Una nota politica da Italiani…

Bruxelles, 19 Luglio 2005

L’Altra Sicilia ha sempre professato un’autonomismo confederalista.


In tal senso non vogliamo, ad esempio, separare in alcun modo i destini politici internazionali della Nostra Isola-Nazione da quelli del resto della nostra più grande patria, l’Italia.

La politica estera e militare deve restare unica; tutt’al più si può concedere al Governo Siciliano una politica di “piccolo cabotaggio” con i paesi rivieraschi del Mediterraneo per accordi economici o culturali o per promuovere, solo promuovere, accordi di tipo politico.

Ma la contropartita di questo nostro “unionismo” dev’essere che l’Italia si ricordi di essere nel Mediterraneo e di includere anche la Sicilia dentro i propri confini.

Da sempre, invece, tra gli interessi della Sicilia e dei paesi del Maghreb, l’Italia non ha esitato a favore di questi ultimi. Ricordate i pescherecci siciliani sequestrati in acque internazionali dai dirimpettai tunisini. Qualche nota di protesta e via. Solo da pochi anni sembra reggere una tregua.

Ora è la volta della Libia. Uno dei regimi più illiberali del mondo, con una mano chiede “sdoganamenti” all’Italia e soldi, con l’altra incoraggia la colonizzazione dell’Europa mediante il traffico di clandestini. Qui è in gioco la sicurezza della Sicilia, e l’Italia e l’Europa di Schengen devono fare la loro parte.

Non possiamo essere esposti ai capricci del governo di Tripoli. Abbiamo più volte detto che siamo per l’integrazione e per l’accoglienza, ma queste solo se fondate sulla legalità e con riferimento a flussi che per quantità e qualità siano governabili realisticamente. Il flusso indiscriminato crea solo caos, chiama a sua volta a repressioni e rimpatri forzati che a nessuno piacciono.

Perché non pressiamo, anche con una vera vigilanza militare, sul fronte della Libia?

Non è un diritto della Sicilia essere difesa militarmente dall’Italia?

Non è un dovere dell’Italia difendere la Sicilia? A questo punto chi è il vero separatista se non chi abbandona a se stessa una parte del proprio territorio?

Altra nota politica “da italiani”: che ci stiamo a fare in Iraq?

Qual è l’interesse vitale italiano in gioco?

L’amicizia con Bush?

La difesa di una “democrazia” che gli stessi iracheni mostrano di non gradire tanto?

La difesa dei pozzi petroliferi?

Se proprio vogliamo difendere democrazia e diritti civili perché non invadere allora l’Arabia Saudita, scandalosa monarchia assoluta e teocratica dove le donne sono ancora trattate quasi come animali e dove chi viene scoperto con una Bibbia viene frustato?

Va bene la fermezza contro i terroristi. Che sia la più dura! Va bene il sostegno morale ed economico a tutti gli arabi che intendono fare avanzare il livello di tutela dei diritti politici e civili nei loro paesi. Va bene la fermezza contro l’immigrazione clandestina. Ma che c’entra tutto ciò con uno scontro di civiltà in cui non abbiamo niente da guadagnare?

La Sicilia è nel Mediterraneo e dobbiamo fare accordi e affari con tutti. Per questo abbiamo bisogno di pace non di guerra o terrorismo. Almeno non quando non ci siano in gioco interessi vitali italiani o siciliani da difendere.

Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!

L’Altra Sicilia – al servizio della Sicilia e dei Siciliani