La chiusura dei Consolati a spese delle comunità all’estero

Bruxelles, 15/06/2009 – Ci era parso di capire che il “sistema italia” fosse considerato di basilare importanza da queste forze politiche che ci governano tanto che, già da tempo – a partire dal I° governo berlusconi – avevamo vissuto come vera e propria risorsa gli italiani all’estero, tanto da “premiarli” con una legge discutibile che ha fatto i suoi danni tanto nell’attuazione delle procedure del voto, quanto nella scelta, prima dei candidati e quindi, degli eletti.

Discutibile dicevamo, perchè istituiva, in definitiva, le comunità all’estero come categoria di cittadini di serie B, ottenendo loro la concessione di un elettorato attivo e passivo poco praticabile nei fatti, invece di rendere possibile la rappresentanza di quelle stesse comunità definendone misure idonee nei vari partiti e inserendole poi nel sistema elettorale vigente.

Abbiamo quindi avuto bisogno di definire cittadino di serie B chi vive all’estero per poterlo poi trafiggere con l’elezione di candidati, e mi riferisco ad alcuni eletti che con queste comunità all’estero non hanno niente a che vedere: residenze fasulle, o create ad hoc grazie ad artifici anagrafici compiacenti, il tutto confermato dalla procedura di invalidità pronunziata dal magistrato ma ancora pendente in Senato (la casta si difende) rispetto all’elezione di un senatore PdL che oggi pontifica quale vicepresidente di un nuovo ennesimo sottogruppo che prende il la dagli italiani nel mondo.

Gli italiani all’estero quindi, nella pratica discriminati dalla legge elettorale, aspettavano le tanto auspicate riforme per poter rivedere le rappresentanze del territorio, il Comites democratico/elettivo, rinascere a nuova vita e riprendere quel ruolo specifico che da sempre pero’ viene svolto da un CGIE antidemocratico/ di nomina, che nessuno si sogna pero’ di cancellare proprio per la sua struttura intrinseca che permette il “bengodi” di partiti, fondazioni, sindacati, stampa e comitati vari. D’altro canto, prendendo per buona la rappresentanza degli eletti all’estero delle comunità di riferimento, questo stesso CGIE non pero’ avrebbe ragione di esistere e persistere: ma tant’é.

Quanto agli eletti, ricordo le varie discrasie esistenti per esempio fra l’età degli eletti, la distanza dei continenti e, fatalmente, il rimborso spese allocato ad esempio a chi veniva da Australia o Sudamerica a fronte di una presenza ai lavori parlamentari certo importante ma insignificante ai sensi del risultato ed estremamente onerosa per ogni contribuente.

Oggi il sottosegretario con la delega per gli italiani nel mondo, il sen. Mantica, che fino ad ieri si occupava di cooperazione allo sviluppo, chiamato a nuove responsabilità ha presentato un piano di riforme che prende in conto essenzialmente il sistema mercantile-commerciale, la promozione delle aziende italiane e delle loro economie, quasi non esistessero anche e soprattutto, tra le finalità principali del suo dicastero gli aspetti sociali e primi fra tutti le comunità (di siciliani soprattutto) all’estero, oggi schiaffeggiati pesantemente, come si fa da anni, con un irresponsabile piano di economie che li penalizza pesantemente.

Quegli italiani per bene che hanno cercato nei vari continenti quelle opportunità di lavoro che la patria matrigna aveva negato loro: gente perbene che ha costruito città e ospedali, scuole e strade e soprattutto ha tenuto alto il nome della patria nei 5 continenti, a dispetto della negligenza e trascuratezza con cui venivano e continuano a venire trattati.

Oggi il sen. Mantica annuncia la chiusura netta di ben 19 sedi diplomatico consolari – dopo Lussemburgo Esch/Alzette, Genk, Liegi, Mons, Saarabrucken, ma anche Mannheim, Amburgo, Norimberga, Durban, Brisbane, Filadelfia, Detroit, nonostante l’espansione nella città della Chrysler dalla italica Fiat e a altre, certo non minori sedi diplomatico consolari, tutte altrettanto importanti per le comunità residenti all’estero.

Il governo ritiene cosi’ di effettuare un risparmio di 8 milioni di euro, a danno pero’ dei milioni di italiani che invece nella sede diplomatico-consolare aveva quel punto di riferimento che, nel tempo, aveva sostituito – ad esempio – la stazione centrale come luogo simbolico di prossimità alla patria lontana.

Oggi in Europa le stazioni ferroviarie non sono più frequentate dagli italiani, anche perchè sono riusciti a cancellare persino gli utilissimi treni per l’Italia e in più il governo, che omaggia un leader libico ( a proposito, avete visto la sua discesa dall’aeroplano..?) che cancella importanti punti di riferimento sociale come le sedi consolari per esigenze di bilancio, invece di risparmiare sulle spese inutili come le auto blu ( Letta utilizza una Maserati) i voli di stato ( utilizzati spudoratamente per trasferte ludiche ), le spese trascontinantali dell’ormai inutile CGIE, le spese per i ricevimenti e per gli istituti di cultura che, come a Filadelfia erano stati dotati di dirigente scolastico che ora dovrà fare dietofront, si ostina a chiudere i consolati senza tenere conto delle reali esigenze, delle distanze, dell’area di utenza, dell’importanza strategica, della necessità di punti di riferimento sul territorio in primis per la collettività emigrata, quindi per le imprese commerciali.

Per ultimo vorremmo affidarvi una considerazione: ma l’Europa unita, la costruzione europea, ( l’Europa dei cittadini o l’Europa dei mercati?) non aveva insito in se stessa quel principio di cittadinanza che avrebbe dovuto farci considerare cittadini d’Europa evitando percio’ specialmente alle comunità residenti all’estero l’ottenimento di quel vergognoso permesso di soggiorno (titolo di legittimazione) cui sono ancora sottoposte, ma certamente stabilendo anche e soprattutto la chiusura delle Ambasciate, ormai enti inutili in territorio europeo, e le loro onerose spese di funzionamento, retaggio infausto di un sistema di privilegi e guarentigie che continua a persistere nonostante le improcrastinabili esigenze di risparmio di questo Governo?

Eugenio Preta