Le disfunzioni del voto all’estero

Nella confusione politica di questa estate, anomala dal punto di vista meteorologico ma in linea con i dettati della crisi finanziaria che ha ridotto i consumi e di conseguenza costretto i cittadini ad operare un taglio deciso alla programmazione delle loro vacanze, sia quelle esotiche sia quelle nei luoghi più suggestivi (tanti e solo per intenditori) della nostra isola, il provvedimento legislativo presentato dal leghista Calderoli ha attirato tutta la nostra attenzione.

Non che non ci fosse altro su cui portare la nostra attenzione, purtroppo l’attualità sarebbe sempre ricca di spunti , ma il tentativo della casta di adeguarsi alle richieste della gente fingendo di fare effettivamente parte di un tutt’uno, relativamente ad un piano di austerità che non colpisca sempre e comunque le fasce più deboli ( ormai salite al 59% della popolazione) ci è apparso subito troppo speculare alle chiacchiere, timido, ritardato e sfacciatamente demagogico.

Certo i Soloni dei partiti avranno allertato le antenne sul pericolo dei forconi e , sempre attenti a captare l’aria che tira, hanno optato per una bozza legislativa che potesse servire almeno a distrarre l’attenzione dalle manovre sempre più sfacciate che presidenza di camera e senato hanno avviato per evitare che i tagli previsti possano toccare anche la casta che presiedono. Ma no, i cittadini non si distraggono , osservano e (si spera) capiscano.

Invece di dare avvio alle misure già previste e sbandierate urbi et orbi in campagna elettorale, Calderoli si avvita sulla riduzione dei parlamentari senza pensare invece a ridurre, da subito, i loro emolumenti. E dire che il governo avrebbe già sottomano una misura che servirebbe a recuperare di primo acchitto milioni di euro oltre che a togliere malcostume politico, ormai una vera e propria pandemia della politica: le 110 Province inutili con addetti e suddetti , consiglieri, impiegati, auto blu, guarentigie, privilegi, sperperi e doppioni di competenze rispetto a comuni e regioni.

Anche se tutto é opinabile, perché una riforma dello stato deve essere fatta da una parte politica in sospetto di prevaricazione? perché bisognerebbe ricorrere ad una legge costituzionale per subordinare gli stipendi alle presenze? E che, dovremmo dedurne che non vadano nemmeno a “lavorare” e per farlo debbano essere precettati? perché non intervengono Schifani l’ingileppato o il condomino Fini, senza bisogno di taratantara?

Una cosa pero’ Calderoli sembra proprio averla azzeccata riguardo l’abolizione di un’iniquità: quella legge che di fatto ha sancito la sudditanza delle comunità emigrate all’estero che di fatto, come minus abens, hanno avuto bisogno di una tutela di legge per essere definitivamente consacrate come comunità di serie B: il voto all’estero.
Una legge confusa e confusionaria, figlia della prosopopea di un confuso signore, diventato ministro a cui, uno stuolo di leccapiedi aveva fatto credere l’incredibile.
Con i soldoni di un comitato finanziato dal MSI prima e poi da AN e dal governo dopo, una schiera di affaristi si era stretta attorno a questo vecchio signore e lo aveva portato in giro per i continenti facendogli credere che tutti accorrevano per vedere lui e per omaggiare proprio lui.

Come nella favola di La Fontaine, “Tout flatteur vit aux depens de celui qui l’ecoute” ed allora , dopo avergli fatto credere che le comunità all’estero avrebbero riconosciuto la sua straordinaria opera in loro favore, gli hanno fatto presentare una legge, approvata più per quieto vivere che per vera convinzione, attraverso la quale le comunità all’estero avrebbero scelto e poi delegato la loro rappresentanza a candidati pescati tra le stesse comunità estere.

In tutto questo le comunità all’estero, le loro esigenze e le loro aspettative c’entravano ben poco; interessava piuttosto dare la possibilità di far diventare deputati i collaboratori dei soliti noti assoldati da un capomanipolo come Alemanno che già aveva visto la possibilità di impadronirsi del giocattolo CTIM, certo già rotto, ma ancora in odore di finanziamenti e possibilità elettorali.

Adesso questo rompiscatole di Calderoli intende eliminare quella legge che tra l’altro ha fatto gente felice , come Di Biagio il croato, o infelice, come Di Girolamo di ….Regina Coeli, ma ha creato tanti dubbi e tanti imbrogli.

Incominciando dall’invio delle buste e dal loro recapito come posta ordinaria sottoposta a qualsiasi prelazione a guisa dei depliant pubblicitari, poi dallo spoglio di queste buste o di quelle arrivate agli uffici circoscrizionali, molte di colore diverso da quelle inviate dai consolati, quindi dalla compravendita avviate tra quelle comunità all’estero che avrebbero dovuto approfittare proprio di questo inciucio legislativo per farsi rappresentare in Parlamento da gente che conosceva le problematiche legate al vivere all’estero!.

Ma chi? Di Girolamo che aveva preso la residenza in Belgio 12 giorni prima della tenuta delle elezioni o quello a cui hanno trovato una residenza temporanea in Croazia ?E se i voti recuperati da Mokbel e dalla ‘ndrangheta calabrese in Germania e in Svizzera per Di Girolamo al Senato sono risultati frutto di un voto di scambio, tanto da averne determinato l’incriminazione e la condanna, è azzardato chiedersi con chi era collegato De Girolamo alla camera e immaginare che quei voti macchiati di criminalità e malaffare siano gli stessi che hanno consentito al collegato nelle liste della Camera di diventare deputato?

A questo il giudice non ha ancora risposto, preferendo seppellire tra le scartoffie inevase della giunte per le elezioni presieduta da Follini le autorizzazioni a procedere contro altri rappresentanti illegalmente eletti all’estero. Un’ulteriore dimostrazione della nullità di una legge voluta soltanto per sistemare gli amici degli amici, altro che interessi delle comunità all’estero….

Così caro Calderoli, antipaticamente gli chiediamo di perseverare con la proposta di soppressione di questa legge del voto all’estero , certo non per poca stima nei confronti delle nostre comunità all’estero ma per ristabilire legalità e riportare nel campo del diritto e della legalità proprio queste comunità cadute nelle mani di faccendieri senza scrupoli e punite dal sistema del divide et impera ancora in auge tra la nostra classe politica divenuta ormai “Casta”.

Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia – Antudo