Elezioni Spagna: Vox e la “Reconquista”

Già dai primi exit poll delle elezioni spagnole si delineavano risultati impensabili a favore di Vox, con l’elezione di 36/38 deputati e la conseguente entrata in parlamento, per la prima volta, della destra spagnola.

Si era già capito in campagna elettorale. Mentre Vox, il partito sovranista sempre in crescita era capace di coinvolgere migliaia di cittadini ad ogni incontro elettorale (15.000 a Barcellona, 9.000 addirittura nella cintura rossa di Madrid) i partiti del sistema non riuscivano a riunire che poche centinaia di persone. Le cifre contraddicono nettamente i sondaggi degli istituti più accreditati che tendono a minimizzare i voti di Vox, come avvenuto nel corso delle ultime elezioni in Andalusia dove, a fronte delle previsioni di 1 o 2 deputati, Vox ne aveva raccolti addirittura 12.

Ma cosa è successo in Spagna? E’ che una forza enorme ha fatto irruzione sulla scena politica e questa forza ha un nome: sentimento nazionale. Chiamatelo pure nazionalismo, ma toglieteci ogni connotato negativo perché non ne ha nessuno. Quando succede qualcosa che fa leva sui sentimenti del cuore – identità, essere – invece che sui semplici interessi economici, allora i grandi movimenti storici nazionali riprendono nuovo vigore.

Il successo di Vox,con l’entusiasmo e l’interesse che ha suscitato, poggia su tre pilastri: da una parte il sentimento nazionale, la lotta senza tregua contro tutti quelli che, convinti dal grande diluente mondialista (Soros & co) vorrebbero liquidare la nazione spagnola per rimpiazzarla con un mosaico di piccole unità raccolte attorno al proprio campanile.

Ma c’è di più. Valorizzare lo Stato nazione significa smetterla una buona volta con il sentimento di colpevolizzazione che sinistra e forze liberali hanno imposto rispetto a due date importanti della Storia spagnola: la Reconquista e la scoperta e colonizzazione dell’America, la più grande proiezione dell’occidente mai avvenuta nel mondo. Il secondo pilastro di Vox è la lotta contro tutte le aberrazioni del politicamente corretto, vale a dire femminismo, animalismo, ideologia di genere. Aggiungeteci la lotta contro la grande sostituzione in atto ed otterrete “a contrario” tutti i grandi obiettivi invece di Podemos e dei socialisti che, secondo il presidente di Vox, Santiago Abyssal, sono i più grandi nemici della Spagna, includendovi anche partito popolare e ciudadanos – definiti avversari – che si ostinano a perseguire gli stessi scopi.

Siamo in una situazione di vera emergenza nazionale e di grave choc di civiltà che lascia tutte le tematiche dipendenti proprio da questi tre grandi pilastri. Il fatto poi di non proferire verbo sulle prove dell’economia capitalista non vuol certo dimostrare che Vox sia un partito liberale, anche se così potrebbe intendersi dal punto di vista di una catalogazione prettamente economica. Resta però che il fine ultimo del liberalismo non è stato mai d’ordine economico e che la sua vera spiegazione è piuttosto l’individualismo che stravolge l’identità collettiva e nega il radicamento storico.

Nessun dubbio allora: nessun partito è più anti-liberale di Vox. Meglio, più illiberale di questa destra identitaria e sovranista che oggi entra in Parlamento.

Eugenio Preta