UN’ALTRA VITTORIA PER UNA SOSTENITRICE DE ”L’ALTRA SICILIA”

Bruxelles,12 Novembre 2001

Il 30 ottobre 2001 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato il Governo Francese per aver violato l’articolo 8 della Convenzione Europea nei confronti dei sig.ri Pannullo e Forte, riconoscendo a questi ultimi 5 milioni di danni materiali, 60 milioni di danni morali oltre al rimborso delle spese sostenute per l’introduzione del ricorso.


L’articolo 8 salvaguarda i cittadini residenti negli stati che hanno sottoscritto la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo dall’ingerenza dello stato nella loro vita privata (famiglia, corrispondenza ecc.) salvo che questa sia prevista dalla legge, persegua un fine legittimo o sia necessaria in un paese democratico.

In Europa le sentenze di condanna relativamente a quest’articolo sono meno di 100 e l’Italia è stata condannata meno di 10 volte.La vicenda assume quindi una duplice importanza per l’associazione poiché l’avvocato Annamaria Mazzarri del foro di Livorno, nostra sostenitrice, ha già vinto una causa sempre per violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della famiglia, della corrispondenza ecc.) contro il Governo italiano nella Causa Scozzari-Giunta del 13 luglio 2000, sentenza che è stata pubblicata su tutte le riviste ed i libri di testo di Giurisprudenza italiani ed europei, e questa nuova vittoria contro il Governo francese la pone quale unico studio legale in Europa ad aver dimostrato la violazione di quest’articolo fondamentale contro due stati diversi.

La particolarità della sentenza non è nel dispositivo, che trae la sua decisione dalla documentazione prodotta, ma nella materia trattata, che esula da quella strettamente familiare per occuparsi del rispetto dei defunti. In questo settore mai nessuna decisione nel merito è stata presa precedentemente dalla Corte, salvo alcune sentenze di irricevibilità da parte della Commissione, organo che da un anno ha cessato la sua esistenza, ad esempio contro l’Inghilterra che non aveva permesso ad un cittadino di seppellire il coniuge in giardino, ma nessuna di queste cause era mai stata dichiarata ricevibile e fondata.

Il ricorso Pannullo-Forte ha preso avvio da una richiesta di intervento d’urgenza nei confronti dello stato francese che, a detta dei ricorrenti, tratteneva irregolarmente il cadavere della loro figlia Erika. Essi lamentavano che la figlia di 4 anni, operata per problemi al cuore in un ospedale francese, e arrivata a Parigi il 17 giugno 1996 per un banale cateterismo al fine di controllare la riuscita di una precedente operazione al cuore, era dimessa con un’errata diagnosi; ma a causa dell’aggravarsi delle condizioni, dopo solo due giorni dalle dimissioni era necessario un secondo ricovero e nello spazio di poche ore decedeva.

I genitori da soli si ritrovarono così ad affrontare una situazione molto drammatica e, dopo un’affrettata archiviazione di morte per cause naturali da parte delle preposte autorità francesi, reagirono depositando una circostanziata denuncia che fece scattare un’indagine medico-giuridica.
Il 9 luglio 1996 il prof. Lecomte, nominato dal giudice consulente tecnico d’ufficio per eseguire gli esami autoptici previsti, prelevò tutti gli organi della bambina, compreso il cervello. Il cadavere di Erika fu restituito solo il 14 febbraio 1997. Il giudice istruttore motivò la mancata restituzione del cadavere con le esigenze dell’indagine che gli stessi genitori avevano sollecitato nei confronti dei medici che l’avevano assistita.

Il deputato Burani Procaccini, attuale Presidente della Commissione per l’infanzia, per mesi cercò, attraverso interrogazioni parlamentari e dichiarazioni sui quotidiani e sulle reti televisive, di sollecitare le autorità francesi alla restituzione della salma, ma ciò fu vano sino al 12 febbraio 1997 quando, ad un ennesimo rinvio, un energico intervento delle autorità consolari italiane sollecitate dall’onorevole, il quale si sentiva coinvolto per la mancata restituzione, riuscì a far rientrare la salma della piccola Erika in Italia. Prima della tumulazione essa fu sottoposta ad ulteriore autopsia, ma a causa dell’avanzato stato di putrefazione ed in considerazione del fatto che era mancante di tutti gli organi compreso il cervello, al posto del quale era stata posta della carta, l’esame si rivelò inutile.

