La Triscele e il delirio di Raffaele Lombardo

L’Autonomia Siciliana e il suo Statuto, riscoperti dopo anni di violazioni, di abusi e dopo essere stati vilipendiati da una classe politica indigena che ha sempre obbedito supina ai dictat delle case madri dei partiti romani, con la conseguenza di far perdere ed impedire ai siciliani potenzialità di sviluppo, di crescita e di progresso, da qualche tempo – forse, diciamo forse, anche per le battaglie che L’Altra Sicilia ha condotto attraverso gli articoli de L’Isola e, nelle piazze siciliane ed europee, una vera e propria campagna pedagogica per risvegliare le coscienze e la conoscenza – sono finalmente arrivati alla ribalta dell’interesse prioritario dei cittadini siciliani.

E questo nuovo o rinnovato interesse dei siciliani nei confronti del loro Statuto di autonomia ha scatenato, logicamente, le mire dei politici siciliani più “sgamati” che hanno così’ capito che, cavalcando le spinte di autonomia avvertite dalla gente, avrebbero potuto aumentare il consenso e quindi poter aspirare a governare la Regione Siciliana.

L’abilità di aver saputo intercettare queste aspirazioni all’Autonomia ha quindi dato quella crescita di consenso che ha portato Lombardo, che intanto aveva anche cambiato il nome del suo partito trasformandolo da UDC addirittura in Movimento per le Autonomie, alla Presidenza della Regione Siciliana.

L’Altra Sicilia ha sempre diffidato di queste spinte autonomistiche fuori tempo ma, paradossalmente, molto tempestive. Il sospetto poi che l’autonomia professata da Lombardo fosse soltanto quella sua personale è divenuto certezza quando, con un colpo di mano degno della più’ consolidata tradizione democristiana, Lombardo ha cambiato la maggioranza uscita delle elezioni, ha imbarcato il PD, dipietristi e finiani settimini ed ha formato un sedicente governo tecnico che in realtà gli da pieni poteri e lo sottrae al controllo della coalizione.

Ma Lombardo non è stato il solo a cercare di intercettare la volontà dei siciliani. Anche Miccichè, nonostante componente del governo romano, affigge ideali autonomisti con la fondazione di un’altro partito autonomista, Forza del Sud, che va a popolare la frastagliata costellazione dei partiti autonomisti, anche i più duri e puri che poi riescono a sacrificare la loro indipendenza per il famoso piatto di lenticchie.

Ma la spinta all’ autonomia, oltre ad avere bisogno di forti basi ideologiche e convinzioni che devono poter mettere al riparo dalle adulazioni del potere, oltre ad avere bisogno di interpreti onesti e disinteressati, necessita di una simbologia identitaria che non può’ essere dimenticata tra le pagine delle norme dello Statuto. Parliamo di un simbolo dimenticato nelle spire della memoria e della mancanza di volontà, e che soltanto nel 2000 l’Altra Sicilia è riuscita a imporre, seguendo i dettati dello Statuto che ne descrive esattamente la forma e i colori, su tutti gli edifici ufficiali della Regione: la bandiera giallorossa con la triscele centrale, la Trinacria, ripetuta in tutte le bandiere storiche delle lotte per l’autonomia.

Quindi non un simbolo “machissenefrega”, ma un simbolo vero, identitario e segno di orgogliosa appartenenza ad una comunità umana che sotto quei colori si ritrova e si anima.
Una Bandiera che oggi l’MPA di Lombardo ha deciso di dover modificare e per questo ha iniziato già a raccogliere le firme. Ma perché?

Alla luce delle furbizie della politica e specialmente sentite le motivazioni dei proponenti, abbiamo capito dove intende colpire l’inconsapevole Presidente.
Pare che la Triscele sia un simbolo pagano… capite, pagano il simbolo di Federico Imperatore del sacro romano impero, ed allora la bandiera deve essere cristianizzata.
Ci vengono in mente le Crociate… i difensori del sacro sepolcro e ci raggiunge il sospetto che bisogna oggi strizzare l’occhio alla Curia palermitana, alla Chiesa, perché alla fine, alla conta di Lombardo possono mancare i voti cattolici, vista la deriva verso sinistra che l’MPA ha dovuto ultimamente prendere per soddisfare le esigenze di potere del suo Presidente.

L’Altra Sicilia si oppone fortemente a qualsiasi trasformazione si voglia portare alla bandiera nazionale giallorossa e comincia sin d’ora a una campagna tra le comunità all’estero per contrastare con decisione le mire di quanti, banalizzando la bandiera intendono minimizzare tutta la storia dell’Isola e le aspirazioni dei Siciliani alla vera Autonomia.

Ufficio Stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo