L’esempio spagnolo emblematico della condizione della destra in Europa

In Spagna si sono svolte, nello scorso fine settimana, le elezioni regionali della provincia più estesa del paese, quella di Leon e Castiglia dove da anni il Partito Popolare era egemone. Succede che Vox, il giovane partito che rappresenta la destra identitaria, passando dall’unico consigliere della passata elezione abbia ottenuto 13 seggi, ponendosi oggi come arbitro nella formazione del futuro governo regionale.

Un vero terremoto politico se si considera che il PP, convinto di ottenere la maggioranza assoluta si sia fermato al 31,4%, il partito socialista del primo ministro Pedro Sanchez al 39% e i centristi liberali di Ciudadanos, attualmente al governo regionale col PP, siano in via di sparizione con un unico eletto.

Immaginando un accordo impossibile tra popolari e socialisti, Santiago Abascal, leader di Vox, che già ha concesso l’apporto esterno del partito al governo PP in Andalusia e nella regione di Madrid, alza la posta e fa sapere che oggi non intende più sostenere gratuitamente il PP ed un suo appoggio significherebbe un’alleanza effettiva di governo, reclamando la vicepresidenza della regione.

Al di là dei possibili accordi di governo, da queste elezioni vengono finalmente a galla le incongruenze di questo centro-destra, non solo spagnolo ma europeo in genere, che si apre a destra quando c’è da raccogliere e quando c’è da dare invece si ri-centra cercando di creare il famoso cordone repubblicano per punire la destra ed i populisti.

La ricomposizione della destra, un po’ dappertutto in Europa, dimostra ormai che seguire pedissequamente gli editti morali della sinistra, in termini di alleanze e linea politica, significherebbe perdere consenso e confondere il proprio elettorato. Certo Abascal ha il vento in poppa, ma la sua linea politica che oggi rivendica posizioni di governo con il PP inizia a produrre le prime domande in seno al partito.

Molti sostenitori di Vox non vedono di buon occhio l’eventuale accordo a Valladolid con un PP schifiltoso e preferiscono, come hanno già dimostrato, il PP di Isabel Diaz Ayuso che nel partito rappresenta la tendenza verso una destra senza complessi che rifiuta di sottomettersi all’egemonia culturale della sinistra. Del resto Diaz Ayuso ha trionfato recentemente nella regione di Madrid rivendicando una campagna fortemente legata a valori di destra, senza fraintendimenti, rispettosa delle libertà individuali e contro le restrizioni troppo radicali soprattutto riguardo alla gestione della crisi sanitaria.

La presidente Diaz Ayuso ha iniziato a parlare col candidato di Castiglia e León per convincerlo ad accettare di governare con i voti di Vox, ricordandogli come debba essere necessario premiare quello che unisce ed opporsi con forza agli attacchi della sinistra

Due linee politiche dividono oggi il PP spagnolo: il facile e comodo pragmatismo di Pablo Casado, che non vuole accordi con una destra che ritiene troppo estremista, e le aperture a destra di isabel Diaz Ayuso. La fine del braccio di ferro si avrà probabilmente nel corso del prossimo Congresso del Partido Popular, per adesso sembra che il PP di Leon e Castiglia preferisca tornare alle urne o accettare l’astensione mortale del Psoe piuttosto che aprirsi ad un alleanza di governo con Vox .

A questo punto forse Abascal saprà resistere alle sirene centriste, oppure deciderà di dover anche lui con Vox arrivare al potere. Si ricordi però che in Europa, la destra tradizionale, quando ha deciso di spostarsi – contro natura – verso un centro, ostile e inaffidabile, ha deciso il suo fallimento e decretato la sua scomparsa.

Eugenio Preta