Una voce fuori dal coro nella riforma europea del diritto d’asilo: Victor Orban

Non depone affatto bene, oggi, manifestare una qualche simpatia per Viktor Orban, il primo ministro ungherese. Eppure sono in tanti gli europei che condividono alcune linee politiche del governo ungherese.

Molti giornali iscritti al politicamente corretto, hanno riportato che Orban, attirandosi le ire dei benpensanti, ha invitato gli europei a combattere gli scambi di popolazioni orchestrati da questo “impero federalista“ che, egli accusa anche di essere impegnato nell’offensiva LGBT+ e di rifiutare l’eredità cristiana.

Alcuni media hanno sottolineato come il premier ungherese si sia dichiarato ferocemente contrario alla riforma europea del diritto d’asilo, facendolo risalire al programma della “Grande sostituzione”, il tentativo mondialista di rimpiazzare le popolazioni europee con gli immigrati provenienti dai continenti extra-europei
Certamente dichiarazioni ritenute eccessive oggi che, se solo si azzarda a dire che ci sono troppi immigrati e che sarebbe ormai necessario cercare di limitarne il flusso, si viene immediatamente tacciati da estremisti infrequentabili e, benché si possa anche essere maggioranza assoluta, messi al bando dai padroni del Pensiero unico.
Pur tuttavia bisogna avere il coraggio di ammettere come Orban abbia ragione quando dice che l’Unione europea organizza un’immigrazione che se da una parte riesce a darle un alibi buonista, nello stesso tempo le permette di compensarne il deficit demografico.

Del resto, la premier Giorgia Meloni si è impegnata con tutte le sue forze a ritagliarsi il ruolo di primo della classe dell’Europa e oggi, nonostante il gran parlare pre-elettorale, rientra nel novero di quelle élite auto-proclamate per le quali le frontiere non sono muri mentali, ma in realtà solo ostacoli alla liberalizzazione dei mercati con la convinzione ormai politicamente corretta che la cultura europea si avveri essere soltanto un’associazione reazionaria superata dai tempi.
Il progetto di legge infatti che Meloni e gli altri Soloni europei stanno studiando sul tema spinoso della riforma del diritto d’asilo dovrebbe “controllare l’immigrazione e migliorare l’integrazione” facilitando la regolarizzazione dei migranti senza documenti (che loro chiamano lavoratori), cosa che dimostra ampiamente che il senso dei provvedimenti si debba intendere esclusivamente sotto il profilo della sua valenza economica.

Quanto all’accusa lanciata da Viktor Orban contro una Europa che favorirebbe l’offensiva LGBT+ e che continua a respingere il retaggio cristiano, basterebbe citare le pressioni fatte da sos Omofobia, una ong transalpina, sul primo ministro francese Elisabeth Borne per favorire le politiche transgender. Come in Francia, anche nel resto dell’Europa politicamente corretta, si chiede infatti ai vari governi di posizionarsi su questo tema chiaramente con leggi che permettano di depenalizzare la procedura del cambio di sesso per le persone trans.
Una richiesta difficile da contrastare senza venire tacciati di omofobia o, peggio, di transfobia e che per di più proviene da un’associazione che ha ottenuto il benestare del ministro dell’educazione nazionale per intervenire addirittura nell’insegnamento pubblico, a dimostrazione della penetrazione ottenuta dalle varie ong “libertarie “ in molti governi dell’Unione.

Non è difficile a questo punto comprendere come tanti europei si sentano attratti dal premier ungherese: sicuramente tutti quelli che amano veramente l’Europa, la sua cultura e la sua identità e che ancora riescono a fare la distinzione tra collaboratori e resistenti.

Eugenio Preta