Per ripartire

L'Altra Sicilia
Abbiamo cercato di eclissarci dopo le delusioni patite, dopo la sconfitta sonora di cio’ in cui credevamo, convinti che sicuramente ci eravamo sbagliati a proporre un idea per cui saremmo stati pronti a lavorare e per la quale avremmo accettato anche di soffrire.

Portiamo avanti da tempo la rivendicazione di una Sicilia padrona del suo destino, pronta, credevamo, a prendersi cura dei suoi giovani, del loro futuro, e ci era sembrato opportuno scendere in campo in prima persona senza delegare ad altri la rappresentanza politica che giudicavamo e giudichiamo ancora oggi, deficiente.

Abbiamo osservato le fiammate di nuovi partiti e riassemblamenti etorogenei che sono, alla fine riusciti a carpire la buona fede di tanti – almeno speriamo che sia cosi’ e non sia stata un’abdicazione, un’offerta spontanea di abbandono – e restiamo in attesa.

L’Altra Sicilia ha voluto continuare a proporsi, mantenendo infine le posizioni acquisite nel 2006 e nel 2008: un risultato lusinghiero se raffrontato alla pochezza di mezzi, alle incomprensioni che fatalmente avvengono nei momenti critici, alla poca lealtà di qualcuno.

Oggi ripartiamo certamente più determinati.

Le nostre vicende personali ci hanno portato poi lentamente verso casa, nella ricerca dei luoghi della nostra memoria, importanti ponti tra il passato che non vuole passare ed il presente che passa.

Abbiamo ritrovato la Sicilia di sempre nei corridoi sporchi di ospedali pur di “eccellenza” nei loro reparti di degenza, nelle lunghe file di auto ai semafori sfalsati, nelle vicende di politicanti di rango inquisiti ma immarcescibili, nello scandalo di università, policlinico e palazzo di giustizia, nei servizi che non esistono, nel disordine delle famiglie ormai modernizzate da televisioni e isole dei famosi, nello scoraggiamento di tanti, nelle difficoltà di arrivare alla fine del mese, nei precari ormai stabilizzati nel precariato.

Abbiamo perso il senso critico e, più grave, la voglia di fare qualcosa, tanto da affidarci a sedicenti chimere che suonano temporaneamente (vedi vicenda Di Pietro, la prova provata della corruzione che non risparmia nessuno, vedi i vaffa di Grillo svaniti nella villa di Lugano…).

Replichiamo oggi l’offerta della politica al servizio di un ideale, al servizio dei siciliani.

Prendiamo in mano il nostro destino e cominciamo da subito, un’occasione immediata: Il prossimo 31 dicembre verranno a scadenza le concessioni governative per i collegamenti con le isole minori. Dal 1° gennaio andremo a nuoto a Lipari o Ustica perchè i servizi verranno soppressi. Proponiamo: un’azionariato popolare per acquistare un battello e iniziare sotto le insegne della trischele a proporre i collegamenti navali tra le nostre isole.

Recuperiamo i fondi spingendo il processo che vede un partito del nord rivendicare quel federalismo che la nostra gente ha avanzato già nello statuto del 46 e che la nostra classe dirigente non ha mai applicato, schiava sempre dei partiti del nord, dei potentati economici a noi estranei.

Iniziamo con l’abolizione delle Province regionali siciliane: 890 Milioni di euro che il Ministro-Presidente dello Stato Regionale di Sicilia Raffaele Lombardo ha riconfermato per gli sprechi inutili delle Province.

Province che pur trasformate, nella buona tradizione trasformista siciliana in province regionali; potrebbere venire abolite con un tratto di penna restituendo dignità allo Statuto che prevedeva espressamnete all’art 15 tale cancellazione. Aboliremmo sprechi inutili e usurpazione di titolo per i 315 consiglieri che ci costano 8 milioni e passa al mese, eviteremmo il proliferare di agenzie di cooperazione con Bulgaria o col Tennesse con gli emolumeni per i relativi responsabili, le sedi esterne e i costi clientelari. E le inutili gite turistiche di consiglieri e seguito nei 4 continenti.

La C.A.I., furbi finanzieri del nord, (verificate chi sono e cosa fanno, sono tutti, proprio tutti i soliti), con pochi soldi si sono appropriati della flotta di bandiera italiana, pure sfondata dalle clientele dei partiti e dai nullafacenti, ma pur sempre un valore immenso di oltre 148 aeroplani e rotte nazionali infinite, ( eccetto quelle per i soli due aeroporti siciliani), comprati a prezzo stracciato sulle spalle di cittadini ancora vittime di scioperi selvaggi, e aumenti esorbitanti dei costi dei biglietti.

Siciliani, diventiamo Nazione, costruiamoci i porti, facciamoci gli aeroporti, nostre ferrovie, e inventiamoci una compagnia aerea di bandiera e una compagnia per i nostri collegamenti marittimi. I fondi possiamo recuperarli già dall’attuazione dello Statuto di autonomia. Una grande marcia comincia da un piccolo passo.

Riprendiamoci il nostro destino prima che sia ormai troppo tardi. Adesso lo possiamo.

Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia