Elezioni presidenziali francesi: i giochi del secondo turno

Le storie dell’Europa si assomigliano tutte, specialmente quando si tratta di rinnovare i supremi vertici degli Stati. Sorvolando sul quarto successo consecutivo di Orban in Ungheria che ha fatto impazzire chi rifiuta di scomparire nel pensiero unico, nella mondializzazione, nel liberalismo economico e nel progressismo societario, l’attualità oggi punta sulle elezioni presidenziali francesi.

Con la sua repubblica in marcia, novità del 2017, Macron era riuscito a sbaragliare i socialisti allora tronfi di potere, portando in Parlamento, Assemblea nazionale, un nugolo di mediocri ambiziosi e di vecchi politicanti rispolverati dal riciclo.
Come non vedere il parallelismo con la situazione italiana dove la voglia di novità ha portato al potere il M5S e ha livellato verso sigle secondarie l’antica DC, il vecchio PCI che era stato rifondato nell’Ulivo e, privi di sigle gli eterni marpioni?
Con il primo turno di oggi 2022, il presidente in carica, ma anche Le Pen, Melenchon e Zemmour, sono riusciti a cancellare quel che restava dei repubblicani, orfani degli ideali gollisti e lasciano prefigurare una futura Assemblea nazionale, vuota ma affascinante perché assorbe tutti ma non rende niente al cittadino.
Anche nell’’Esagono, come nel Bel Paese, resuscitati dal giorno che verrà, tutti i ronzinanti del vecchio mondo ritornano in piena forma… tutto è relativo.

Dopo 20 anni di pensione, l’ex primo ministro di Mitterand, Lionel Jospin ritorna a raccontarci il dogma della lotta contro l’odio e il predecessore di Macron, Sarkozy, dopo aver snobbato il suo candidato di bandiera, quella Pecresse che, lanciata dal miliardario Bollorè, presidente di canal plus ecc.., adesso piange per i debiti contratti che a causa dello sbarramento del 5% non è riuscita a toccare e dovrà farsi rimborsare dai Repubblicani (campa cavallo…). Nicola Sarkozy, dicevamo, ha dichiarato di sostenere Macron al secondo turno. Anche la Confindustria transalpina, ritenuta da sempre apolitica, si è sbilanciata indicando di appoggiare Macron, il mago delle finanze, delle relazioni internazionali e di tutto il resto. Anche in Europa, in Lussemburgo ed in Olanda ad esempio, paradisi fiscali illegali, perché vietati dai Trattati ma tollerati dai governi, l’ipotesi di una vittoria della Le Pen spaventa e inquieta.
Sarà adesso il turno dei professori, dei preti e dei tranvieri di scendere in piazza per scongiurare il pericolo Le Pen perché il messaggio che deve passare è che la gente per bene teme questa candidatura. A questo punto attendiamoci la ridiffusione dei filmati della televisione tedesca del ‘33 e le prese di posizione contro i sovranismi distruttori dell’ordine stabilito.

Ma questo non vuol dire che tutti i francesi sono spaventati e coperti di vergogna: operai, disoccupati, impiegati, cattolici, musulmani, agricoltori hanno rifiutato di piegarsi al politicamente corretto ed hanno votato Melenchon, Le Pen ed anche Zemmour . La gente non intende farsi prendere in giro e, come avvenuto per il progetto di costituzione europea, non si è fatta fregare ed ha rifiutato la ricetta miracolosa. Gente che non ha la memoria così corta come vorrebbe Macron e hanno ricordato, al momento del voto, i gilet gialli, lo sfascio societario di 5 anni di “Macronia”, la caduta vertiginosa del potere d’acquisto, Mckinley e i regali agli amici.
Ma, abbiamo visto, il vecchio mondo scoppiato cerca di fare blocco, o piuttosto spara le sue ultime cartucce a salve e manda in trincea la sua vecchia guardia per dare le ultime indicazioni di voto.

Il bello è che oggi i soccorritori di Macron sono gli sconfitti di ieri: Jospin nel 2002, Sarkozy nel 2012.
In fin dei conti, i vecchi approfittatori del potere si stringono gli uni agli altri per resistere e proteggere le loro posizioni col favore di un Macron rieletto. Forse riusciranno i nostri eroi a tenere fino al secondo turno del “tutti contro Marine Le Pen”, forse resisteranno anche alle legislative di giugno: ma poi?
E se la Le Pen saprà scegliere i suoi argomenti e, questa volta, non sbaglierà bersaglio?

Eugenio Preta