vecchio Divide et impera, e ancora una volta l’Europa dimostra di essere una creatura assolutamente inutile.

Una polemicuccia, pero, vogliamo aggiungerla.

Col tempo il “fatto”, anche illecito, diventerà forse diritto. E il Kosovo resterà forse indipendente. Qualcuno ci spieghi, però, perché una piccola provincia montuosa sui Balcani potrà sedere un giorno al Consiglio dell’Unione Europea, magari con la sua presidenza di turno, e invece, …a detta dei nostri politicanti isolani, “la Sicilia non potrebbe mai farcela da sola”, una Terra più popolata della Finlandia e grande quanto la Danimarca, al centro delle terre emerse, ricchissima di risorse naturali e culturali…

Quando si dice la malafede….

Ufficio stampa
L’Altra Sicilia – Antudo