A scuola di dialetto

Con piacere segnaliamo l’iniziativa di una scuola di Trapani di portare la lingua siciliana tra i banchi di scuola.
La diatriba tra lingua siciliana e dialetto siciliano è in realtà inesistente, poiché per la comunità scientifica internazionale il siciliano è una lingua a tutti gli effetti (essendo riconosciuta come tale anche nella classificazione ISO con il codice SCN), che gode addirittura di buona salute.

Ma allora il problema sorge solo per italica ignoranza? E no. Aggrapparsi all’ignoranza sarebbe voler essere magnanimi con i colpevoli, e noi non lo saremo.

Per l’Unione Europea la lingua siciliana si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della “Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie”, che all’Art. 1 afferma che per “lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue … che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato”.

La “Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie” è stata approvata il il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1 marzo 1998. L’Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ed è stata ratificata solamente nel marzo del 2012… E IL SICILIANO NON È STATO INCLUSO.

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Apprendere il dialetto a scuola. E’ la missione del primo circolo didattico “Leonardo Da Vinci” guidato dalla dirigente Anna Maria Campo che ha deciso di sfruttare in questo modo quanto previsto dal ministero della Pubblica Istruzione per arricchire il piano didattico in base al territorio in cui la scuola si trova ad operare.
Ogni istituto scolastico, infatti, può destinare il 15% delle ore curriculari ad una materia diversa da quelle tradizionali, inserite d’ufficio nel piano dell’offerta formativa. E la scelta del primo circolo “Leonardo Da Vinci” è ricaduta sulla lingua locale, il dialetto, in modo da promuoverlo e valorizzarlo anche tra le nuove generazioni che devono imparare a considerarlo un elemento importante della loro identità.

“Potevamo scegliere fra diverse materie, ma abbiamo deciso di portare in classe il dialetto, la nostra lingua siciliana – afferma Anna Maria Campo -.
L’iniziativa è stata accolta positivamente anche dai ragazzi e dai loro genitori e ci siamo accorti che molti di loro ormai non conoscevano più il nostro dialetto, sia le parole che il loro significato”.

Per spiegare il dialetto agli alunni, però, c’era bisogno di un esperto della lingua siciliana e la dirigente ha chiesto la collaborazione del poeta trapanese Nino Barone il quale ha subito accettato, avvalendosi anche della collaborazione delle insegnanti Ninì Bonura e Laura Quirino, sostenitrici del progetto.

“Conoscere il passato è fondamentale per costruire un futuro migliore – afferma la dirigente Anna Maria Campo – e quale occasione migliore può esserci, se non attraverso la nostra lingua che è stata bistrattata nel corso degli anni”, quasi come se bisognasse vergognarsi dell’uso del dialetto da considerare rozzo o inopportuno nelle conversazioni pubbliche.

“Non utilizziamo libri di testo – conclude Anna Maria Campo -, ma, andiamo alla scoperta delle nostre tradizioni per far rivivere ciò che è stato”. Anche Nino Barone ha voluto sottolineare l’importanza dell’iniziativa.
“Questo progetto – afferma – ha l’obiettivo di far conoscere meglio la lingua e la letteratura siciliana per riscoprire un patrimonio linguistico e culturale che potrebbe da qui a poco scomparire lentamente”.

Antonio Trama

Fonte: www.gds.it/