Il viaggio pastorale di Bergoglio a Cipro nel segno dell’accoglienza

Il viaggio di 5 giorni di Bergoglio a Cipro ed in Grecia si è concluso il 6 dicembre . Prima della partenza il Papa aveva incontrato nella residenza Santa Marta , dove risiedono, 12 rifugiati provenienti da Siria, Congo, Somalia ed Afghanistan; tra di essi anche quelli che Bergoglio aveva portato a Roma di ritorno dal suo viaggio a Lesbo nel 2016.

Questo ha significato che anche il 35° viaggio del pontefice all’estero è iniziato nel segno del motivo conduttore del suo pontificato : l’accoglienza di migranti orientali e africani in Europa.
Nessuna sorpresa quindi se, arrivato a Cipro , dopo le tradizionali preghiere ecumeniche e gli incontri previsti dal protocollo, Bergoglio si sia precipitato a visitare un campo di rifugiati da dove ha preteso di trasferirne una cinquantina in Italia.

Durante tutto il viaggio pastorale il papa ha avuto parole molto dure per l’Occidente e soprattutto per l’Unione europea , accusata di non capire e di distogliere lo sguardo dalla tragedia umanitaria che si svolge nei campi migranti di Cipro e di Grecia, ai confini della stessa Europa.
Senza destare particolare sorpresa il viaggio pontificale è stata una continua richiesta per l’accoglienza e per l’ integrazione dei rifugiati.
Bergoglio ha denunziato l’indolenza di un’Europa incapace di intervenire nei paesi d’origine dei flussi migratori e garantire corridoi umanitari a quanti abbiano diritto all’asilo , un’Europa alla fine generosa soltanto con i trafficanti di esseri umani.

Evocando quanto succede in Siria dove la guerra è praticamente finita, il papa ha auspicato negoziati politici con Damasco che possano garantire il finanziamento della ricostruzione in cambio di riforme democratiche che possano consentire il ritorno dei profughi , utilizzati oggi come arma di ricatto.
L’Europa però finge di non capire, lasciando proseguire il drammatico esodo mentre Bruxelles guarda altrove: questo lo strale di Bergoglio contro l’UE.

Forse, pur essendo convinti della bontà dei propositi vaticani, sembra che Bergoglio sbagli mira: invece di augurarsi un ritorno in patria di questi esuli in modo da ricominciare un ripopolamento dei territori , il ritorno ad una normalità perduta da tempo che priverebbe soprattutto i mercanti di schiavi della loro risorsa principale, Bergoglio reclama sempre e comunque l’accoglienza praticamente indiscriminata di questi profughi.

I prescelti da Bergoglio dovrebbero arrivare in Italia tra il prossimo Natale e l’inizio del 2022 . Secondo la sala stampa del Vaticano il finanziamento della loro accoglienza sarà garantita della Santa Sede e proprio dalla comunità di Sant’Egidio, il braccio efficiente della diplomazia vaticana che ha ispirato sin dall’inizio l’azione geopolitica di Bergoglio.

La comunità Sant’Egidio , insieme alle Ong in generale, occupa un grande rilievo nella diplomazia vaticana ed ha fortemente condizionato la visione politica di Francesco sull’immigrazione. Fondata da Andrea Riccardi , ex ministro della cooperazione del governo inventato da Napoletano ed affidato a Monti , questa comunità laica opera dagli anni 80 sul fronte della cooperazione e dell’integrazione.
Ma non solo. La comunità è impegnata anche in un largo spettro di attività sociali e civili come l’abolizione della pena di morte, l’assistenza delle popolazioni nomadi , la lotta all’AIDS, il contrasto alla povertà e l’accoglienza dei migranti.

Dopo l’elezione di Bergoglio ha ottenuto in qualche modo una vera e propria consacrazione ufficiale dal Vaticano , grazie anche al Pontefice che non perde occasione per sottolinearne il valore e coinvolgerla direttamente in molteplici azioni diplomatiche .
Certo dal 2015 la comunità di Sant’Egidio è riuscita ad aprire dei corridoi umanitari per favorire l’arrivo di immigrati che accoglie nelle parrocchie cattoliche e protestanti in Italia, Francia e Belgio, occupandosi poi della loro formazione e cercando di trovare loro un lavoro almeno fino all’ottenimento dello statuto di rifugiato legale; un’organizzazione umanitaria degna di lode ma non indenne dalle critiche. L’Onu di Trastevere, come la chiamano i suoi fans, tra le critiche dei residenti che invece non ce la fanno più a vivere nel quartiere sede della Comunità.
Un quartiere ormai degradato per la massa di diseredati che frequentano Sant’Egidio , una comunità laica ecclesiale molto legata al potere politico , un vero e proprio Stato nello stato .

Eugenio Preta