Attuazione Art.37: reazioni, perplessità, rilanci

E’ un annuncio che ha fatto parlare, commentare discutere. Soprattutto per quanto riguarda le cifre, che sono incredibilmente divaricate tra aspettative di alcuni mesi fa e stime più recenti. Si tratta dell’attuazione dell’art. 37 dello Statuto siciliano che secondo stime di qualche tempo fa, annunciate anche da Linksicilia in diversi articoli, ammontano a 9-10 miliardi di euro l’anno. Invece, una volta ottenuto il via libera dal governo nazionale, come annunciato in pompa magna da Crocetta e dall’assessore Bianchi, sembra si ridurrebbero a 250 milioni di euro, o addirittura solo 50 milioni.

Dov’è l’”inghippo”? Il nostro giornale ha manifestato perplessità su questo balletto delle cifre. Va dunque atteso il decreto attuativo per capire meglio di cosa si tratta. Infatti, nel conteggio del “dare e avere” tra Stato e Regione potrebbero rientrare i fondi FAS, teoricamente già di diritto ad appannaggio dalla Regione. E forse rientrerebbe anche altro.

Nel frattempo si registrano nuovi commenti e posizioni sulla notizia, che pure è dirompente. In effetti, la questione dell’attuazione dell’Art. 37 e di altre parti dello Statuto a oggi disattese (come l’Alta Corte) e su una riforma in senso più autonomista è fondamentale per il rilancio economico della Sicilia e il risanamento di un bilancio che ne ha proprio bisogno. Anche l’utilizzo di eventuali nuove risorse tiene banco, visto che in tempi di ristrettezze sono tanti i settori che richiedono interventi finanziari di sostegno e rilancio. Per giunta siamo in una fase in cui il Bilancio della Regione Siciliana è in discussione insieme a varie leggi di riforma.

Michele Cimino, deputato regionale ex-assessore alla Presidenza e poi al Bilancio (ed ex compagno di viaggio di Micciché in Grande Sud), oggi nella maggioranza-Crocetta con il suo movimento “Voce Siciliana”, commenta la notizia della tanto attesa attuazione dell’Art. 37, rilanciando: “Le imprese che operano in Sicilia sebbene abbiano sede legale fuori dalla Regione, devono pagare le loro imposte in Sicilia. E’ finalmente un risultato storico che perseguo da anni. Merito del Presidente Crocetta. Adesso non bisogna fermarsi. Si deve cassare la parte dell’art. 36 (dello Statuto dell’Autonomia Siciliana) dove recita “le imposte di produzione sono riservate allo Stato”. Ossia cancellare la truffa che fu deliberatamente fatta ai siciliani. Oggi posso dire con orgoglio che vinceremo anche questa sfida”.

Aldilà delle cifre sull’art. 37, l’abolizione di una parte dell’Art. 36 aumenterebbe il flusso di cassa ad appannaggio della regione anziché dello Stato. Come da noi scritto in una recente intervista, secondo Cimino si tratterrebbe di altri 8 miliardi di euro. Una cifra ragguardevole e che comunque sarebbe molto più alta degli eventuali 50 o 250 milioni di euro riguardanti le ultime stime sull’Art. 37. Cimino vorrebbe utilizzare il flusso di cassa disponibile per la Regione dalla parziale abolizione dell’Art. 36 per rilanciare le piccole industrie siciliane, le attività agricole e l’artigianato, soprattutto attraverso un sostegno alla riduzione dei costi dell’energia e del trasporto dei prodotti siciliani.

Dal canto suo l’on. Magda Culotta (PD e sindaco di Pollina), nel dibattito di ieri sulla situazione del Museo Mandralisca in diretta streaming di CRM Happy Radio di Cefalù, così commenta: “L’attuazione dell’Art. 37 è una grande notizia. Credo sia giusto utilizzare una parte, anche piccola, dei fondi raccolti dalla Regione Siciliana con l’applicazione dell’art. 37, per rilanciare la cultura in generale e per i piccoli musei in particolare, magari inserendola nella proposta di legge per il riordino dei finanziamenti a enti e fondazioni culturali al momento discussa alla Commissione Cultura dell’ARS. Sto lavorando su questo.”

Nel quadro di generali dichiarazioni entusiaste degli esponenti del PD all’Ars, quella di Magda Culotta è la prima indicazione pratica sull’utilizzo dei nuovi fondi per un preciso settore che è centrale nello sviluppo dell’Isola, fermi restando i problemi di chiusura del bilancio della Regione e la reale consistenza di questi fondi.

Al momento non si evincono dichiarazioni da parte di esponenti del PdL nemmeno nei blog degli esponenti di spicco o della pagina ufficiale regionale. Non sono emersi commenti nemmeno dal Movimento 5 Stelle, per lo meno nel principale blog di riferimento, ossia quello di Beppe Grillo.

Va detto che vari esponenti del PdS-Mpa hanno espresso qualche apprezzamento ma anche forti perplessità sulla stima delle cifre che potrebbe incassare la Regione dall’attuazione dell’Art. 37, in particolare da Roberto Di Mauro che ha ricordato in questi giorni come ciò che si prenderebbe con l’attuazione dell’Art. 37 sarebbe già perso con la riduzione dei trasferimenti dallo Stato dovuti in base all’Art. 38.

Altri gruppi e movimenti sicilianisti manifestano forti perplessità. Così su Facebook il gruppo “L’Altra Sicilia”: “L’annuncio dell’applicazione di questa norma, secondo cui le imprese che operano in Sicilia devono pagare qui le imposte, ha destato entusiasmo. Ma i primi conti fanno sospettare che si tratti dell’ennesima farsa”.

Il prof Massimo Costa ha chiarito su questo giornale, punto per punto, il perché delle incertezze sull’attuazione dell’Art. 37 da parte del governo Monti: “E’ un cavallo di Troia”.

L’attesa per il decreto attuativo rimane, la sua forma e sostanza, così come il modo in cui sarà eseguito, è determinante.

Gabriele Bonafede