Il vuoto di democrazia

Non dimentichiamo lo stato di grave carenza democratica che vive il nostro Paese e non facciamo finta di non accorgerci che “maneggi” di palazzo hanno combinato le cose in modo tale da assicurare che chi sia stato chiamato a svolgere il ruolo di rappresentante del governo segua pedissequamente le direttive e gli accorgimenti del Colle, una volta solo custode della Carta costituzionale, mero organismo rappresentativo, oggi vero centro trasformato in effettivo potere esecutivo.

Repubblica presidenziale ante litteram e antesignana di ogni decisione condivisa quindi, resa possibile solo dalla debolezza morale e politica di chi avrebbe dovuto essere il depositario del suffragio ottenuto e quindi vero titolare del potere e della facoltà di decidere.
E tutto questo nella vulnerabilità di una classe politica (tutta intera) che ha bellamente subito le minacce del prendere o lasciare, del così o andare a casa.

Non possiamo quindi dimenticare il terzo premier nominato in palese deficit di democrazia, dopo escamotage ridicoli, nomine senatoriali che alla fine hanno banalizzato l’essenza di un istituto che ormai pur andava riformato per obbedire alle esigenze dei tempi che viviamo, dopo incensamenti alla bravura, alla serietà ma alla devozione soprattutto, diciamo noi, di fortunelli, nipoti e parenti sempre di qualcuno che, alla fine, hanno indirizzato solo la carriera dei loro portaborse, dopo gattopardeschi cambiamenti basati sulle stesse maggioranze, sugli stessi uomini, sugli stessi imbrogli.

Sarebbe stato democratico, e pure legale, invece licenziare le Camere e chiedere ai cittadini di scegliere loro, come si conviene ad ogni regime democratico e rappresentativo, la rappresentanza parlamentare, ma ci saremmo morsi la coda per gli effetti del sistema elettorale vigente che avrebbe ripetuto una situazione di stallo operativo, specie al Senato, e avrebbe ripercorso il terreno dei nominati di partito, dei figliocci del segretario e pertanto si è deciso di dover obbligatoriamente passare oltre alle esigenze di legalità pur necessaria, sbeffeggiare la democrazia e la costituzione, per altri versi intoccabile, chiedendo al nuovo premier incaricato, come primo tassello del suo operato, ma di conseguenza a tutta la classe politica, di prevedere una riforma del sistema elettorale.

Operazione impossibile, visto che perdurava la situazione di comodo determinata dal sistema elettorale vigente e che gli stessi deputati eletti, meglio nominati, con il favore delle segreterie partitiche avrebbero dovuto riformulare essi stessi, e sempre loro, un sistema che ne avrebbe messo fuori gioco la maggior parte.

Allora è passata per serietà presidenziale e spirito di devozione democratica la decisione di alternanza tra Monti, Letta e Renzi, è stata intesa come scelta salvifica di un Paese ormai votato alla dissoluzione, un obbligo più che necessario. Una legge matematica dice pero’ che cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia e, prevedibilmente, le nefandezze degli uni si sono riformulate in quelle degli altri …. Abbiamo quindi pagato dalle nostre tasche le direttive dell’unione europea, i diktat della Banca centrale e del Fondo monetario internazionale, farciti tutti di lobbisti massoni votati al federalismo e banchieri soggetti alle trilaterali, blindeberg, rotschild, soros e compagnia delle opere….

Mentre ci si riempiva la bocca di riforme e di sacrifici necessari, le tasse sono aumentate, i prelievi sulle buste paga pure, chiudevano le fabbriche, le piccole imprese e gli artigiani, si bloccavano i consumi quindi le produzioni e il circuito del debito e del credito, e ci si deve rallegrare a questo punto che qualche busta paga ancora resista, visto il gran deserto occupazionale che si è aperto pure nei territori una volta maggiormente vocati al lavoro.

E’ stata quindi la volta dei pentastellati del sig Grillo a venire richiesti a gran voce come i soli possibili salvatori della Patria. I numeri della loro rappresentanza nelle Camere lasciavano presagire il meglio, specie in relazione a quanto aveva dichiarato e gridato il loro mentore in campagna elettorale. (E dire che a L’Altra Sicilia avevamo avuto sentore del divario tra il dire e il fare di questo nuovo Garibaldi, specie quando si era interrogato di autonomia). Invece sono scappati da ogni confronto, si sono sottratti, forse giustamente, al tentativo goffo e bersaniano di coinvolgerli nella spartizione delle cariche pubbliche, sono rimasti pero’ in un iperborea impossibile e inaccettabile se si decide di fare quel mestiere, piegandosi poi al gossip e alle esigenze tivù pur tanto odiate. Ora si esibiscono, si ergono a fustigatori, ma restano pur sempre in aula a giocare con il computer e con la partite di calcio, aggiungendo sgomento e consapevolezza disperata.

Finito il cavaliere, e oggi ne siamo oltremodo convinti, sono naufragati gli squallidi talk-show dei vari Floris, Fazio o Santoro, i giornali languono e devono parlare di Fiorello o di Belen per poter attirare lettori in caduta libera, prolificano invece i network sociali, tutti progressisti e schierati, Quagliariello ridiscende su terra, Renzi si appresta a presentare il dentone Nardella come il nuovo che avanza, la Boschi detta accordi parlamentari e sms, una certa Mogherini diventa responsabile dei rapporti con l’estero di questa povera espressione geografica chiamata italia, già passata dalle mani di Frattini, Terzi, Bonino, Madia (?) e Martina, assistente del grande Penati, diventano ministri importanti, banalizzando alla fine una funzione una volta percepita come palestra di mente e di preparazione intellettuale, ora frutto di accordi sottobanco e di approssimazione disperata

Che volete che vi dica? proprio nel momento in cui avremmo dovuto mettere a frutto gli insegnamenti e le esperienze del passato siamo caduti in un presente senza futuro, senza peraltro vedere l’uscita dal tunnel del relativismo che ci ha tolto fiducia nelle istituzioni, nella sfera spirituale, nel futuro dei nostri figli e nipoti, nonostante i fratelli (massoni) d’italia, estremo e ridicolo tentativo di salvarsi la cadrega da parte di gente rimasta spiazzata dagli avvenimenti e dalla loro incapacità e vanagloria.

Poi i media tenteranno di distogliere l’attenzione dalla grave situazione che viviamo propinandoci il maltempo nella costa ovest degli Stati uniti o peggio, la crisi tra Russia e Ucraina, tra il bandito Yanucovich e la contrabbandiera Timochenko, senza pero’ raccontarci la cadenza degli avvenimenti, il loro formarsi e divenire, lasciandoci pertanto solo ai titoli e sottotitoli senza alcun approfondimento che né sospettiamo né sappiamo pretendere

eugenio preta