«L’ALTRA SICILIA» si domanda: perche’ un ponte sullo stretto?

Bruxelles, 8 settembre 1999

In questi giorni abbiamo letto sulla stampa nazionale e regionale numerosi articoli sulla costruzione del Ponte sullo Stretto.

Riportavano dichiarazioni come: “una svolta decisiva”, da una nota del ministro dei LLPP, oppure: “potrebbe essere una bella avventura”, dichiarazione di P.L. Cesari, amministratore delegato della società Autostrade, ma uno in particolare ha attirato la nostra attenzione.

Pubblicato il 17 agosto dalla Gazzetta del Sud, con il pomposo titolo “Passi avanti per il ponte sullo stretto” a firma di Aurelio Misiti, ci informa del recente Decreto Interministeriale relativo alla scelta degli “advisor”, ricordandoci che per “advisor” si intende l’Ente specializzato*e tutti noi sappiamo cos’è un Ente.

L’articolo non apporta nulla di nuovo alla problematica sul Ponte raggiunge peraltro lo scopo di riaprire la discussione. Secondo lo scrivente, i sostenitori del ponte sarebbero numerosissimi e gli oppositori pochi ma tesi soprattutto a creare un clima sfavorevole alla realizzazione dell’opera.

Ma la sorpresa è alla fine dell’articolo, quando si legge che ” l’ASCE (American Society Civil Engineering) dedicherà al ponte di Messina una sessione del proprio Congresso, che si terrà a Seattle nel mese di ottobre del 2000″ affidando la presidenza dell’intera sessione e la stesura della relazione principale allo stesso Aurelio Misiti.
“On est jamais mieux servi que par soi même” *. a buon intenditore *.. !

“L’ALTRA SICILIA” denunciando la facile demagogia portata avanti dalle autorità circa la possibilità di autofinanziamento cui accenna lo stesso Misiti nell’articolo, prende l’occasione per intervenire in una tematica che appare ben lungi dal creare unanimità: quella della costruzione di un’opera fissa per l’attraversamento dello Stretto, e ancora una volta ricorda il travagliato iter che ormai prosegue da oltre 30 anni e che ha portato soltanto alla costituzione di società specializzate nel promuovere gli studi di fattibilità, raggiungendo il solo scopo di sperperare il danaro del contribuente e aggiungere alla sfiducia nelle istituzioni anche la sfiducia nel progetto.

A suo tempo la Fondazione aveva denunciato I’alto costo raggiunto dai preventivi per la costruzione di un’ennesima cattedrale nel deserto che non riesce a convincere neanche i messinesi o i reggini, diretti interessati alla realizzazione;

Oggi La Fondazione manifesta le sue preoccupazioni sulle future possibili ricadute della costruzione di un ponte, convinta che la fase occupazionale si esaurirà nello spazio degli anni occorrenti alla costruzione del ponte e, alla fine, se non si saranno approntati seri progetti di sviluppo, lascerà senza più difese e lavoro migliaia di lavoratori e le loro famiglie;

La Fondazione è evidentemmente interessata a tutte le iniziative che tendono al benessere dell’Isola, ma tiene a ricordare:

– che la sicilianità è una dimensione dell’essere, uno stato della mente, un modo di vivere e pensare, una caratteristica dell’essere Isola, e difficilmente potrà accordarsi con i piloni di acciaio che legheranno I’isola alla terra ferma. Potrà accordarsi soltanto se saranno risanate le dimenticanze colpevoli dei governi nei confronti del meridione;

– che I’intervento dei privati, tanto auspicato, servirà a costruire un’inutile opera faraonica in un deserto di infrastrutture fatiscenti e mai realizzate. Altro che dieci anni ci vorrebbero per portare allo sviluppo del meridione!.

-che la classe dirigente da quando esiste lo Statuto autonomo della Sicilia, non ha fatto che svendere le ricchezze del sottosuolo, sfigurare la geografia costiera, favorire I’ installazione di industrie petrolchimiche, incrementare la cementificazione invece di mettere in attuazione quello Statuto Siciliano – vera occasione per rendere sviluppo e pogresso – in definitiva ha svenduto alle multinazionali la TERRA, ma anche l’IDENTITÀ e la DIGNITÀ dei SICILIANI.

I Siciliani, come del resto i Calabresi, pagheranno in prima persona il costo della realizzazione di un ponte che porterà sulle rive dello stretto treni e trasporti gommati provenienti da una rete autostradale priva dei minimi standard di sicurezza: non funzionano le colonnine di salvataggio, il manto stradale è in condizioni pietose, la segnaletica inesistente, il pericolo in agguato ad ogni curva. I treni poi viaggiano a scartamento ridotto, un solo binario da Salerno a Reggio Calabria. Servizi ferroviari fatti con carrozze che nei paesi civili sono in disuso da almeno 20 anni, con i 200 km di distanza tra Messina e Palermo compiuti in più di 4 ore e in due ore per coprire i 70 Km tra Catania e Caltagirone per non parlare poi del collegamento Palermo-Trapani.

