Nei dintorni della COP 28

La COP 28, trascorso nell’irrealtà di Dubai, rimane il grande ragù cucinato annualmente dalle élites per salvare il Pianeta e limitare il riscaldamento climatico ai valori che la Terra dovrà osservare. I media ovviamente hanno elogiato la manifestazione ed hanno riportato al popolo ignaro le antifone e gli obiettivi irraggiungibili presentati .

Del resto ogni  COP fissa come obiettivo un numero di gradi che non si devono oltrepassare , obiettivo che ogni COP successiva , come constatato dall’ultima volta, decide di aumentare nell’ordine di un decimo di grado.

Un grado, poi uno e cinque, quindi due gradi , ben presto tre, come un treno impazzito che viaggia in senso contrario alla stazione a cui era diretto. Forse perché le emissioni ad effetto serra, da una Cop all’altra , a memoria d’uomo, non hanno mai cessato di crescere, fatta eccezione per il periodo cvd 19.

Il colmo comunque è stato raggiunto con questa COP 28 che si è deciso di tenere a Dubai, negli Emirati uniti , presieduta dal sultano Al-Jaber, un grande ecologista la cui parola d’ordine è la modestia  , presidente della compagnia petrolifera pubblica dubaiana, un Paese che emette in proporzione il maggior coefficiente di gas ad effetto serra per abitante  e dove anche i marciapiedi sono climatizzati, come gli stadi che ormai accolgono gli assi della pedata sulla via del tramonto .

Come se tutto questo non bastasse la conferenza ha riunito più di 70.000 partecipanti che sicuramente non saranno arrivati a Doha a piedi o in bicicletta,  ma con parecchie centinaia di aerei A380 provenienti dai punti più  disparati del pianeta . Certamente  partecipanti d’élite che hanno riempito gli alberghi climatizzati con le acque delle piscine raffreddate .

Tra i 70.000ci sono state parecchie decine di migliaia di donne che hanno costituito il 37% degli invitati  e il 29% delle quali erano capi delegazione.

Che succede quando 45.000 uomini, lontani dalla loro famiglia ,non tutti certamente  seducenti, anzi spesso poco educati  ma provvisti di documenti diplomatici che danno loro una immunità rispettabile,  convivono per qualche giorno con 25.000 donne tra le sale di discussione o nelle hall degli alberghi di lusso con piscina?

Beh , quello che si è sempre registrato alla conclusione  di ogni COP: le proteste proprio delle partecipanti per aver dovuto far fronte alla corte sfrontata e persino alle aggressioni sessuali dei loro colleghi imbevuti del loro maschilismo.

Ogni protesta però è sempre rimasta inascoltata perché non esiste ancora alcun organismo capace di lottare contro questi abusi. Alla precedente COP di Charm el Cheikh era stato previsto un ufficio dove si sarebbe potuto segnalare ogni possibile tentativo di aggressione . Si trattava però solo di un indirizzo di posta elettronica senza nessun incaricato pronto a rispondere.

La COP è  diventata una corte dei miracoli , una corte che non potrà  mai impedire al pianeta di precipitare verso il riscaldamento climatico cui è condannato perché il consumo mondiale di carbone non è mai stato tanto elevato e ,per di più aumenta continuamente, soprattutto in Cina ed in India , i maggiori Paesi consumatori, a danno  della salute dei loro cittadini.

In India la nube tossica provoca ogni anno decine di milioni di morti .ma a Doha intanto si è soltanto trattato di proposte e gli approfittatori miliardari continuano a distruggere il pianeta e a  dilapidare  i fondi che vengono loro assegnati invece  per difenderlo.

Eugenio Preta