Un altro Black Friday

Ancora una lunga giornata per gli acquisti delle famiglie e guarda caso, proprio all’indomani del giorno del Ringraziamento e in prossimità della festa delle zucche vuote di Halloween. Ancora una ghiotta occasione per i giganti del commercio digitale, come Amazon e Alibaba, per registrare – per un’ennesima volta – ordinazioni e benefici da record, in associazione con Visa e MasterCard, le carte di credito utilizzate per il tele-pagamento che, a loro volta, riceveranno un compenso per ogni ordine eseguito.

Miliardi di benefici proprio perché l’uomo moderno deve possedere qualcosa per dimostrare soprattutto a se stesso di valere qualcosa. Nell’universo economico-finanziario, le cifre sono diventate enormi, sfuggono ad ogni possibile controllo e la logica degli algoritmi, come funzione più sofisticata della matematica, conferma la sua supremazia sull’insieme delle attività umane. L’universo delle cifre diventa il mondo dove il sogno prende il sopravvento sulla realtà, una sfera dove solo il virtuale dà senso all’esistenza.

Il numero è diventato oggi un idolo e l’uomo di domani sarà un essere completamente artificiale. Così, quello che una volta era considerato un tabù diventa una fede e l’uomo è come se tornasse alla monade Leibniziana, senza porte né finestre.

Amazon et Alibaba si dividono la maggior parte degli scambi commerciali sia a livello individuale sia su scala familiare. Tra i patemi per quel che manca e la noia poi dell’averlo ottenuto, il quotidiano dell’uomo si distingue per il suo vuoto assoluto, la sua platealità. Del resto, il termine cifra è mutuato dall’arabo “scifr” che significa appunto vuoto, e la cifra vuota per eccellenza è lo zero. Ormai l’universo è descritto come un codice informatico e ci accorgiamo, ricordando gli antichi filosofi, che proprio il numero ha già governato il mondo (Pitagora) e che nella Cina antica la riduzione del mondo in cifre ed in segni è confermata dal Libro delle trasformazioni, Yi Ling, un testo che risale ad oltre 800 anni prima di Cristo.

Dal momento in cui abbiamo inventato lo zero fino allo sviluppo dell’algebra, abbiamo dato origine proprio alle dottrine del libero scambio e alla scienza economica che ormai può definirsi come la grande industria che monetizza persino i valori. Oggi la politica del numero è superata dalle cifre che produce l’economia numerica e per facilitare la procedura, il pagamento in se stesso, viene inteso come un valore, condannando però la moneta stessa a perdere ogni suo valore.

Dalla 4G alla fibra ottica, la moltiplicazione delle connessioni, dei raggi, dei codici, delle onde, dei suoni e degli scambi non cessa di aumentare e dal momento che i dati sono elementi virali, la logica conseguente del “logo” ha fatto largo al caos più feroce. Mentre l’uomo aveva inventato il diritto alla sicurezza, l’individuo si è inflitto l’obbligo di mettersi in pericolo ed ha inventato l’accesso criptato, la sicurezza per il suo sistema di dati. Nonostante gli immensi progressi compiuti dall’umanità in materia di scienza e tecnologie, l’individuo rimane però confinato al mito di Er, nella caverna di Platone con una sola differenza evidente: l’uomo non è stato mai così soddisfatto del suo essere schiavo.

Il suo libero arbitrio non è mai stato così scontato e quantificabile; nel momento stesso di fare “clic” per accaparrarsi il prodotto agognato si abbandona al sogno, i suoi guai diventano relativi, il suo malessere diviene aleatorio: scegliere qualcosa significa farlo fuggire da un’altra, così il “dato” si è nutrito delle sue angosce e dei suoi vuoti.

L’uomo moderno è rimasto un idolatra, ama tutto quello che vale dell’oro, che ha un prezzo, anche spropositato, che lui è disposto a pagare. La sua condanna sarà quella di errare, per decenni interi in questo deserto dei numeri e dei dati. Ormai il virtuale ha dissolto tragicamente il reale e David è stato definitivamente sconfitto da Golia.

Eugenio Preta