“L’ALTRA SICILIA già insorta contro la immonda proposta di Sicilia Mondo proposta poi reiterata dall ex presidente della Regione siciliana, on. Giuseppe Drago che, presi dal delirio della mondializzazione, avevano proposto la partecipazione azionaria dei Siciliani all’estero per la costruzione del Ponte era arrivata ad una conclusione piuttosto amara per i numerosissimi sostenitori della Cattedrale Ponte. La Sicilia, Isola ma anche Arcipelago, non ha bisogno di ponti, ha bisogno solo di sfruttare le sue strade naturali: porti e aeroporti.

Che ci dimostrino piuttosto che la politica non è mafia dotando le nostre province di aeroporti necessari e facendo funzionare I pochissimi esistenti, come é il caso di Trapani-Birgi, o quello di Messina che, vergognosamente è chiamato dello Stretto e sorge a Reggio Calabria.

Non risponde a verità poi la tesi secondo cui da quest’opera trarrebbe vantaggio lo sviluppo del settore turistico. La relazione ministeriale, dati alla mano, dimostra infatti che tale crescita si è già largamente realizzata sia in Calabria, sia in Sicilia in misura assai ampia negli ultimi anni ed in misura di gran lunga superiore all’incremento medio verificatosi nell’intero Mezzogiorno, dove I’indice di crescita é stato del 4 per cento, un incremento superiore anche all’indice medio dell’intero Paese, non lasciando più margini di miglioramento.
La trentennale disputa sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al di là del suo costo elevatissimo, basa poi la propria attendibilità su una concezione che tende a ridurre il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo e a sottolineare l’incapacità dei siciliani di essere soggetti attivi e protagonisti del proprio sviluppo.

Se le classi dirigenti siciliane fossero state più autonome rispetto alle segreterie nazionali dei partiti, la necessità di creare un legame fisico con il Continente (e rinunciare quindi alla propria naturale insularità) non sarebbe mai emersa.

Se il territorio, gli interessi economico-produttivi e la cultura siciliana fossero stati più integrati, la spinta ossessiva di alcune zone e comunità dell’Isola a volersi legare col restante territorio nazionale sarebbe stata sicuramente meno evidente.Si è invece sviluppato un maggiore sentire autonomistico ed un territorio meno servito da infrastrutture civili e meno strutturato nell’apparato economico produttivo, oltre che meno evoluto nella sua sfera culturale.

Volere insistere ancora oggi – alla luce delle risultanze emerse dalla relazione ministeriale – sull’opportunità di realizzare il Ponte sullo Stretto, sprecando soltanto altro denaro pubblico in pretestuose verifiche ed approfondimenti, ci sembra autolesionistico.

Il Ponte sullo Stretto rappresenta poi l’ennesimo tentativo di imporre al sistema dei trasporti in Sicilia una configurazione unidirezionale, con l’aggravante ideologica – oltre all’impatto ambientale ed all’offesa paesaggistica – d’incentivare oltremisura lo sviluppo dei mezzi di trasporto su gomma, proprio quando universalmente si tenta di ridurne la funzione e la crescita.

Il documento ministeriale dimostra che l’utilità strategica del Ponte è, almeno, discutibile; che la sua convenienza economica non è certa; che la copertura finanziaria dell’opera dovrà essere maggioritariamente pubblica, perché, se così non fosse, il costo dei pedaggi sarebbe più elevato delle attuali tariffe di traghettamento.

Perchè allora il Ponte?

La Fondazione ricorda che i Siciliani residenti all’estero hanno dimostrato e dimostrano amore sviscerato per l’Isola lontana, e lo dimostrano sobbarcandosi viaggi interminabili, costosissimi e faticosissimi per trascorrere le ferie nel proprio paese, ma aggiungere il danno alla beffa: NO!
La pazienza ha sempre un limite.

Abbiamo sofferto, continuiamo a soffrire, pagheremmo tanto per quel viaggio sul traghetto, parentesi d’amore nel cammino che ci ricongiunge al paese lontano, ma “cornuti e mazziati” …NO e poi NO!

L’ALTRA SICILIA rivolge pertanto un appello a tutti quei siciliani che come noi vedono nella costruzione del ponte Io sconvolgimento totale di questa nostra solare e amata Isola, invitandoli a manifestarsi presso la nostra sede a Bruxelles: Tel/Fax: 0032.(0)2.217.48.31, posta elettronica: ” fpcatania@yahoo.it ” e nello stesso tempo si rivolge alle autorità siciliane e nazionali chiedendo loro che, per almeno una volta, si tenga conto della volontà popolare chiamando le due comunità interessate, quella siciliana e quella calabrese, ad esprimersi tramite referendum come richiesto da tempo dalla nostra fondazione.

“L’ALTRA SICILIA spera infine che i mezzi di informazione audiovisivi e la stampa nazionale diano la parola anche a tutte quelle associazioni che, militando contro la costruzione del ponte, non hanno la possibilità di fare sentire le proprie ragioni.

L’ALTRA SICILIA – al servizio della Sicilia e dei Siciliani