Siamo arrivati alla fine dell’Occidente?

Pochi ancora conoscono il woke, un movimento che proviene dai Campus americani e riflette la cultura militante nella protezione delle minoranze, una cultura che si è subito imposta in Europa con l’accettazione  acritica  di tutto quello che ci proviene come oro colato dagli USA, nel bene e nel male.

Un fenomeno che comincia ad avere impatto tra i cittadini europei, ed ha già un buon appeal nella bolla di Bruxellles dove Parlamento europeo e Commissione sono i principali promotori delle nuove movenze  linguistiche e quindi ideologiche.

I dogmi della vulgata Woke come l’intersezionalita’, il razzismo sistemico e il pregiudizio incosciente sono sempre più frequentemente ed apertamente accettati e sostenuti dall’Esecutivo  – nominato tra i padroni del vapore  e non eletto dei popoli europei – al punto da essere deliberatamente confusi con i valori europei , l’alibi alla moda per imporre questa ideologia deleteria.

Così oggi l’Occidente  in crisi potrebbe essere identificato come un paziente schizofrenico che nel suo quotidiano si riconosce in una diversità fasulla mentre  all’esterno professa  in contraddizione, un unico modello di valori universali. Tra le due sponde dell’Atlantico oggi questo paziente è diventato un malato grave , anzi possiamo avanzare che si trovi già in fase terminale.

In seno a quello che ormai sono in molti a definire post-Occidente troviamo una demografia ridotta ai minimi termini insieme  ad una mentalità sempre più obsoleta ma anche ad una profonda crisi intellettuale e morale che raggiunge il suo zenith nei deliri del wokismo  mentre l’Europa si indebolisce e lascia nei propri territori, spazi sempre più grandi alle migrazioni straniere.

All’esterno una politica aggressiva caratterizzata dalle guerre tecnologiche condotte in nome dei diritti dell’uomo, a geometria variabile però  , è sempre più contestate dai Paesi dell’emisfero sud che, da parte loro, rinnovano i principi della loro identità e vedono crescere la  loro potenza.

Questo post Occidente che si vuole oggi multirazziale senza capire che i suoi nemici gli attribuiscono solo le vecchie sembianze  di un mondo bianco da distruggere e dimenticando la consolazione profonda  della politica  , rifiuta di interpretare la realtà di un mondo che sta arrivando alla fine e che si  rinchiude  nella schizofrenia e in un’arroganza che tuttavia non riesce a nascondere la sua impotenza . Questo crepuscolo diventa così ogni giorno più nevrotico e sta trascinando i popoli europei verso un suicidio collettivo.

Ci sorge spontanea una domanda: e se fosse necessaria questa morte dell’Occidente perché l’Europa possa finalmente rinascere?

Eugenio Preta