19 luglio 1992: per non dimenticare

Nel 22° anniversario della strage di Via D’Amelio, riproponiamo una lettera del 2005.

Palermo, 19 Luglio 2005

Caro Paolo,
oggi fra le colline, il mare, le strade e gli assolati paesaggi di quest’Isola, echeggia più forte del solito il tuo sacrificio e quello degli angeli della tua scorta.
Tredici anni fa la violenza, l’assurdo e la viltà, la mafia, ti strapparono alla tua vita e alla tua terra che tanto ti deve.

Tredici anni dopo, in questo giorno,voglio cogliere l’occasione per scriverti, perchè ne sento il bisogno.

Voglio dirti che quel che hai fatto, e che ha fatto Giovanni Falcone, Don Pino Puglisi, tutte le persone come voi, è grande.

Vorrei anche ringraziarti come meriteresti, ma purtroppo non riesco a trovare le parole adatte, perchè nessuna basta a racchiudere tanta gratitudine e ammirazione. Ma non voglio fare retorica, voglio che questa stia ben lungi da me. Perchè l’antimafia non può e non deve essere parolaia, non deve essere la parola non seguita dai fatti, qualche discorso per mettersi la coscienza a posto e poi non combattere nella propria vita i soprusi.

Il tuo, il vostro esempio, è stato ben diverso, e il modo migliore per rendervi onore è continuare il cammino che voi avete intrapreso, seguire le vostre orme. Io ho un sogno, forse mi puoi capire, perchè hai finito per fare della tua vita una nobile missione e so quanto per te fosse importante trovare un senso alla propria esistenza e vivere nel segno di esso. Io un senso alla mia vita l’ho trovato, mi sono sempre sentita come chiamata a una missione, aiutare gli altri e migliorare il mondo e la mia realtà per quanto mi fosse possibile. Vivi dentro di me come un esempio e un modello di vita a cui tendere costantemente, tu, Giovanni, Don Pino, siete stelle polari che guidano i Siciliani e gli Italiani onesti, le uniche luci in un cielo oscuro.

Temo però di non essere all’altezza della mia missione, e di avere voi come esempi. Se non potrò diventare commissario,mi piacerebbe essere giudice. A volte però mi dico che non sarei degna della professione che era la vostra, mi domando se avrei il vostro coraggio…

Perchè, lo sapete, questa realtà fa di tutto per sviarci, a volte ci si sente persino illusi ad inseguire i propri ideali, e soli in un mondo che si è arreso alla mediocrità e alla rassegnazione, al male.

Vorrei chiedervi se sono e sarei degna di avervi a modello. Poi, però, ricordo le vostre parole,il vostro modo di lavorare, i vostri sorrisi sinceri, e realizzo che, come voi sapevate, “la paura c’è, ma ci dev’essere anche il coraggio”, che avere le persone come voi ad esempio e l’onestà e la correttezza per vele,è dovere di ogni essere umano. Voi non vi siete mai sentiti eroi.

Infatti, quel che avete fatto è quel che tutti dovrebbero fare, è quel che era ed è giusto fare, è quel che vi dettava la coscienza, la giustizia e il dovere. Purtroppo, però, è ben e tristemente sotto gli occhi di tutti quanto uomini come voi siano rari, ed ecco che l’onestà diventa dote straordinaria e il senso del dovere diviene coraggio. Perdonate dunque se vi chiamiamo eroi.

Ma, voi, eroi, lo siete davvero. Perchè avete proseguito a testa alta nella strada della giustizia quando tutti abbassavano gli occhi, e chissà quanti al vostro posto avrebbero fatto altrettanto.

Siete per me eroi, ma non intendo con questa parola degli idoli lontanissimi da noi, a cui dobbiamo guardare con adorazione consci di non poter neanche immaginare di emularne le gesta, ma al contrario.

Siete persone come noi -che spiccano nella massa come fiori in un campo d’erba, sì- ma persone, non idoli, e quindi tutti noi possiamo e dobbiamo prendervi ad esempio. Perchè è anche questo che ci avete insegnato. Che ognuno, nella propria vita, nel corso delle sue giornate, qualunque sia la sua professione, nel suo piccolo, insomma, può essere utile agli altri ed aiutare. Grazie per questo insegnamento.

Caro Paolo oggi ti ricordiamo ma non solo oggi, perchè il tuo esempio vive costantemente nei giorni degli onesti, ed è guardando a quel che hai fatto che troviamo sempre più florida la forza di mandare avanti i nostri ideali e di non arrenderci al grigiore di questo mondo.

Non ti hanno ucciso, perchè quel che hai fatto vive ancora, splenderà per sempre il tuo esempio e non potranno mai metterlo a tacere. Il tuo esempio splende nei nostri cuori come il sole di questa Sicilia.

Mi sarebbe piaciuto conoscerti, tredici anni fa avevo solo sei anni, troppo piccola per serbarne ricordi nella memoria. Cerco di conoscerti un poco leggendo quel che scrivevi e ascoltando le parole di chi ti ha conosciuto. E non posso non dirti che sei una persona straordinaria. E che si sente la mancanza di persone come te. Hai dato anche una grandissima testimonianza di fede e hai dimostrato in ogni minuto della tua vita di essere un vero cristiano.

E la tua frase “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla: perchè il vero amore consiste nell’amare ciò che non piace per poterlo cambiare” fa ben capire quant’era grande e puro l’amore che nutrivi per la nostra terra.

E so che è anche per me che hai combattuto per la giustizia e per la dignità umana, che ti sei caricato di tale fardello e che hai affrontato tanti e inimaginabili sacrifici e rinunce. Sono in debito con te, come Siciliana, come Italiana e come persona.

Il tuo senso dello Stato e della giustizia, la tua integrità morale e il tuo senso del dovere ci fanno esser fieri di essere Siciliani e Italiani.

E il tuo ricordo ci aiuta a proseguire la tua battaglia.

Grazie Paolo!

Chiara