Von der Leyen a Davos, solo per chi conta

Anche la presidente della commissione Von der Leyen ha parlato nell’inverno svizzero ovattato di Davos ,l ‘appuntamento mondiale  dove i dirigenti delle grandi industrie internazionali mettono a punto la loro opera d’influenza confrontandosi ai politici,  fieri di esservi invitati.
Qui la  connivenza apparente è la regola e Klaus Schwabb , il fondatore,  rimane l’attore principale ,la vedette acclamata anche se non dirige più il Forum economico mondiale.
L’intervento della Presidente della Commissione è  da manuale  : come si conviene ad ogni occasione che conta, von der Leyen ha manifestato ,già nel prologo , la sua fede mondialista invitando ad intensificare la collaborazione internazionale.
Eppure l’idea del mondo creato dalla mondializzazione non avrebbe dovuto lasciare più dubbi: guerra in Ucraina e in Medio Oriente, instabilità nel continente africano, tensioni tra nord e sud, competizione sempre più rozza tra Stati Uniti e Cina, Unione Europea inutile vassallo de-industrializzato.
Così si può anche capire perché il tema prescelto dai colloqui sia stato quello del dover ristabilire la fiducia: nei cittadini? Ma no, nell’oligarchia mondiale.
Da qui l’affermazione secondo cui il rischio peggiore sta nella disinformazione e nella cattiva informazione , dal dopoguerra ,le minacce più gravi per l’ordine mondiale .
Da queste asserzioni si evince la volontà di voler controllare l’informazione e di conseguenza quella di eliminare qualunque opinione vada contro  Il credo mondialista accusandola di complottismo , peggio, tacciandola di reale minaccia per la democrazia. .
La presidente Von der Leyen prona per una nuova architettura mondiale che abdichi la politica a favore delle grandi aziende mondialiste che, secondo la nuova Erinni al singolare  ,dovranno collaborare direttamente con i governi .
Così dicendo la signora ha cancellato il discrimine necessario tra azione politica ed interessi economici dimenticando scientemente come lo scopo dell’azione politica sia il bene comune e quello dell’industria il profitto e la convenienza economica.
Ma la suddetta presidente  , ha forzato la mano quando ha affermato pure che le industrie possiedono oggi innovazione ,talento ed energie per trovare le soluzioni necessarie alle minacce più gravi come il cambiamento climatico o la disinformazione industriale.
L’autorità politica così si annulla a vantaggio della grande industria e la Von der Leyen si e’ allineata quindi al fondatore del gruppo Bilderberg , David Rockefeller , quando questi aveva affermato che il mondo degli affari gli sembrava l’entità più adatta  a sostituire i governi.
Attenzione quindi, il prossimo giugno si terranno le elezioni europee. Pare che la signora le ritenga una prassi già decisa ed intenda succedere a se stessa. Ormai però  la posta in gioco è troppo alta : la concezione stessa dell’unione europea , la natura dei poteri dell’esecutivo e le sovranità degli Stati nazione.
A questo punto la palla riviene al cittadino che , senza farsi distrarre da sovranismo e populismo , dovrebbe aver compreso che il progetto europeo non è più neanche federalista: si tratta  semplicemente di creare uno pseudo Stato sovranazionale , succursale di un governo mondiale al servizio dell’economia globalizzata.
C’è  ancora tempo per opporsi a tutto ciò e per riorientare in profondità l’Unione europea spiegando ai cittadini  la realtà effettiva, non quella effettuale di Davos e Von der Leyen: nel momento dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario , diceva George Orwel
Eugenio Preta

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