Le biciclette siciliane del Giro d’italia

Non siamo molto affezionati alla gazzetta dello sport, il giornale che si dice sportivo per definizione ma che, come tutti i giornali sportivi esistenti in edicola si occupa solo dell’aspetto economico che più gli conviene e perciò dedica il 95% delle sue pagine allo sport nazionale per antonomasia, il football, e così tralascia altri sport certamente meno popolari e meno seguiti del calcio ma che, volenti o nolenti, occupano un posto spesso determinante nella panoplia delle discipline sportive, importanti e rappresentative di un popolo e che un’informazione seria e puntuale dovrebbe poter pubblicizzare, e certamente non nelle sole due ultime paginette.

Non siamo molto caldi nei confronti della gazzetta dello sport, del popolare foglio rosa, proprio per questa sua attenzione all’aspetto economico predominante (in internet potete solo leggere i titoli se non pagate l’abbonamento, cosa che non avviene ad esempio per altri quotidiani sportivi), perché ci siamo accorti, in tante occasioni, che guarda solo al nord e riesce a passare al silenziatore fenomeni e avvenimenti che avvengono sotto la linea del Po, con attitudine certamente discutibile, ma in accordo alla linea editoriale indirizzata, agli interessi e al pubblico del nord, fingendo di dimenticare pero’ che molta parte di quel pubblico è costituito da gente meridionale, che viene così abbandonata non solo in ambito civile e sociale, ma anche nelle manifestazioni più semplici della propria diaspora, la passione sportiva ad esempio, e perciò obbligata a dimenticare le proprie origini e le proprie radici, e spinta ad abbracciare simpatie che in fin dei conti non sono sue e a lasciarsi così confondere, in un processo di dovuta amalgamazione, alle popolazioni nordiche.

In ciò è favorito proprio dai media che riempiono i loro servizi, nell’esempio del calcio, soltanto di Juve, di Milan o di Inter. Tranne poi a rendersi conto che quando una squadra del sud, come avvenne tempo fa per l’ACR Messina che occupo’ per 5 giornate il vertice della sera A calcistica, riuscendo persino a mettere in riga i pluricampioni miliardari del Milan, si scatena l’interesse verso l’identità “originaria” e si verifica una fuga precipitosa dalle tifoserie nordiste verso quelle meridionali che, al 90%, ne costituiscono la base.

Certo non ci sentiamo certamente di attribuire al foglio rosa la fotogenesi del popolo meridionale che vive al nord, ma siamo pure convinti che se l’informazione fosse effettivamente neutrale, molte discrepanze e incomprensioni potrebbero venire superate. Ma tant’é…

Il celebre foglio rosa, da decenni, organizza una corsa ciclistica di rinomanza internazionale, il giro d’Italia. Molti sono gli interessi economici che girano intorno all’avvenimento, che viene così, foraggiato da tanti miliardi e circondato dagli interessi di tutti i media e le televisioni nazionali e internazionali.

Nel tratteggiare il percorso annuale della famosa corsa, la gazzetta dello sport decide, in base a criteri certamente non di equa rappresentanza geografica, ma di resa economica, di fare attraversare alla corsa determinate regioni e città, riuscendo persino a lanciare la sua partenza dalla Danimarca o dal Belgio, ma spesso lambendo soltanto il meridione.

Come avviene anche nell’edizione di quest’anno, ma è cosa che si ripete sovente e colpevolmente, spesso sfiora le belle campagne calabresi o campane o pugliesi , senza curarsi invece delle Isole, la Sicilia per prima, molto più semplice da raggiungere della Sardegna.

Avvenne in verità qualche anno fa che il giro attraversasse la nostra Sicilia. Dalle immagini dei suggestivi servizi televisivi, venne fuori una terra “impareggiabile” con vedute dall’alto di città e paesi abbracciati dal sole e dal barocco siciliano, con immagini di palazzi e masserie, viste dall’alto, di una bellezza abbagliante.

Ci colpi’ soprattutto la tappa che attraverso’ la Sicilia orientale, l’Etna innevata e le pianure assolate e coperte del bianco della neve punteggiata dal nero della pietra lavica, in un tripudio di bandiere tricolori ai balconi dei Municipi, di bandiere rosa e della Coca cola, ma -, tranne che per uno sparuto drappello di patrioti che era riuscito ad intrufolarsi all’arrivo per sventolare qualche drappo giallorosso attraversato dalla Trinacria, nell’assenza assoluta e ce ne lamentammo, di drappi giallorossi, le bandiere dell’Isola.

Certo non possiamo imputare alla gazzetta dello sport il fatto di averci impedito di esporre la nostra bandiera.
Semplicemente, il pubblico siciliano aveva ritenuto opportuno sventolare il tricolore e le bandiere rosa del giornale o quelle rosse della coca cola piuttosto che quella giallorossa che chissà se conosce, chissà se sa cosa sta a significare e dimostrare.

Ma la storia attua sempre le sue vendette silenziose e subdole. Immaginate: quest’anno che la Sicilia viene esclusa geograficamente dal tracciato della corsa, per l’ennesima volta,i corridori siciliani si dimostrano i migliori.
Una delle prime maglia rosa da leader della corsa è stata indossata da un ciclista siciliano Puccio, che è riuscito a onorarla per qualche giorno, pur supportato da una squadra americana, e oggi il padrone incontrastato del giro sembra essere ancora un siciliano, il messinese Nibali , che abita in toscana pero’ e che finalmente pare aver superato la fase di “pesce buddace” ed essere diventato finalmente un pescecane,o meglio, lo squalo dello Stretto.

Ce lo auguriamo per rispondere alla ataviche ingiustizie subite dal nostro arcipelago, pur con tutti i distinguo, ma il segnale che oggi la Sicilia lancia ai soloni che disegnano la corsa è una richiesta di attenzione alla luce non di interessi economici ma di valori sportivi effettivi.

Sicilia corre e vince, anche nelle tappe da tregenda, che in un altro Paese verrebbero sicuramente annullate, come quella del Garibier, espatriata in terra di Francia per vedere la vittoria di uno splendido corridore siciliano sempre, Giovanni Visconti che è riuscito a mettere in fila dietro di lui giganti americani, veneti e olandesi, a dimostrazione che, nonostante le volute dimenticanze, la Sicilia può rappresentare, anche nello sport del pedale, un’eccellenza effettiva.

Passando da un ambito sportivo ciclistico a quello politico sociale, siamo arrivati al paradosso che forse i siciliani non riescono a gestire le loro municipalità, la loro politica, con una voglia di indipendenza sempre repressa dal centralismo romano, ma quando vogliono dimostrare il loro valore riescono frequentemente vincitori come sta avvenendo oggi al giro d’Italia con la pattuglia di corridori siciliani come Visconti, Puccio, i fratelli Caruso costretti si’ a correre per le multinazionali mondiali, ma soprattutto capaci di occupare posizioni di vertice e, come sta facendo Vincenzo Nibali, a gestire persino tracciati difficili e accordi sportivi trasversali che vogliono solo abbattere una leadership che oggi pero’ rimane saldamente in mani siciliane.

Eugenio Preta

L’ALTRA SICILIA