Nepotismo e abuso di beni pubblici nella Commissione europee

Il funzionamento interno delle istituzioni europee e le pratiche amministrative, soprattutto nelle procedure di nomina e di svolgimento delle carriere, appare sempre più avvolto da un velo di segretezza che lo rende sospetto per mancanza di parzialità e di trasparenza. La verità è che le Istituzioni europee, mai come oggi, non rappresentano più la casa comune dei cittadini ma un iperuranio a sé stante, spesso governato da regole e procedure poco democratiche.

Due vicende, balzate alla cronaca in questa settimana, ne evidenziano la mancanza di trasparenza: è successo che il Parlamento europeo, riunito in assemblea plenaria a Strasburgo, è venuto a conoscenza della promozione lampo di Martin Selmayr – capo gabinetto del presidente Juncker – a Segretario generale della Commissione europea.

La designazione, che in verità era già avvenuta quasi “alla chetichella” lo scorso 21 febbraio, con un metodo che la dice lunga sul nepotismo e sul clientelismo esistente nelle alte sfere della burocrazia di Bruxelles, è diventata pubblica quando il presidente Tajani l’ha trasmessa al Parlamento europeo nelle comunicazioni della presidenza che, d’abitudine, aprono l’ordine del giorno dei lavori della sessione plenaria.

Il metodo con il quale il funzionario di Juncker, il tedesco Martin Selmayr, è stato nominato nella funzione amministrativa più alta della Commissione europea è avvenuto con un procedimento che distrugge ogni parvenza di credibilità di questa Unione e ne mette in discussione il primato di integrità e di trasparenza che dovrebbe appartenere alle pubbliche amministrazioni degli Stati membri.

Antonio Tajani, di fronte alle polemiche che questa nomina ha scatenato, è stato costretto ad aggiungere al programma della plenaria, un dibattito sull’improvvisa e sorprendente promozione che, tra l’altro, avviene a poco più di un anno dalla fine del mandato di Jean Claude Juncker, la cui assenza in emiciclo è stata sottolineata da molti deputati.

Questa casta sembra ormai sempre più impenitente e pronta a trasgredire ogni regola e ogni metodo democratico, dimenticando che le istituzioni europee non possono essere proprietà della burocrazia ma appartengono ai cittadini e che questa burocrazia auto-referente deve solo servire i cittadini e non servirsi a suo piacere delle istituzioni di servizio.

Questa nomina, fatta a porte chiuse, ha tutto l’odore del nepotismo e del clientelismo imperante e si configura come un vero e proprio abuso di bene pubblico, che ricorda tanto la stessa tracotanza che nel 1999 aveva portato alle dimissioni della commissione Santer (un altro ex primo ministro lussemburghese) -primo caso nella storia dell’Europa unita – per le accuse di frode e malgestione riscontrate nell’Echo, l’ufficio della cooperazione internazionale, allora retto da un commissario italiano, la signora Emma Bonino.

Il vicepresidente Oettinger, commissario al bilancio, ha cercato di ridimensionare la vicenda esaltando le competenze di Selmayr e chiedendo al Parlamento europeo di approvare la nomina, cosa che ha suscitato un’ondata di polemiche tanto da costringere la commissione parlamentare per il controllo del bilancio di riunirsi per esaminare, la prossima settimana,la procedura di nomina.

Al coro si è unita la stessa Mediatrice europea, l’irlandese Emily O’Reilly, che è incaricata di indagare sui casi di cattiva amministrazione, che ha comunicato di aprire una verifica per dare seguito ai numerosi ricorsi ricevuti, sempre a proposito della promozione di Selmayr. Ma i problemi per la Commissione non arrivano mai soli. La Mediatrice infatti, ha rincarato la dose chiedendo al Comitato Etico della Commissione di riesaminare la questione dell’attività professionale dell’ex presidente della Commissione, José Barroso oggi impiegato da Goldman Sachs e sospettato di aver svolto attività lobbistica a Bruxelles.

La richiesta della Mediatrice prende avvio da una riunione tenutasi in un hotel di Bruxelles tra Barroso, nella sua qualità di rappresentante Goldman Sachs e un vicepresidente della commissione, il finlandese Jyrki Katainen. Evidentemente Juncker, accomunato a Barroso nella mala sorte, cerca di difendere il suo predecessore minimizzando i fatti e ricordando la lettera ricevuta da Barroso con la quale gli comunicava di non aver nessuna intenzione di fare lobbing per Goldman Sachs. Infatti…

Eugenio Preta