Raffaele Lombardo al capolinea? L’Altra Sicilia l’ha previsto già nel 2008

Ma allura chì fa? “Un cancia nenti?” Questa la prima considerazione del Movimento L’Altra Sicilia Antudo gà nel 2008. Una considerazione che esprimeva con consapevolezza che Lombardo era un bluff politico e che per la Sicilia e i siciliani non cambiava nulla.

Allora, la cronaca delle prime settimane di un governo “autonomista” dopo 50 anni di digiuno sono state:


– estenuanti manovre spartitorie tra i partiti di governo;

– incendi nei boschi siciliani;

– manifestazioni di precari;

– morti bianche in Sicilia;

– diritti statutari siciliani regolarmente calpestati dal governo italiano;

– di applicazione del nostro federalismo fiscale statutario o di provvedimenti incisivi, di svolta, neanche l’ombra…

Eppure, pur non convinti, una certa apertura di credito fu data a Lombardo a cui non si addossava totalmente la colpa per le manovre del momento e del fatto che: ancora si sta pruvannu ‘a seggia…

E comunque, dichiarandosi impazienti ed inquietati, L’Altra Sicilia mise nero su bianco quanto di sbagliato stava iniziando a fare (?) Lombardo.

“Il commissariamento di Siculiana non spetta al Governo nazionale, e semmai, anche qui con la partecipazione del nostro Presidente (che non c’è stata).

La Robin Tax (il cui effetto è assai dubbio, ma facciamo finta che funzioni) tassa, fra l’altro, i sovrapprofitti di compagnie petrolifere, banche e assicurazioni. Una parte considerevole di questi profitti sono prodotti in Sicilia (più della metà dei prodotti energetici nazionali e un buon 10 % dei profitti bancari e assicurativi) e quelli (36 Stat.) Tremonti non potrebbe tassarli ovvero (37 stat.) dovrebbe devolverne il gettito alla Regione Siciliana. Si tratta almeno, almeno, di un quarto del gettito previsto, cioè di circa mezzo miliardo l’anno. Cù’ ci ‘a porta sta nutizia â casa?

Non c’è niente da fare. Tremonti si deve studiare il nostro Statuto. E se scopre che l’Italia ruba miliardi e miliardi l’anno alla Sicilia? Niente! I Siciliani non lo sanno e quelli che si informano a mezzo internet sono pochi…

Che farà Lombardo di fronte a queste contraddizioni? Non vorremmo essere nei suoi panni”.

Già cosa farà. Non ha fatto nulla se non flebilmente protestare, lui, compagno di viaggio di Berlusconi ora abbandonato per Fini, Casini e Rutelli.

Si scrisse allora, “per intraprendere riforme coraggiose che cambino la vita per i Siciliani ci vorrebbe l’applicazione dello Statuto e prima di ogni altra cosa il ripristino dell’Alta Corte. A che punto siamo? A zero, e chissà per quanto…

Il vero fatto è che stanno venendo al pettine le contraddizioni del “lombardismo”, e siamo nel 2008:

– alleanza strutturale con il PDL (partito semi-autoritario finalizzato a tutelare gli interessi di una famiglia italiana sola) e con la Lega (partito anti-meridionale per eccellenza);

– debolezza nel Parlamento romano in quanto la maggioranza non dipende dall’MPA;

– confusione indebita tra questione meridionale e questione siciliana che invece hanno bisogno di ricette istituzionali ed economiche distinte, dovuta alla diffusione del suo partito “al di qua” e “al di là” del Faro;

– troppa dipendenza dal voto clientelare laddove solo con un forte voto identitario (tipo Lega) un movimento sicilianista o meridionalista potrebbe realmente alzare la voce senza temere che una parte della propria classe politica domani faccia le valigie e si metta sotto la protezione di Arcore o persino dell’incerta UDC;

– battaglia antisiciliana per il “ponte” che realmente divide il fronte autenticamente sicilianista (è di pochi giorni fa la “barzelletta” di Micciché che la Regione avrebbe 2 miliardi per avviarne le spese, quindi…a spese nostre e di tutte le altre necessità dell’isola); ma intanto si è messo in un cul de sac perché ne ha fatto sin troppo una bandiera, quando oggettivamente il malcontento siciliano andava indirizzato altrove.

– dipendenza dalle quinte colonne del PDL (a parole tutti sfegatati autonomisti) anche per il governo regionale e per le amministrazioni locali; dipendenza che paralizza ogni buona volontà.

L’Altra Sicilia – Antudo, conclude allora con la considerazione che “se il Popolo Siciliano lo si potesse informare meglio la soluzione sarebbe una sola: lottare ormai apertamente per l’indipendenza, dall’Italia, ma anche da questa Europa delle banche, e negoziare con queste potenze coloniali compromessi seri che non ledano l’obiettivo di lungo termine. Dentro l’Italia e dentro l’Europa noi siamo sempre vittime sacrificali di interessi altrui, non c’è niente da fare.

Ma siamo realisti. Ad oggi queste condizioni non ci sono. E non è pensabile neanche per scherzo che Lombardo si possa mettere su questa strada. Ma se non porta a casa proprio niente di concreto, neanche l’impegno ad una progressiva attuazione dello Statuto nella legislatura e di una “liberazione” della nostra politica fiscale secondo l’Art. 36 (che attirerebbe investimenti da ogni parte del mondo) allora che ci sta a fare?

Batta un colpo! Si faccia sentire! Non possiamo ascoltare sempre di provvedimenti tampone per la sanità, o di altre dichiarazioni estemporanee che poteva fare un Cuffaro qualunque. Batta un colpo o la sua esperienza è al capolinea”.

L’Altra Sicilia – Antudo aveva visto giusto nel 2008, Lombardo si è dimostrato per quello che è, un politico siciliano con chiara e marcata origine democristiana al quale ideale (?) si collega sempre per dominare il potere.

Allora, cioè nel 2008, si disse che non c’erano le condizioni per una battaglia, democratica e civile, dei siciliani per la dignità, per l’orgoglio, per l’autodeterminazione.

Dopo la Tunisia, l’Egitto, la Siria, lo Yemen, e per certi aspetti anche la rivolta delle donne in Arabia Saudita, siamo dell’avviso che oggi ci sono tutte le condizioni per iniziare la grande battaglia per la rinascita siciliana.

Non con la violenza, ma con convinte e continue manifestazioni popolari. I siciliani devono scuotersi dal torpore in cui li ha cacciato una politica nazionalista e colonialista attuata con certosina precisione utilizzando lo strumento dell’assistenzialismo e dello sfruttamento del territorio.

Michele Santoro

Osservatorio Sicilia