Il fabbisogno energetico spinge molti Paesi verso il nucleare

La dichiarazione del ministro delle Finanze svedese Elisabeth Svantesson sul bisogno del Paese di dover aumentare la produzione di elettricità sembra aver messo un punto finale al sistema dei mulini a vento ed ha certamente aperto la porta al nucleare.

Stoccolma intenderebbe quindi cancellare il limite dei dieci reattori nucleari, peraltro iscritto nella legge costituzionale svedese. Una decisione che, in termini di CO2, sembra più virtuosa delle misure approntate dalla vicina Norvegia che ha autorizzato l’estensione dei campi di gas e di petrolio esistenti. Sembra effettivamente sia in corso un vero contagio perché anche il premier britannico ha comunicato nuove autorizzazioni per lo sfruttamento dei giacimenti nel mar del Nord. Diventa chiaro quindi come i paesi che hanno la fortuna di possedere nel loro sottosuolo i preziosi idrocarburi, cerchino di sfruttarli fino all’ultima goccia.

Se a questo aggiungiamo che alla COP del 26 novembre di due anni fa a Glasgow, l’India e la Cina, primo e terzo tra gli Stati più inquinanti del pianeta, iscritti perciò nella classifica dei cattivi, hanno comunicato di non sentirsi pronti a ridurre i gas ad effetto serra, allora tutto comincia a rassomigliare ad una vera epidemia.

Dopo le dichiarazioni altisonanti in favore delle riduzioni, a poco a poco molti Paesi sembrano ripensarci, cercano il disimpegno e si ritirano come negli Addii di Haydn quando i musicisti smettono di suonare ed uno alla volta abbandonano la scena.

Sintomatico anche il caso della denuclearizzata Germania che, dopo aver creduto di poter contare sulle forniture di gas russo insieme alla proliferazione dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche si trova oggi in grande difficoltà energetica perché la guerra in Ucraina, le sanzioni economiche e il sabotaggio del Nord Stream hanno cambiato la situazione e tutti quelli che avevano auspicato un nuovo corso energetico oggi devono ricredersi: resta ancora lontano infatti per i tedeschi il momento della costruzione delle tanto auspicate nuove centrali nucleari.

Eugenio Preta