Ancora sul Kosovo e sulla Sicilia

Ci chiediamo ancora quale sia il fondamento giuridico del pronto riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte del moribondo governo Prodi, senza neanche aspettare un giorno, senza neanche aspettare di conoscere quale tutela intenda costituire il nuovo “stato” per le sue minoranze.

Che attivismo, questo governo Prodi sfiduciato! Come se nulla fosse, anziché rimandare la decisione al prossimo governo dopo le elezioni ha già “riconosciuto”, forse dopo un telegramma da Washington…

Ma noi facciamo finta per un attimo di non sapere che queste sono le pure ragioni della forza, cerchiamo di ragionare…

Perché se fossero le ragioni della forza, sarebbe un incoraggiamento implicito a tutti i separatisti terroristi del mondo ad usare le armi, tanto poi prima o poi si trova qualcuno che li riconosce… No, non può essere così,…Né che la forza si può usare solo se si è amici degli Americani…altrimenti altro che odio globale si genererebbe intorno a noi…

Ci dev’essere qualche appiglio giuridico…
Vediamo:
– la “volontà della maggioranza dei cittadini”;
– la “sostenibilità economica e politica dell’indipendenza”.

Ma bene, allora! Il Governo italiano sta dicendo che se una provincia di uno stato sovrano vuole a maggioranza staccarsi non si deve far altro che accettare il fatto compiuto.
E questo valga anche per i “Dakota” negli Usa, per i Baschi, per i Ceceni, per i “lombardo-veneti”, per tutti…
E quindi pure per noi Siciliani!
E’ facile l’indipendenza, basta volerla! E il Presidente Napolitano verrebbe qui a tagliare i nastri e ad assistere solennemente all’ammainamento del tricolore italico ed all’innalzamento della Trinacria su sfondo giallo-rosso! E allora facciamo propaganda per l’indipendenza senza accuse di sovversivismo! Il giorno in cui la maggioranza dei Siciliani avrà capito che “fregatura” è l’Italia, sarà proprio l’Italia la prima a riconoscerci.

E no, che c’entra? L’indipendenza va bene se smembra la Serbia, mica se smembra l’Italia!! Alla faccia della coerenza!
E sulla “sostenibilità” che dire?
Vogliamo fare un conto, a dare e avere, di quello che la Sicilia ci guadagna e di quello che ci perde con i fratelli d’Italia?

Mettiamo dal lato dell’avere tutto ciò che dobbiamo all’Italia ed alle sue istituzioni: tutti i trasferimenti dallo stato a regione, province e comuni, tutti le pensioni e gli stipendi direttamente erogati dallo stato e dagli enti previdenziali statali, tutti gli investimenti pubblici realizzati dallo stato in Sicilia, ma anche quelli privati di aziende che agiscono in condizioni di monopolio di fatto, protette dal potere politico (ENI, ENEL,…).
Una cifra spaventosa non è vero?

Adesso proviamo a mettere sul dare tutto ciò che la Sicilia regala al Continente:

1) tributi spettanti allo stato, accise su idrocarburi, scommesse, etc.
2) tributi prodotti in Sicilia ma riscossi dallo stato (Irpef e Iva su redditi e consumi realizzati in Sicilia, etc.)
3) esportazioni gratuite di beni e servizi attraverso le imprese che hanno gli stabilimenti in Sicilia e la sede nel continente (a cominciare dall’energia elettrica)
4) contributi previdenziali e assistenziali al burosauro italico
5) contributi a enti e associazioni di ogni tipo istituiti per legge o con altri mille escamotage (dai contributi CONAI, alle Casse di previdenza settoriali, alle federazioni sportive, alle “società accademiche”, e così via), quasi tutti diretti a enti inutili aventi sede a Roma
6)”costo della moneta” e “del capitale” emesso dalla Banca d’Italia e dal sistema bancario italiano per ogni transazione e per ogni investimento che si realizza in Sicilia
7) maggiori costi in Sicilia di intermediazione bancaria ed assicurativa con l’avallo dei “poteri di controllo nazionali”
8) consulenze e appalti dati dal potere pubblico siciliano ad imprese nazionali con la complicità della politica locale (ad esempio l’acqua potabile o i posteggi di Palermo o il “ponte” alla ineffabile Impregilo etc.)
9) 8 per mille alla Chiesa cattolica “italiana”
10) 4 per mille alla “casta politica italiana”
11) tariffe monopolistiche versate per la fruizione di servizi pubblici essenziali ad operatori italiani che esercitano in condizione di sostanziale monopolio
12) concessioni di estrazione di risorse del sottosuolo a royalties “stracciate” e senza nessuna contropartita o compartecipazione
13) profitti per prodotti industriali e commerciali che operano in condizioni di concorrenza ristretta grazie alla pubblicità offerta dalla televisione “nazionale” che li presenta come prodotti di qualità contro i succedanei isolani, con costo della pubblicità sostanzialmente a carico dei consumatori (ad esempio la “pasta” italiana che viene considerata di qualità “migliore” rispetto a quella siciliana dagli stessi siciliani)
14) profitti da proventi pubblicitari di compagnie che operano in condizione di sostanziale monopolio alle quali bisogna versare “tangente” per essere pubblicizzati
15) canone rai ed altri balzelli simili assurdi e incostituzionali
16) costo dei trasporti aerei per i quali siamo costretti sempre a passare dai maggiori aeroporti della Penisola

Basta! Ci fermiamo solo per stanchezza!

Davvero se il Kosovo può essere indipendente adesso è ora di rendere indipendente anche la Sicilia!

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo