Le feste di partito

E’ settembre, il mese dei ripensamenti sul tempo e sull’età. Il mese in cui, implacabili, ritornano, insieme alla vendemmia, le feste di partito.

Non c’è grande città, cittadina, paese che non ne abbia una. La festa di partito ha i suoi cerimoniali, le sue liturgie, un rito sacro celebrato con i soldi pubblici. La prima sono gli ospiti, di solito degli altri partiti. La seconda sono i dibattiti politici con gli ospiti degli altri partiti. La terza sono i giornalisti che riportano sui media i dibattiti politici del segretario del partito ospite, o di un suo delegato, con deputati e senatori degli altri partiti.

Alle feste di partito non mancano mai i fotografi che celebrano storiche strette di mano tra il segretario di partito sorridente con i membri degli altri partiti. La coreografia prevede pranzi e cene, aperitivi e buffet freddi a tutte le ore, da una festa di partito a un’altra cambiano solo le etichette delle bottiglie di acqua minerale.

Le feste di partito hanno questo di bello, sono un periodo di tregua e di riappacificazione dopo le dure battaglie parlamentari, Fassino può cinguettare con Schifanibastalaparola a Torino e Casini fare lingua in bocca a Rutelli a Labro in provincia di Rieti.

Celebri sono rimaste le feste di partito del ceppalonico Mastella con portate pantagrueliche e bocche tracimanti di ogni ben di Dio per giornate intere per placare la fame del partito. Le feste dell’Unità hanno il dono di farsi sempre ricordare, quest’anno per la pubblicità occulta alla Ferrarelle e per l’occupazione militare di ogni spazio pubblico nazionale, prati, parchi, giardini, per intere settimane.

La crisi non ferma le feste di partito, che anzi sono utili per spiegare al cittadino ignaro e sempre più preoccupato i motivi della crisi e a prospettare le giuste soluzioni. Un pensatore, di solito un filosofo, è sempre presente per spiegare che ci vuole più Stato e meno mercato (filosofo di estrema sinistra, ormai raro) o più mercato e meno Stato (tutti gli altri filosofi). Gli ospiti celebri o di grido sono molto ricercati nelle feste di partito, più li paghi per partecipare (e di solito il loro ingaggio è notevole) più dimostrano un sincero attaccamento al partito.

Se ogni artista, scrittore, giornalista ha il suo prezzo, il partito ha comunque la sua borsa, piena di finanziamenti elettorali, per pagarlo.

E’ un periodo gioioso in cui si lanciano leggi elettorali, alla francese, alla tedesca, alla lituana, in cui i partiti si prendono e si lasciano nel giro di pochi giorni nella costruzione di nuove e vecchie alleanze, un momento alto e profondo di dichiarazioni “forti” e importanti , subito riportate dai giornali di “area”, e per dare i giusti messaggi al Paese. A ottobre, In Senato e alla Camera si ritroveranno tutti un po’ appesantiti, dai segretari all’ultimo dei parlamentari, ma felici di aver scritto un’altra pagina di democrazia.

Fonte: beppegrillo.it