Tra cent’anni

Ripensami, tra cent’anni… recitava un pezzo di Lucio Dalla, ma quanta attualità da dover solidificare in Storia quando proprio tra qualche decennio gli storici saranno chiamati a descrivere il nostro tempo, gli anni e gli avvenimenti che stiamo oggi vivendo, in questi primi anni del Terzo millennio.

Chissà come descriveranno l’uomo nuovo, l’uomo senza qualità che siamo riusciti a modellare, neutroni maschile né femminile, meglio senza genere e caso, smarrito nello sconvolgimento di quelli che erano i suoi valori,delle cose in cui credeva, senza religione né famiglia, e quando fede e ragione saranno state riportate al loro perenne conflitto.Un uomo ritornato alla “Musil”, senza qualità, costretto a rincorrere virtuali Pokemon mentre le guerre che tanto aveva penato a cancellare ritornavano in auge per necessità e autolesionismo improvvido.

Chissà che fine avrà fatto questa Unione europea capace di cancellare la trincea costituita dagli Stati nazione e creare un amalgama informe di popoli, territori e tradizioni, impegnata nella distruzione di agricoltura , industrie e artigiani e saperi millenari imponendo una legislazione obbligatoria sulla taglia delle fave e sulla potenza consentita dei frullatori , cose improbabili affrontate col cipiglio di discussioni di eterna memoria come quando alla vigilia della distruzione di Bisanzio si continuava a discutere del colore del vino .

Chissà come riporteranno gli storici le gesta di un Papa impegnato solo a compiacere le religioni concorrenti, a scardinare le porte di san Pietro mentre i cristiani ritornavano a venire scannati in quel continente che una volta si era impegnato a difendere.

Chissà se, finalmente compiuta la penetrazione dell’occidente, l’islam si sarà imposto come teocrazia continentale condivisa e presentata come democrazia dell’amore , dopo aver eliminato e sgozzato tutti quelli che avevano professato le loro riserve motivate.

Chissà che fine avranno fatto i pochi resistenti che erano stati bannati solo per aver suonato l’allarme, ostracizzati e tacciati di estremisti con l’assoluto beneplacito dell’intera comunità dei progressisti “costi quel che costi”, che si sballavano ai ritmi binari e abbrutiti del Mondo del domani mentre Daesh uccideva e sgozzava per la strada.

Chissà che sarà stato di quelli che avevano appiattito le loro coscienze, avevano abbassato le loro difese bandendo dai loro orizzonti le guerre di religione e la barbarie solo perché i loro maestri avevano ripetuto “ mai più’ questo”

Chissà che ne sarà stato dei Soloni che dopo ogni sanguinoso attentato invitavano ad evitare pericolose amalgame, che non si dovevano creare divisioni e bisognava abituarsi e convivere con gli attentati, mentre in effetti si accingevano alla resa rifiutando di combattere quel nemico di sempre che invece era accolto nei territori dell’Europa tra gli applausi di moltitudini buoniste , cullate e imbrogliate dalle nenie antirazziste.

Chissà se sarà continuato l’ostracismo alle parole “cultura “, “libri” e “sapere”, divenute quasi parole volgari dal momento che avevamo rinunciato ad Omero a vantaggio di Camilleri, sostituito la Boldrini alla regina Isabella e non si leggeva più’ Vincenzo Consolo ma si guardavano gli imbonimenti ruffiani di Bruno Vespa

Più’ semplicemente forse , tra cent’anni, gli improbabili storici sopravvissuti scriveranno più’ realisticamente che la nostra millenaria civiltà occidentale, che aveva creato il diritto , la democrazia, la legge aveva suonato da tempo la sua Chamade (dal Littré: il suono dei tamburi che annunciavano la sconfitta) ed era scomparsa nell’oblio e nel nulla .

Eugenio Preta