Il turismo, la Sicilia, il Governo…prospettive e problemi

Credo che il problema del turismo e della Sicilia sia uno dei tanti che continuano ad aleggiare nell’aria, del quale ognuno vuole occuparsi perché ha la sua soluzione, e come per i fumi dei vulcani siciliani restano nell’aria senza mai posarsi, senza fare danno o trovare soluzioni adatte.

Il nostro statuto regionale, statuto speciale, attribuisce alla regione il turismo tra le materie nella quali la regione stessa ha titolarità esclusiva.


Dopo con il referendum cessa l’attività del ministero, ma la Sicilia in questi primi 30 anni mai ha pensato di legiferare sul turismo in maniera organica, ha invece preferito utilizzare le leve e gli strumenti statali come le aziende di soggiorno, gli enti provinciali per il turismo.

In realtà in quei primi trenta anni una traccia di progetto c’era: si fece una azienda regionale alberghiera che creò piccoli e significativi alberghi in località oggi di sicuro interesse (Erice, Taormina Castelmola, ecc.) con la logica del circuito regionale.

Sistema che, ovviamente successivamente fu smontato a favore di una politica di contributi a fondo perduto, prima erogati dalla Cassa per il Mezzogiorno (erano escluse le città) ed infine con la legge regionale 78 del 1976 si è arrivati a tracciare una prima linea di politica del turismo che correndo parallela a quella che erogava i contribuiti ai voli charter puntava sul turismo di massa.

Si cercò però di evitare i danni del turismo di massa, i suoi guasti, e la prima legge regionale organica sul turismo introdusse una serie di norme urbanistiche e di salvaguardia ambientale.

Lo scempio delle nostre coste non è stato fatto da imprenditori/speculatori turistici ma da tanti siciliani che in una logica di microdecisionismo hanno “deciso di farsi la casa al mare e se la sono fatta”.

La legge del 1976 concluse il laborioso e difficile periodo post terremoto del Belice dal quale l’intera immagine turistica siciliana fu distrutta da servizi giornalistici e da una informazione che davano della realtà una visione distorta .Sino ad allora la Sicilia aveva due forti prodotti turistici: il giro di Sicilia lanciato dalla storica Cit sin dai tempi del Fascismo e i soggiorni Mare, prodotti che si integravano con le rappresentazioni classiche di Siracusa che richiamavano giovani da tutta Italia, e da manifestazioni di rilievo come premi internazionali di cinematografia ed altro.

Il cinema, infatti è stato il più grande veicolo dello sviluppo turistico dell’isola. Basti ricordare le Eolie e gli anni della dolce vita italiana, i villaggi magic (oggi Club Mediterranée) le storie sui rotocalchi rosa ecc… ecc… ecc.

Queste le premesse, per la storia.

Dal 1976 in poi è un susseguirsi di obiettivi mancati.

La legge prevedeva dei piani territoriali e l’individuazioni di poli turistici (oggi chiamati distretti o sistemi turistici locali… ma sono ovviamente un’altra cosa…), fu fatto uno studio, che per quel che ricordo fu approvato dal Consiglio regionale non divento mai un atto formale della amministrazione regionale

La legge segna il tempo di questi secondi trenta anni di distrazioni rispetto alle cosa che ci si era assegnato da fare.

Nel 1979 la regione consoce una ventata di rinnovamento: diventa presidente della regione Piersanti Mattarella che, da politico accorto e anticipatore di tempi che solo dopo saranno dello stato, mettete in moto un complesso meccanismo di riforma: da una parte la regione e dall’altra i comuni.

Con due apposite leggi il presidente Mattarella interviene per riscrivere l’articolazione della regione nei suoi assessorati e trasferisce ai comuni compiti anche nel settore del turismo.

Ma il disegno riformatore del Presidente Mattarella viene interrotto da una vigliacca mano assassina .

La politica regionale, dopo qualche tempo di stasi riprende il suo percorso riformatore con la legge 9 del 1986 che istituisce le province regionali (si chiamano regionali solo in Sicilia… ovviamente) e in applicazione di una norma della legge quadro del 1983 trasferisce gli enti provinciali turismo alle province regionali.

Non viene recepita la legge quadro del 1983 se non nel 1996, ovviamente solo parzialmente accogliendo la classifica alberghiera e recuperando il Gap che aveva provocato gravi danni all’offerta turistica siciliana rispetto a quella nazionale.

