A proposito di foibe. La congiura del silenzio

L’Altra Sicilia prende spunto dalla recente istituzione del
giorno della memoria delle foibe (10 febbraio) per ridestare altre “memorie”
non meno degne di essere ricordate.
Fa bene lo Stato italiano a ricordare il genocidio e la pulizia etnica dei partigiani
jugoslavi del dopoguerra, perché ogni pulizia etnica è crimine
contro l’umanità e perché quella riguardava specificamente l’etnia
italiana inserita in quelle terre da secoli.

Ci sarebbe qualcosa da ridire – è pur vero – sulla disinformazione
di stato che non inquadra quel fenomeno nel tempo in cui si realizzò
(la Germania perse molto di più dell’Italia e, se si giustificano quelle
perdite in nome dell’orrore dell’Olocausto, allora bisogna dirla tutta e ricordare
che gli italiani sono stati complici di quel crimine e, poco prima, avevano
tentato di snazionalizzare con la violenza terre slave da non meno tempo di
quanto non fossero state italiane). Ma in questa polemica, assai strumentale
e tutta interna alla politica “continentale”, non ci vogliamo entrare
più di tanto. Prendiamo solo atto che la memoria storica ora ha diritto
di cittadinanza nel nostro paese.
Ebbene; quand’è che si istituirà un giorno della memoria storica
del genocidio politico, economico e culturale del Popolo Siciliano?

Una nazione vecchia di secoli, se non di millenni, è stata quasi annientata
in Europa tra il XIX e il XX secolo, la sua lingua ridotta a dialetto, il
suo popolo costretto ad emigrare per la prima volta nella storia, il suo territorio
abbandonato alla delinquenza: e questa Terra è la Nostra Sicilia, cari
concittadini! Solo la rimozione della memoria storica può sorvolare
su questo genocidio etnico. Si dirà che è un genocidio strisciante,
senza morti, ma solo con una lenta assimilazione culturale…

E invece i morti ci sono, ci sono eccome in Sicilia:
dalla strage di Bronte ad opera dei Garibaldini alla repressione della Rivolta
del Sette e Mezzo di pochi anni dopo, dall’occupazione militare dei primi
40 anni di “Unità d’Italia” alla nuova repressione dei Fasci
Siciliani, dalla morte sociale o anche fisica per “disoccupazione”
o per mafia di migliaia di nostri concittadini alla strage del pane del 1944,
a Portella della Ginestra… Ne sa nulla lo stato italiano di tutto questo?
Secondo la storia ufficiale queste cose o non esistono o sono opera di “delinquenti”
comuni… A noi sembra che uccidere la verità sia grave quasi come
uccidere la gente…
Forse un giorno anche noi ricorderemo come un giorno lontano quello in cui
l’Italia opprimeva la Sicilia come una colonia interna e dedicheremo un giorno
alle vittime che oggi non hanno diritto alla memoria.

FPaolo Catania, 10/02/2005