Rappresentanze italiani all’estero: coma profondo

I Comites (Comitati degli Italiani all’estero) sono organismi che orami vivono, al pari di tutte le rappresentanze degli italiani all’estero, una crisi profonda.

Abbandonati dai consiglieri eletti, del tutto ininfluenti nelle scelte del ministero, i Comites hanno ottenuto recentemente un ulteriore rinvio al loro necessario rinnovo, già previsto nel 2008, rinviato nel 2012 e ora, forse a rinnovo nel 2014.


Non va meglio al Cgie che “a differenza dei Comites eletti, è soltanto nominato dagli stessi Comites e dalle associazioni ammesse a proporre i consiglieri in maniera alquanto discrezionale e si barcamena tra trasferte transcontinentali e inutili forum che servono a ben poco, se non al turismo dei delegati di partiti, sindacati, giornali e perfino governo mentre gli eletti all’estero che avrebbero dovuto prenderne il testimone risultano di assoluta inutilità per quelle comunità emigrate che avrebbero dovuto invece tutelare e rappresentare.

Sembra quasi che non si voglia affrontare seriamente la tematica dell’emigrazione, peraltro violentemente forzata da una legge per il voto che di fatto si presta ad arbitrii ed imbrogli, cosa che è puntualmente avvenuta con l’elezione di candidati che non hanno niente a che vedere con la comunità emigrata, che non abitano neanche in Europa, e con le vicende del teatrino del Senato che non voleva spedire a casa tale Di Girolamo, eletto al Senato nella circoscrizione esteri senza averne i requisiti di residenza, portato in cella dal GIP in seguito alla vicenda Mokbel, voto di scamb io, affari e politica sporchi”.

I risultati delle ultime elezioni nazionali, soprattutto nei dati relativi ai candidati eletti all’estero, hanno ribadito questo disinteresse ed hanno sublimato il grande errore di una legge “ad hoc” che invece di interessare gli emigrati, di fatto li ghettizza e li rende ancora meno resistenti ai faccendieri dei partiti e a gente senza scrupoli, come dimostrato dal successo di un partito Scelta civica che con le tematiche dell’immigrazione non ha avuto mai niente a che vedere”.

Insomma, “Comites, Cgie ed eletti all’estero non rappresentano le comunità emigrate.
Se il governo volesse dimostrare di preoccuparsi effettivamente dei milioni di cittadini che hanno trovato all’estero quelle opportunità che la Patria ha negato loro, prenda atto del fallimento degli organismi di rappresentanza, di Comites, di CGIE e della legge per il voto all’estero e riapra una seria analisi per rimettere le tematiche delle comunità emigrate al centro delle sue decisioni economiche, politiche e sociali, senza fare becera demagogia.

Il Comites di Bruxelles è in letargo da qualche anno… per questo motivo non ci meravigliamo dell’opinione negativa che hanno dei Comites la maggior parte dei nostri connazionali (ammesso che ne sospettino l’esistenza).

Sappiamo che la mancanza di visibilità è una malattia di cui soffrono tutti i Comites, ma il caso di quello di Bruxelles, completamente inattivo e senza la minima volontà di fare qualcosa di utile per la comunità italiana locale, ci sembra particolarmente grave.

Ai posteri l’ardua sentenza?

L’ALTRA SICILIA, al servizio della Sicilia e dei Siciliani