In questi anni, negli anni cioè che vanno dal 1986 ad oggi, ogni Assessore, ogni Deputato che si è occupato di turismo ha pensato, scritto e presentato il “Suo” DDL sul turismo in Sicilia.

In realtà abbiamo assistito ad un fiorire di interventi disorganizzati e disorganici di finanziamento o di normativa parziale di fenomeni ed attività che avrebbero ben potuto trovare normativa attraverso atti amministrativi e non legislativi, in quella che ormai è una logica di delegificazione di testi unici, di decreti legislativi.

La legge di riforma, appena approvata e appena impugnata in alcune sue parti dal commissario dello stato, ha il merito di aver affrontato il problema e di aver fatto depositare “i fumi dei vulcani siciliani” in un Atto Amministrativo che se non è certamente quello che le categorie imprenditoriali desideravano è certamente da considerarsi un punto di partenza per il prossimo governo regionale.

Credo infatti che l’onorevole Raffaele Lombardo e l’Assessore (ndr: Ministro) Bufardeci (Vice Presidente della Regione) dovranno fermarsi a riflettere sulla attuale organizzazione della amministrazione regionale, pensata nel 1979, moderna per quei tempi oggi superata dalla logica della dipartimentalità e dalla necessità di gestire le risorse in maniera integrata e sinergica.

Il nostro Governatore (ndr: Presidente dello Stato Regionale di Sicilia) dovrà confrontarsi con concetti e impostazioni costituzionali e comunitarie in cui la sussidiarietà, non potrà essere una vana definizione ma una esigenza per competere nel mercato globale e ancora una volta usare al meglio le risorse economiche, che provengano dalla Unione o dalla Regione… (ma sempre dalle nostre tasse provengono….diceva un vecchio albergatore siciliano per ricordare a chiunque che chi paga le tasse ha anche il diritto di vedere spesi bene i suoi “soldi”.)

Il Governatore (ndr: Presidente dello Stato Regionale di Sicilia) della Sicilia, dovrà anche rimettere ordine, nella logica della sussidiarietà cui prima si accennava al ruolo ed ai compiti dei comuni e delle province, e non solo perché le risorse che stato e regione trsferiscono agli stessi si vanno affievolendo, ma per mettere ognuno nella condizione di dare i servizi per i quali è stato istituito ed organizzato.

Sto pensando al Turismo?

No, ma anche al turismo.

Penso agli ATO per i rifiuti, penso ai servizi socio-assistenziali, penso alla spesa sanitaria, e ognuno di voi potrebbe meglio di me aggiungere altri argomenti. Ma penso anche al turismo.

Con la attuale legge sul turismo , si assisterà ancora alla presenza di comuni siciliani alle borse e fiere, alle sagre ed ai grandi eventi promossi una manciata di giorni prima della loro realizzazione , senza programmazione che consenta di vendere il prodotto Sicilia.

Ecco, la cosa vera, nella Legge cd Granata, oltre a non aver messo mano a tutto quello di necessario che si doveva fare prima, ci si è dimenticati che il turismo è prima di tutto un prodotto, che un prodotto si deve vendere e per venderlo ci deve essere una confezione (packaging) ecc., è che questo prodotto non lo fa un solo imprenditore, ma tutti quelli che stanno nella filiera, dall’aeroporto/porto/stazione all’ultimo e piccolo bar di paese con il suo gabinetto (wc da non confondere con quelli degli Assessorati…), insomma con chiunque venga a contatto con il Cliente/turista/Consumatore.

Di questo ci si è dimenticato, ma c’è tempo, ospitiamo turisti infatti da 4000 anni e continueremo ad ospitarli a dispetto dei siciliani.

Non sarà però un volano di sviluppo, sarà un lento scorrere delle cose, una di quelle nenie care a una certa cultura del lascia vivere siciliano e fatti i c…i tuoi.

Ma noi confidiamo nel Governatore (ndr: Presidente dello Stato Regionale di Sicilia) Lombardo.

La speranza, del resto è l’ultima a morire…, ma non vorremmo avesse ragione chi dice che chi di speranza campa disperato muore.

– 9 settembre 2009 –

Salvatore Scalisi (direttore Ente bilaterale del Turismo)