Give peace a chance

“Tutti parlano di guerre, di sconvolgimenti, di rivoluzioni, ma  quello che noi vogliamo è soltanto un’ occasione  di pace…” queste parole di un vecchio pezzo di John Lennon sembrano la parafrasi  calzante della manifestazione organizzata a Trapani in questo week-end, tre giorni  denominati: fly for peace…

Vola per portare la pace, come la nostra aeronautica ha già fatto, direttamente o indirettamente  concedendo gli scali militari Nato  a Belgrado, a Sarajevo, a Tripoli…

Ricatturiamo l’amor patrio, si saranno detti e sicuramente, visitando gli stand allestiti ed addirittura potendo anche  montare sui tornado parcheggiato sulla piazza i bambini di Trapani avranno pensato di essere fortunati a vivere in un Paese che può’ contare su una forza aerea di siffatta potenza per salvaguardare i sacri confini della Patria (quale, trovandoci a Trapani? Boh, potenza dell’affabulazione  mediatica del governo Renzi e del ministro della “guerra”  Pinotti, certamente penalizzata dal nome…) E poi  ci sono pure la Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica vanto dell’Arma che sicuramente o gode di un grosso sconto sul carburante o addirittura non lo paga nemmeno in questo periodo di vacche magre… per il povero padre di famiglia pero’.

E’ veramente sconvolgente scoprire nel mezzo di una terra martoriata, afflitta da endemica disoccupazione specialmente giovanile che qui in Sicilia tocca il 52% , un’altra faccia della medaglia itagliota: quella della tecnologia, dello spirito di patria, della motivazione identitaria, della imprenditorialità  che qui a Trapani, nel sud più’ profondo, non il governo di mr Bean, ma soltanto Ryan Air è riuscita a risvegliare, al di là degli  ostracismi dell’AITA, creando grazie ai voli low cost occasioni di lavoro e di occupazione e gruppi di turisti meravigliati di questa bellezze fino a ieri nascoste.

Ma oggi finalmente si parla di Pace pur presentando la guerra, nel buon senno latino del “si vis pacem para bellum” tutti insieme, e lo faranno anche i vescovi di Trapani e Mazara domani, in occasione della messa da campo che benedirà gli aerei, come si faceva una volta quando banditi con mantelli bianchi con la  croce rossa sul petto partivano per la Terra santa al grido “Dio lo vuole”…

No, non confondetevi, non era Brancaleone ma  Riccardo Cuor di leone e fior di Papi, anche se oggi non possiamo fermarci a contemplare la nostra aeronautica a terra ma dobbiamo pensare alla vicenda drammatica che invece coinvolge tutto il Paese e le sue forze armate volgendo  il nostro pensiero a due ragazzi  lontani, abbandonati da oltre 3 anni in una prigione indiana, ostaggio dei marajà  soltanto per aver compiuto  il loro dovere, vittime non solo di errori grossolani, ma soprattutto dell’incapacità di tre ministri che si sono succeduti nell’organizzare la risposta e dell’imbelle sottosegretario che è riuscito soltanto, dopo il governo Monti, a ritagliarsi un posto al sole nell’alveo dell’ONU…

Parliamo dei Marò, per i quali non si fa niente, tranne che riempire di euro gli avvocati indiani (fino ad oggi 5 milioni di euro) che non sono riusciti neanche ad iscrivere la causa a ruolo e al dibattito che non avrebbe dovuto neanche prefigurarsi se soltanto quei muscoli che le Armi itagliote dimostrano oggi a Trapani si fossero rivolti a liberare i due ostaggi e a ricatturare il rispetto per l’Italia che il mondo ha definitivamente accantonato.