Basta cu’ fa

La V commissione dell’Assemblea regionale siciliana, in data 6 aprile, ha deciso di presentare all’Aula, per la definitiva approvazione, il disegno di legge sulla valorizzazione e l’insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole di ogni ordine e grado.

Non ci interessa oggi entrare nei meandri del retro-pensiero di Lombardo e dei suoi amici o nelle finalità recondite dell’iniziativa, pero’ resta il fatto che oggi la commissione cultura, formazione e lavoro ha rinviato all’approvazione dell’Aula una decisione politica e culturale che noi abbiamo sempre giudicato importante per ripristinare l’orgoglio siciliano dell’appartenenza e ribadire la dignità di tutti i siciliani come popolo vero, specialmente attraverso il riconoscimento della nostra lingua siciliana.

Senza soffermarci nella sterile definizione di lingua o dialetto, senza voler fare inutile storiografia, vane differenziazioni tra scuola poetica siciliana o dolcestilnovo, quel che conta è che adesso l’Assemblea regionale si è data la possibilità di riscattare anni di gregariato, anni di sudditanza psicologica ai nord lontani, anni di servilismo che, dall’ambito politico e sociale, fatalmente hanno investito la sfera culturale e linguistica della nostra oltraggiata Isola/Continente.

Un popolo ed una terra con la sua lingua specifica che sembra oggi cominciare a vedere la fine del tunnel in cui malapolitica e servilismo li avevano cacciati, l’inizio, ci auguriamo, di una rinascita civile e culturale di una comunità umana che riacquista così coscienza del valore delle sue origini, della sua storia e della sua lingua.

L’ALTRA SICILIA ringrazia per questo le associazioni che da anni, nell’ombra e tra l’indifferenza delle istituzioni, hanno sempre operato per mantenere viva una tradizione culturale che molti volevano già seppellita sotto i modernismi e i neologismi di una società ormai telematica, schiava di modelli societari e linguistici lontani anni luce dai riferimenti culturali dell’Isola.

Oggi non vogliamo neanche farci sfiorare dal sospetto di strumentalizzazione e manipolazione che potrebbe insinuarsi, ben conoscendo la classe politica isolana e a ben guardare i motivi e i tempi dell’iniziativa. Ma tant”é .

Resta il fatto che l’ARS si trova davanti ad un momento topico per sottolineare la specificità della sicilianità, e lo fa dopo gli schiaffi ricevuti dallo stato centrale che ancora non è stato capace, né appare intenzionato a riconoscere il siciliano come lingua, unica regione a statuto speciale che soffre di questa grave mancanza di rispetto da parte delle autorità centrali.

E lo fa oggi finalmente anche a livello politico, da tempo tenuto scientemente lontano dalle tematiche identitarie e assente dal dibattito etnico e sociale, nonostante l’esistenza a livello culturale di una fiorente attività che ruota intorno alla lingua siciliana.

Non dimentichiamoci che neanche a livello europeo le nostre autorità centrali sembrano aver particolarmente brillato per sollecitudine e premura verso la lingua siciliana, se è vero com’è vero che la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie – nata dalla constatazione che in vari paesi dell’Unione europea vivono popolazioni autoctone che parlano una lingua diversa da quella della maggioranza della popolazione del loro stato di appartenenza – seppur inizialmente firmata da 33 Stati europei non è pero’ stata ratificata da almeno 9, tra i quali l’Italia.

Si è perciò gettato un primo tassello nel piano di ricostruzione identitaria dell’animo siciliano. Certo sbaglieremmo se pensassimo che tutto possa avvenire solo grazie ad un decreto legge regionale, senza le opportune misure di accompagnamento che l’iniziativa deve sottendere.

Da parte nostra ricordiamo il nostro impegno, non certo dell’ultima ora, nella battaglia per il riconoscimento da parte della Regione del siciliano come lingua ufficiale e il piano indicativo di lavoro che va dalla richiesta dell’insegnamento del siciliano già dalle scuole elementari alla creazione di cattedre universitarie di lingua e letteratura siciliana; dall’istituzione di una commissione regionale per la definizione della grammatica siciliana all’utilizzo del siciliano negli atti dell’amministrazione pubblica; dalle misure di sostegno al teatro, letteratura, cultura e giornali alla creazione di un canale televisivo in lingua siciliana e di una toponomastica cittadina e regionale in siciliano.

Come la società tradizionale anche la lingua siciliana non potrà permettersi il lusso della nostalgia. La sua possibilità di sopravvivenza sarà direttamente proporzionale alla capacità che saprà dimostrare per adeguarsi al mondo che evolve ed alle esigenze in continuo mutamento della società contemporanea.

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo