Legge di stabilità come attentato all’Autonomia Siciliana

Esordiamo dicendo che siamo stati sempre convinti che le elezioni, pur con tutti i doverosi distinguo – sistema elettorale, listini e nominati- abbiano legittimato un partito a governare il paese.

Ci siamo perciò affidati ad un governo eletto dai cittadini, che avrebbe dovuto dimostrare la sua capacità di affrontare i momenti di crisi (anche per dare soddisfazione a chi gli ha dato fiducia) forte della preparazione e della perizia che dovrebbero essere dote indispensabile di chi è chiamato ad assumere la responsabilità della guida politica della cosa pubblica. E questa, ahimè, è rimasta l’ipotesi di scuola.

In effetti pero’ la situazione si è capovolta ed è cambiata quando si è capito che con questo governo, speculare alla classe politica esistente, preda di un fumo orgiastico e attenta alla ricerca spasmodica di prebende, soldi e guarentigie, non si sarebbe potuta prospettare alcuna soluzione idonea, non dico per uscire dalla crisi, ma almeno per affrontarla scientemente e qualche con possibilità di successo.

E’ stato così che il comunista del Colle (ndr. l’articolo dell’Unità del ’56 sull’intervento dei carri-armati sovietici a Praga, mai emendato), sempre in attesa dell’ occasione propizia, ha operato quello che una volta si chiamava ribaltone, oggi ufficiale e condiviso anche dai “ribaltonati”, ed ha operato una serie di manovre, al limite delle sue competenze forse, che alla fine ha messo da parte i politici legittimati dal suffragio ottenuto, ed ha piazzato l’uomo Bildenberg, un tedioso tecnocrate, nominato in più senatore a vita ( ma quali sono i criteri ?) alla guida di un esecutivo farcito, nell’ordine delle cose, di oscuri professori di scuola, a cui ancora oggi non pare vero di essere assurti ad autorità nazionali.

Questo governo senza legittimità democratica né politica, che si è voluto tecnico per curare l’ordinaria amministrazione e fare le riforme che il pdl non è stato capace di fare per affrontare la crisi economica del Paese, complice un Parlamento ignavo e incapace di opporsi alla pur minima manovra governativa che penalizzasse il cittadino nell’ottica di un risanamento – che invece non poteva neanche iniziarsi senza tagliare i costi della politica, delle istituzioni, gli sperperi della Casta (oggi ben evidenti) – ha cominciato ad agire come un organo eletto e legittimato e oggi sta facendo più danni nei rimedi prospettati che nelle prospettive della crisi stessa.

Di notte e cambiando il nome, ma non l’essenza delle cose, il CdM ha deciso una serie di manovre economiche, una vera e propria manovra finanziaria bis celata come legge di stabilità che aggiunge al danno ai cittadini anche la beffa. Senza fermarci ad analizzare criteri economici che non saremmo in misura di discutere, notiamo pero’ che molte misure , sbandierate come manovre in favore del cittadino, alla fine si rivolgono come un boomerang contro il cittadino stesso.

L’abbassamento di un punto delle prime due aliquote dell’Irpef, che scendono dal 23 al 22% e dal 27 al 26%, viene sbandierata come manovra fatta per la gente comune ma, configurando, da subito, un aumento dell’Iva di 1 punto, in realtà è servita ad alleggerire la tassazione dei redditi, si’ ( di chi ce li ha pero’) ed ad aumentare quella sui consumi, quindi su tutti i cittadini, nessuna fascia esclusa, con buona pace della Cgil che pur aveva minacciato lo sciopero generale.

In pratica, quindi il signor Monti, i 5 miliardi di risparmio dovuto al taglio dell’Irpef lo fa annullare largamente dall’incremento dell’Iva che farà modificare i prezzi e farà passare l’inflazione dal =1,8% al 2,2% riducendo il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie.

Oggi Monti gongola soddisfatto della disciplina di bilancio così’ regolata, nella cieca osservanza dei diktat dell’Unione europea (leggi Merkel) e nell’assenza assoluta di contraddittorio parlamentare , che non esiste perché non c’é più’ maggioranza o opposizione, ma solo una rincorsa al carro, presumibilmente vincente,per salvarsi la cadrega, alla faccia del popolo bue.

Sembrano molte le misure di risparmio previste in vari settori, dalla sanità alle regioni al pubblico impiego, alla pubblica amministrazione, misure pero’ che, stranamente non si attaccano ai costi della politica né ai rimborsi e alla guarentigie che i ministri ed i deputati ricevono per la loro alta applicazione ad affamare la gente. Tutte novità per stabilizzare i semplici cittadini ma che non toccano mai né le banche né il palazzo della politica ma gravano pesantemente sui cittadini che il salario, per chi ce l’ha, lo vedono svanire già nella prima settimana del mese.

Un esempio poi della volontà di favorire i cittadini ci sembra proprio l’operazione “lampioni spenti”: risparmio energetico che si otterrebbe attraverso lo spegnimento dell’illuminazione o il suo affievolimento … della serie strade sicure.

Leggiamo che l’input a questa manovra è venuto da un’associazione ambientalista padana, Cieli bui, la stessa che accuso’ L’ALTRA SICILIA, alla fine degli anni ’90, di inquinamento ambientale sullo Stretto perché ci eravamo permessi di lanciare l’operazione “1000 lire per una lampadina”. Avevamo identificato nel Pilone di Torre Faro a Messina, in procinto di venire abbattuto, la fine ideale di un cammino che dal nord lontano porta noi, figli della Diaspora, nella terra impareggiabile e nell’entroterra siciliano. Questo stretto come strada del cuore, quindi la necessità di non abbattere quella costruzione, ma di illuminarla con i proventi della campagna.

Oggi diciamo che fu un successo, ma resta l’amarezza di una denuncia da parte di un’associazione ambientalista che si chiamava Dark Sky, proprio cielo buio, certo ben abituata alle campagne inquinate della pianura padana, ai veleni di un fiume che ogni giorno si riempie di limacciosi rifiuti industriali e quindi “autorizzata” ad intervenire in un contesto magico come lo Stretto delle falene,dei luntri e dei pesciluna.

Così Cielo buio oggi suggerisce di spegnere le luci delle nostre città, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di sicurezza, alla luce (questo si’) della recrudescenza di furti, rapine, stupri e violenze che abitano le pagine delle cronache cittadine.

Altre misure previste toccano la sanità. Certo che il nostro sistema nazionale sanitario non sembra proprio inappuntabile, ma colpirlo con i tagli alla sanità di 1 miliardo oggi equivale non a colpire la casta, che il medico possibilmente se lo paga da sola, ma colpirà sempre i cittadini più’ svantaggiati come gli anziani,i pensionati,le casalinghe,gli statali – a cui si impedisce ogni possibilità di aumento in busta paga e poi se ne detassano gli “impossibili” straordinari – e i disabili, per i quali si assiste alla somma vergogna della riduzione ad solo1 giorno e mezzo, degli originari tre di permesso , concessi per l’assistenza , udite bene, non più’ dell’anziano padre o del parente bisognevole , ma solamente dei figli o del coniuge. Vergogna, signor Monti !.

Come Siciliani siamo poi particolarmente bersagliati dalle misure previste in ambito regionale. Un pericolo che abbiamo paventato da tempo e che oggi potrebbe divenire certezza per la nostra Autonomia pattizia, se effettivamente il legislatore statale oggi operasse a prescindere dal processo di revisione costituzionale che regola ogni riforma dello Statuto speciale e avocasse a se competenze regionali specifiche come le finanze pubbliche, bilanci e sistema tributario, ma anche l’intera materia dei rapporti internazionali e comunitari, il sistema dei trasporti, i porti marittimi, gli aeroporti civili, le comunicazioni, la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia, senza escludere poi che è previsto che lo stato possa intervenire per legge in materie altre che quelle espressamente enunciate.

A tutela della nostra Autonomia resta pero’ che nessuna delle modifiche proposte potrebbe essere adottata senza percorrere le procedure rafforzate previste per le modifiche costituzionali, un iter, quello della riforma costituzionale, particolarmente impegnativo, ma senza alcuna alternativa possibile.

In assenza di veri difensori dello Statuto, non ci resta ora che incrociare le dita. Se questo è l’inizio di una nuova era Monti, si annunziano brutti tempi per la democrazia e non solo per la Sicilia. La Sicilia ha invece bisogno, come l’Italia, ma anche più, di libertà. Noi non possiamo che lottare per l’Indipendenza, se tutto quello che si annunzia verrà effettivamente approvato. Lottare per una Sicilia indipendente, fuori dall’Italia e dall’Unione europea, come una Svizzera in mezzo al mediterraneo. E se a qualcuno non piacesse l’idea rimanga pure schiavo delle lobby finanziarie e delle logge massoniche che governano l’Europa, che guidano Monti e che riducono i popoli in miseria e schiavitù.

eugenio preta