Comunicato sulla toponomastica e sulla memoria storica della Sicilia

Forse pochi sanno perché a Palermo esiste una Piazza
Indipendenza; piazza questa situata all’esterno delle mura della vecchia città,
fuori da Porta Nuova, all’inizio di quel “Corso Calatafimi” (già
e più opportunamente “Stradone di Mezzomonreale”) che un tempo
congiungeva la capitale siciliana alla città normanna e che oggi è
una grande arteria urbana.

Chi conosce un pò di storia siciliana di fronte a
questo nome resta assai perplesso: Indipendenza di quale paese? e da chi? È
forse impazzito il Comune di Palermo dedicando una sua piazza ad un’Indipendenza
Siciliana che non c’è e che sarebbe considerata sovversiva? O è
dedicato all’indipendenza dell’Italia? E se così è da chi? Dagli
austriaci che in Sicilia non hanno mai messo piede da dominatori ma solo da
legittimi re di Sicilia (1720-1734)? O da chi altro se no?
In realtà è la Piazza dell’equivoco per eccellenza e della mistificazione!
In quello stesso luogo un manipolo di generosi repubblicani (giacobini) furono
decapitati e impiccati per aver tentato di dar vita alla fine del ‘700 ad una
Repubblica Siciliana del tutto indipendente da Napoli. Fra questi eroi dimenticati
della Nostra Piccola Patria ricordiamo il Francesco Paolo di Blasi come “capo”
di quella sfortunata congiura: sogno sfortunato e coraggioso di sollevare la
Nostra Terra da secoli di servitù, sogno che aveva precedenti illustri
(il nuovo Vespro dei primi del ‘500 contro il Moncada, la congiura di Squarcialupo,
etc…) e che sperava di congiungere l’emancipazione politica della Sicilia
con un’emancipazione sociale ed economica…
Da quella stessa piazza nel 1866 prese le mosse l’esercito “italiano”
per sedare nel sangue la c.d. rivolta del “sette e mezzo”; rivolta
che ebbe tante anime (borbonica, clericale, mazziniana) ma il cui sale era quello
dei separatisti delusi dal Garibaldismo…
Quella piazza dovrebbe a buon diritto chiamarsi Piazza dell’Indipendenza Siciliana
(non come rivendicazione che a noi appare indesiderabile ed impraticabile) ma
come fatto storico, come aspirazione storica che è incivile dimenticare.
E invece, approfittando del fatto che mentre il Governo Italiano sparava a vista
sui Siciliani che lottavano per il pane e l’autodeterminazione si stava svolgendo
un’altra guerra (la III guerra d’indipendenza per la liberazione del Veneto
dagli Austriaci), si è dedicata la Piazza proprio a quella guerra lontanissima
nello spirito dalle rivendicazioni siciliane: un obelisco nel centro della Piazza
ricorda i martiri della “indipendenza italiana” del 1866, proprio
del 1866, per mettere così una pietra tombale sulle aspirazioni dei Siciliani
e far loro confondere le idee sulle date e sui veri nostri interessi…
Non si ebbe però il coraggio di chiamarla Piazza dell’Indipendenza Italiana,
la si lasciò così “Piazza Indipendenza”, senza aggiungere
altro. Ricordiamo che tecnicamente la Sicilia, a parte l’appartenenza all’Italia,
non era politicamente parlando dipendente da nessuno stato straniero da tempi
immemorabili (per lo meno da quando, nell’847, l’emiro di Sicilia cominciò
a considerarsi indipendente dai sovrani del Nordafrica). Quindi non ha senso
dire che abbiamo lottato per “l’indipendenza dell’Italia”; semmai
per l’Unità (e infatti abbiamo anche una piazza Unità d’Italia),
anche se neanche questo è vero perché il risorgimento siciliano
fu tutt’al più confederalista e mai annessionista al di fuori di piccolissime
minoranze.
Ma la memoria storica da noi sembra perduta e questa piazza – a suo modo vergognosa
– giace tra il Parlamento del Palazzo Reale e il Governo di Palazzo d’Orleans.

FPaolo Catania, 09/02/2005