Il rapporto dei periti fu depositato il 29 aprile 1997. Esso concludeva dichiarando che “non vi erano stati gesti chirurgici riparatori possibili” e che non era stato rilevato nelle cure “alcun errore terapeutico”. Con lettera dell’8 settembre 1997, il sostituto procuratore informò i richiedenti dell’archiviazione del caso. A seguito dell’ analisi delle schede peritali presenti nel dossier. l’avvocato Annamaria Mazzarri ha trovato la dichiarazione del medico francese che aveva effettuato la perizia il quale dichiarava al procuratore della repubblica -il giorno 12 febbraio 1997- di aver avvisato il giudice istruttore il 9 luglio 1996 per via telefonica che tutti gli organi erano stati prelevati e che il corpo poteva essere restituito alla famiglia. Sottolineava come anche l’istituto di medicina legale si fosse lamentato perché il corpo non era stato ancora ritirato. Il giudice istruttore in quel periodo era in vacanza e il collega che lo sostituiva, dopo un ennesimo rinvio, soltanto il 12 febbraio 1997 ha provveduto alla restituzione della salma alle autorità italiane.

I genitori, valutando i documenti depositati nel dossier e le conclusioni della Corte Europea, la quale aveva dichiarato il ricorso ricevibile, hanno proposto appello contro l’archiviazione presso il tribunale francese di Nanterre dove la causa è ancora pendente ed in attesa della deposizione di un’ulteriore perizia ordinata dal nuovo giudice istruttore. Per i genitori di Erika rimangono molti interrogativi: che cosa ha spinto il giudice istruttore a ritardare il rientro della salma, soprattutto sapendo di avere l’attenzione dei politici e della stampa italiana interessata? perché la salma è stata restituita svuotata dei sui organi, che a distanza di pochi mesi dal rientro in Italia del corpo i medici in Francia volevano già distruggere? perché adesso che è stata fatta una nuova perizia gli organi non vengono traslati in Italia?

Questi quesiti sono ancora più inquietanti se si analizzano le dichiarazioni presenti nel dossier dei medici che hanno assistito la bambina, i quali si sono convinti che Erika era effettivamente affetta da polmonite non adeguatamente curata.Dello stesso avviso era stato il medico interpellato dopo che la bambina dimessa aveva continuato a vomitare fili di sangue. Quel sangue non era segno di una gastrite, come avevano sostenuto i medici dell’ospedale, ma di una polmonite che l’ha condotta al decesso.

Per i genitori a questo punto rimane un solo scopo: riuscire a dimostrare che la figlia non è morta come hanno detto i periti per uno scompenso cardiaco, ma per una polmonite non prontamente diagnosticata, nonostante vi fosse una radiografia fatta al suo arrivo all’ospedale, dove si notava un focolaio d’infezione polmonare.

Per i giudici francesi Erika era morta a causa del cattivo stato generale del cuore, per cui era già stata operata alcuni anni prima. Invece per i giudici della Suprema Corte Europea la mancata restituzione del cadavere è stato un atto di inciviltà e le attenuanti richieste dal Governo francese prive di fondamento. Ma vi sono delle parole appena accennate nella sentenza che fanno trasparire come vi sia stato anche da parte dei giudici della Corte Europea un senso di profondo stupore ed indignazione per come il giudice francese ha gestito l’istruttoria, e di grande comprensione per il dolore dei genitori

Un elogio all’avvocatessa che ha seguito quasi gratuitamente la causa proprio per il carattere umano della vicenda, ed ha ottenuto una sentenza che nei prossimi mesi avrà una vasta eco e che sicuramente farà giurisprudenza. E’ questa la grande esperienza che la Corte Europea offre ai suoi cittadini, creare una nuova legislazione generale, basata sul rispetto di regole basilari a cui stanno concorrendo i legali di tutta Europa.

Forse sapere che la morte di Erika e la sua permanenza in una cella frigorifera per oltre sette mesi non è stata del tutto vana, potrà dare sollievo ai genitori che ancora oggi continuano la loro battaglia legale nei tribunali francesi.

Ivan BERTUCCIO


L’Altra Sicilia – al servizio della Sicilia e dei Siciliani