Il film siciliano “Salvo” entusiasma Cannes

Presentato ieri alla 52ma Semaine de la critique,
la settimana della critica parallela al Festival di Cannes, e dedicata agli esordienti e ai giovani talenti, il film dei palermitani Antonio Piazza e Fabio Grassadonia.
Il loro primo lungometraggio, “Salvo”, è stato accolto con grandi applausi che sono l’anteprima al successo di pubblico, oltre che di critica.

D’altronde non poteva essere diversamente per un film il cui plot è geniale e parte da un elemento narrativo fortemente simbolico: parla della storia di un killer di mafia che incontra una ragazza cieca.
Lei riacquista inaspettatamente la vista nel momento in cui il killer le uccide il fratello, e le loro vite cambiano…

Come troppo spesso accade nel cinema italiano e in quello siciliano in particolare, Piazza e Grassadonia hanno dovuto penare ben cinque anni per trovare produttori, finanziamenti e distributori.
Benché abbiano trovato due produttori italiani, Massimo Cristaldi (Cristaldi Pictures) e Fabrizio Mosca (Acaba Produzioni), grazie al premio Solinas precedentemente ricevuto per la sceneggiatura, sono arrivati a Cannes per merito di una TV francese.

“In Italia siamo totalmente invisibili. Se ti discosti da un certo cinema, quello delle commedie patinate e commerciali, difficilmente trovi interlocutori. Eppure il nostro film è costato solo un milione di euro.”
Hanno dichiarato i due registi siciliani in un’intervista pubblicata su Repubblica.
E infatti non c’è nemmeno un distributore italiano per questo film, ma uno internazionale e uno francese (Bodega Films), mentre la co-produzione francese è stata assicurata da due grandi produttori di qualità come Mact Producions e Cité Films.

Nel cast del film curato dalla regista palermitana Chiara Agnello, tre grandi interpreti palermitani come Luigi Lo Cascio (nella foto), Mario Pupella e Giuditta Perriera.
Il protagonista è interpretato dall’attore palestinese Saleh Bakri e la protagonista dall’esordiente Sara Serraiocco (nelle foto). Tra gli attori principali anche Redouane Behache e Jacopo Menicagli.

Non si tratta di un film centrato sul fenomeno mafioso, ma piuttosto di un racconto che sonda molto più l’aspetto di una storia personale, con due personaggi ben connotati e che si trovano a confrontarsi con particolari costrizioni della vita. Non è quindi l’ennesimo film “sulla mafia”, ma un’opera che sonda i rapporti umani in particolari condizioni e con una “mafia-western” oltre a un omaggio al film “Le Samouraï” (uscito in Italia nel 1967 con il titolo “Frank Costello faccia d’angelo”) di Jean-Pierre Melville.

In un’intervista di Pamela Pianezza, pubblicata in francese sul sito della ”Semaine de la critique”, dichiarano: “Siamo degli sceneggiatori. D’altronde, non abbiamo studiato il cinema in maniera particolare, ma la letteratura e lo storytelling.
“Salvo” è il nostro primo cortometraggio, dopo anni passati a lavorare per società di produzione italiane. Ancora oggi ci consideriamo degli sceneggiatori, con il convincimento che il successo di un film dipende innanzitutto dalla sceneggiatura”.

Per l’immagine, Piazza e Grassadonia si sono affidati a un grande direttore della fotografia come Daniele Ciprì, autore di tante esperienze di successo, David di Donatello 2010 per “Vincere”, e regista di “È stato il figlio” e di altre grandi opere cinematografiche.

Nel cast anche l’attore palermitano Filippo Luna che interpreta un piccolo ruolo, oltre ad aver coadiuvato la troupe di “Salvo” come dialogue coach. Di ritorno da Cannes, Filippo Luna ci racconta che “Alla proiezione c’è stato un grande applauso, grandi considerazioni, la stampa è entusiasta così come il pubblico. Non solo la stampa italiana ma anche quella francese come dimostra l’articolo su Liberation”.

L’affermazione di ”Salvo” riapre dunque le porte di Cannes a film che partono dalla Sicilia e parlano della Sicilia.

Dopo sette anni, torna quindi al successo di Cannes il cinema italiano, e con un film decisamente siciliano.

Adesso alla Croisette oltre a dire “Sugnu Cannes” si può dire di nuovo “Sugnu a Cannes”.

Gabriele Bonafede