MAFIA = STATO ITALIANO ?

Bruxelles, 24 ottobre 2005

Le rivelazioni sui contatti telefonici tra mafia calabrese e Viminale e sulle coperture data dalle forze dell’ordine al capo storico di Cosa Nostra siciliana confermano tristemente la nostra lettura ed intuizione del fatto che la mafia sia lo strumento privilegiato che da sempre lo Stato Italiano usa per dominare la Sicilia e, in buona misura, anche la Calabria.


La mafia calabrese, infatti, assomiglia in tal senso più a quella siciliana che alle varie forme di delinquenza mafiosa di Campania e Puglia, queste più disorganizzate e vicine alla comune malavita.

Anziché invitare, come si fa di solito ipocritamente, i “Calabresi onesti” a reagire, a ribellarsi contro la mafia, L’Altra Sicilia invita i Calabresi ed i Siciliani a prendere coscienza del fatto che l’unico modo per ribellarsi contro questa servitù è quella di ribellarsi contro lo Stato Italiano che copre e avalla questo sistema di potere locale funzionale alla sottomissione sistematica del Sud estremo della Penisola e della Sicilia.

La denuncia di questa doppiezza, che è di Provenzano ma che è di tutta la mafia (boss e confidente dei carabinieri), già di per sé delegittima il potere mafioso nei suoi stessi presunti “codici d’onore” perché lo rivela per quello che è: una sbirraglia senza legge, inventata e tenuta in piedi per mortificare tutto ciò che è autenticamente siciliano, per favorire l’asservimento politico a ras locali che nulla possono e vogliono per lo sviluppo della loro Terra e per appiccicare ai Siciliani come unica identità possibile quella di Popolo senza diritto e senza diritti, come Terra della Mafia.

Di questo si rendono complici alcune imprese italiane, alle quali i Siciliani non dovrebbero far andare più neanche un centesimo, che lucrano da questa immagine.

Si legge, ad esempio, in un depliant della MSC crociere, tradotto in tutte le lingue e distribuito ai turisti che sbarcano in Sicilia, che … “c’è naturalmente la mafia (che comunque non tocca la vita dei turisti. Si possono tra l’altro
visitare i siti mafiosi dove si sono svolti vari eventi criminosi e le
varie tombe dei famigerati padrini e delle loro vittime)”.

Questa è l’immagine che “vende” nel mondo.

Qual è il danno, anche in termini strettamente economici, di un simile messaggio?

Chi chiama questa sciagurata compagnia a riparare ai danni fatti alla Sicilia?

Ma come fate, sorelle e fratelli siciliani, a vivere sotto il peso di questa colata di fango che quotidianamente lo Stato Italiano e l’Italia tutta vi versano di sopra?

Lo ribadiamo senza stancarci: la mafia nasce nel 1860 e durerà finché durerà la sottomissione coloniale della Sicilia all’Italia; i mafiosi sono solo i guardiani di questa dominazione…

Vogliamo essere cittadini italiani alla pari degli altri e lasciare la mafia alla storia?

Riappropriamoci del Nostro Autogoverno nella forma più piena, diamo i poteri di polizia al Governo della Regione come previsto dallo Statuto, ed anzi proponiamo qualcosa del genere anche per la vicina e sorella Calabria.

Tanto la polizia italiana, sembra che ai suoi più alti livelli, come ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia Grasso, protegga la mafia che ha fatto uccidere i nostri migliori magistrati e i poliziotti siciliani che operano nel territorio… Peggio di così…

L’ALTRA SICILIA – Ufficio Stampa