L’illusione dei buddaci


Continua la vertenza Birra Triscele benché sindacati ed azienda si siano ritrovati d’accordo, lo scorso 31 marzo, davanti all’Ufficio Provinciale del Lavoro di Messina, sul nuovo piano presentato dalla proprietà Birra Triscele, ex Birra Messina, per evitare la chiusura dello stabilimento di via Bonino, il relativo licenziamento dei 42 impiegati e poter proseguire l’attività produttiva.

Con grande enfasi i sindacati si sono detti sicuri di aver avviato le misure necessarie per la tutela dell’occupazione di quei lavoratori minacciati, più che da una effettiva crisi di produzione e di mercato del comparto birra, piuttosto – diciamo noi de L’ALTRA SICILIA – dalle intenzioni ancora poco chiare della stessa proprietà che, lasciando immaginare una mentalità saracena, mutuata da una città buddaci ormai senza storia né futuro, stravolge tutto e genera imprenditori, ma anche responsabili della politica e del lavoro improponibili, di bassa serie, molto peggio della vecchia ACR Messina, anche questa soffritta dalle presunzioni di responsabili che si sono creduti esperti “footballisti” e onnipotenti dirigenti.

La proprietà Birra Triscele infatti, ha riconfermato, sempre a parole pero’, le sue proposte per la salvaguardia dello stabilimento, ricordando che la condizione necessaria per l’avvio del nuovo piano industriale passa dalla delocalizzazione dello stabilimento dalla vecchia sede di via Bonino, in poche parole la sua vendita.

Intanto ha proceduto al blocco dell’attività produttiva ed ha chiesto di attivare la cassa integrazione straordinaria di crisi, accettata da sindacati e lavoratori per evitare i rischi di licenziamento, senza accennare al pagamento degli stipendi che i lavoratori attendono ormai già dal mese dello scorso novembre.

Intervenendo nella vertenza della birra messinese, L’ALTRA SICILIA, non più tardi di due giorni fa, aveva richiamato i messinesi ad uno scatto di orgoglio cittadino nel tentativo di salvaguardare lo stabilimento Birra Triscele , ricordando la necessità di legare il futuro della città al mantenimento di quelle attività industriali indigene, ormai ridotte nel numero e nella loro valenza, ma ancora importanti per il rilancio delle attività economiche in una città, una volta capitale, oggi preda di disordine morale e materiale.

Avevamo analizzato anche le possibilità del mercato della Birra Triscele, fermandoci a stigmatizzare la politica perseguita dall’azienda relativamente alla distribuzione e alla diffusione del prodotto ed avevamo suggerito ai responsabili dello stabilimento, un “accatta e vinni”, marketing – ormai parola di moda da cui non possiamo esimerci- studiato e capillare, consentendo e promuovendo iniziative di cui avrebbero dovuto farsi carico principalmente Comune e Provincia, ma anche l’ottimizzazione di una rete di distribuzione del prodotto efficace e al passo coi tempi e le mode.

Oggi, di fronte alle proposte sul tavolo, L’ALTRA SICILIA indica ai messinesi le sue perplessità perché ritiene che non si possa subordinare un piano serio e credibile di produzione industriale semplicemente alla vendita di una parte dello stabilimento che, se anche permettesse – nelle intenzioni della proprietà – di saldare le spettanze dei lavoratori, non potrebbe essere sicuramente sufficiente a riavviare la ripresa dell’attività produttiva.

Vendere lo stabilimento e’ ‘na parola… pur con tutte le critiche del caso, non sembra certamente una proposta di facile attuazione.Trovare poi un nuovo sito per montare macchinari nuovi e spostare quelli vecchi e provvedere poi a tutte le autorizzazioni e licenze necessarie ci sembra proposta che allunghi ancora i tempi di un’eventuale realizzazione e , tralasciando tutto il resto, intanto la cassa integrazione quanto dovrebbe durare?

Eh no! Proposte strane ‘nni parunu…. Se si trattasse invece di becera, semplice ed elementare speculazione?

Adesso la proprietà blocca le attività, poi ripartono da un’altra parte, se trovano come guadagnare sulla vendita di un grande immobile come quello storico di via Bonino.

Noi de L’ALTRA SICILIA diffidenti siamo e avanziamo un’ipotesi, senz’altro tutta da verificare: se, con la scusa di produrre birra, fossero subentrati alla Heineken con l’intenzione proprio di vendere Via Bonino dopo qualche anno? Se la motivazione fosse una speculazione edilizia che, se fatta allora avrebbe scatenato il finimondo, fatta oggi, in tempi di recessione e crisi, può’ passare come condizione necessaria al mantenimento del posto di lavoro di 42 addetti? Così’ ottengono oggi una nuova destinazione edilizia e abbandonano per sempre la produzione di Birra Triscele, ex Messina, con buona pace di memoria, occupazione e futuro della città “babba” e dei suoi “buddaci”

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo