Trump in soccorso degli allevatori bianchi del Sud Africa

L’Africa del Sud, nell’ammirazione generale delle democrazie occidentali, sta scivolando verso una situazione simile a quella del suo vicino Zimbabwe, Rodesia, con capitale Salisbury, oggi diventata Harare. Un paese, dove le ricchezze minerarie erano importanti – oro, platino, diamanti, cromo – ma anche dove l’agricoltura era fiorente e considerata il granaio d’Africa. Oggi, non è più così e dopo il lungo regime di Mugabe, questa terra è sconvolta da fame, carestie e malattie devastanti.

L’Africa del Sud riflette quindi lo scenario delle democrazie “nere“ della nuova Africa.
Mentre le violenze etniche hanno superato il rugby come sport nazionale, oggi l’espropriazione collettiva senza compenso degli agricoltori bianchi è diventato argomento principale dell’attualità.

L’ANC, il Congresso Nazionale Africano, nel segno di Nelson Mandela, dovrebbe così portare alla riflessione le democrazie occidentali quando afferma che ormai il tempo della riconciliazione è scaduto ed è iniziata l’ora della giustizia.
Se la verità può ferire, il politicamente corretto certamente uccide. Quando in Algeria gli abitanti di origine francese (pieds noirs) furono costretti ad abbandonare il paese, ebbero la Francia metropolitana pronta ad accoglierli, così come i britannici dell’ex Rodesia ebbero la possibilità di ritornare in Gran Bretagna. Oggi gli “afrikaans”, i sudafricani di origine olandese, non hanno alcun riferimento perché il Sudafrica è la loro patria, la loro casa, ma rimangono vittime della pulizia etnica perseguita dai loro compatrioti della nazione “arcobaleno”, modello emblematico del vivere insieme targato Nelson Mandela.

I deputati sudafricani hanno votato a grande maggioranza, con il sostegno massiccio dell’estrema sinistra, una risoluzione che dà avvio ad un programma di espropriazione per pubblica utilità delle terre dei 35.000 agricoltori bianchi. Ma non sono ragioni di pubblica utilità quelle per le quali i Bianchi vengono espropriati dei loro beni; qui il simbolismo della vendetta razziale è molto forte e rappresenta la linea perseguita dall’ANC. Senza per altro, dimenticare che questi agricoltori producono per tutta l’Africa australe e la fine delle loro attività, determinerebbe un cataclisma economico e una carestia simile a quella che colpisce gran parte dell’intero continente.
In venti anni di potere assoluto, l’ANC dell’icona Mandela ha rovinato e portato verso un vero naufragio economico e sociale un Paese che una volta era prospero. Oggi solo carestie, corruzione, violenze, disoccupazione arrivata al 40% e il reddito della popolazione nera inferiore del 5% rispetto a quello che era stato solo il regime bianco, con l’eccezione del solo comparto agricolo, forse perché controllato dai bianchi, a tutt’oggi unico settore produttore di reddito.

Se l’Europa tace e sopporta, gli Stati Uniti di Trump si sono risvegliati, tanto che il Presidente ha chiesto al sottosegretario di stato, di analizzare le misure proposte dal parlamento sudafricano e verificare le espropriazioni e le violenze denunziate dalla popolazione bianca. Naturalmente I dirigenti neri dell’Africa del sud hanno accusato Trump di voler alimentare le tensioni razziali e di voler disseppellire il passato coloniale rimproverandolo per il suo presunto razzismo. Dimenticano però, questi navigati statisti della disinformazione, che in seno alla comunità afro-americana USA, il tasso di disoccupazione è stimato ai livelli più bassi (il 5,9%) e che il gradimento di Trump proprio presso queste comunità africane ha raggiunto il 36%, in evidente progressione, dall’8% dell’anno elettorale al 19% dello scorso anno.

I fautori della grande sostituzione e gli apostoli dei pentimenti post coloniali hanno però i favori dell’Europa, sempre più etno-masochista nei confronti delle popolazioni continentali dove la nozione di razza è fuori gioco, politicamente non corretta.
A differenza del multiculturalismo costi quel che costi, nell’era dell’antirazzismo totalitario, solo il ”razzialismo” – tanto caro a Winston Churchill, tributario per definizione dei fattori ereditari e razziali, ma ben distinto dal razzismo perché non crea una gerarchia dei gruppi umani – potrebbe costituire una risposta alle realtà sociali ed economiche dell’Africa del sud.

Eugenio Preta