MESSINA PRIMO SETTEMBRE 1847-2006 (159°)

Messina, 1 settembre 2006

Dopo l’epidemia del 1837, i patrioti siciliani di Palermo e Messina
ripresero a organizzarsi, intanto Ferdinando II continuava a negare le
riforme ed il progresso che tutti chiedevano.

All’alba del 3 giugno 1847,
nel giorno della festa cittadina della Madonna della Lettera, la statua di
bronzo del re, che era in piazza Duomo (oggi in via Garibaldi), appariva con
le orecchie tappate da bambagia e con la benda agli occhi, satira pungente
che fece il giro dell’Italia. A Napoli fu stabilito un accordo tra le
rappresentanze progressiste di Sicilia e Calabria nel Maggio 1847.


Con
questo accordo si preparava una rivolta che doveva scoppiare simultaneamente
a Messina e Reggio.

Molti messinesi lavorarono alacremente per preparare
l’insurrezione fissata per il 2 Settembre. Tutti i preparativi procedevano
con grande attenzione per evitare le spie della polizia borbonica. Il
controllo governativo era concentrato su Palermo e Napoli, questo favorì
l’organizzazione. Si era saputo che Mercoledì 1° Settembre gli ufficiali del
presidio di Messina davano un banchetto all’albergo Vittoria in omaggio al
generale Lualdi, di recente promosso maresciallo.

I Messinesi avevano
l’occasione clamorosa di catturare tutto lo stato maggiore borbonico in un
colpo solo, decisero di insorgere il giorno prima. Il 1° Settembre 1847 alle ore
sei del pomeriggio. 5 gruppi partirono da diversi punti della città chiamando
alle armi tutti i cittadini. Gli ufficiali, avvertiti tempestivamente della
rivolta, erano scappati per rifugiarsi nei quartieri militari e nelle
fortezze. Dalla marina alla salita del forte dell’Andria i soldati non
resistettero a lungo. Molti posti doganali furono presi d’assalto e i
soldati travolti dai Messinesi. Fu una lotta impari contro soldati che
accorrevano continuamente. Verso le otto il numero enorme dei soldati
borboni accorsi prevaricò i gruppi dei rivoltosi che si ritirarono.

Questa fu la prima rivoluzione in Sicilia che porterà , dopo quella di
Palermo nel Gennaio 1848, alla costituzione della Repubblica Siciliana con
la presidenza di Ruggero Settimo. Gli insorti trovarono riparo e ospitalità
sui colli della città, il generale Lualdi invitava i cittadini a denunciare
gli insorti, e che potevano essere uccisi da qualsiasi persona con una
taglia di 300 ducati per ogni ribelle ucciso e 1.000 ducati per ogni ribelle
catturato.

Nessuno fece denuncia, i ricercati uscirono salvi dalla Sicilia
per trovare riparo fuori in attesa di rientrare. I governanti borboni
volevano dimostrare all’Europa che i moti di Messina erano opera di pochi
pazzi. Fecero firmare un documento al Senato cittadino ove si ammettesse
questa versione. Tale delibera suscitò lo sdegno di tutta la cittadinanza,
che si trasformò in una protesta che fu divulgata con dei manoscritti
distribuiti in tutta la Sicilia e spediti ai Governi degli altri Paesi. I
borboni fecero anche coniare una medaglia con le scritte; Messina 1°
Settembre e Fedeltà (sul fronte) con cui decorarono tutti i soldati e
marinai al soldo di Ferdinando che erano a Messina quel giorno. Allo sdegno
pubblico il governo sovrapponeva altra offesa e insisteva con questa nuova
provocazione e plateale premiazione.

Il 12 Gennaio 1848 Palermo insorgeva, dopo giorni di combattimenti, cacciava
dalla città i borbonici e costituiva un Governo Provvisorio del Popolo
Siciliano. Il Governo nemico corse subito ai ripari a Messina, considerata
fondamentale per il controllo militare della Sicilia, facendo schierare
tutte le forze militari presenti in Città sulla Via Ferdinandea (oggi via
Giuseppe Garibaldi). Il Popolo messinese cominciò a inveire urla e insulti
contro i soldati che temevono di essere assaliti dalla moltitudine di popolo
inferocita, il generale impauritosi (spagnatosi) fu costretto a ordinare una
ritirata frettolosa e disordinata che somigliava ad una fuga.

Il 28 gennaio
un comitato di 300 cittadini pubblicò un proclama: “all’armi ai messinesi!
ecco il giorno tanto sospirato! Siete tutti ormai armati e organizzati.
Messina che diè prima il segno dell’insurrezione finisce in questo giorno la
grande Rivoluzione Siciliana, trionfante per opera dell’immortale Palermo.
Pronti alla difesa, pronti al fuoco, se una mano di capi pazzi e venduti, un
armento di ciechi soldati, che son trascinati come vittime al macello,
tenteranno di turbare la gioia cittadina del trionfo siciliano”. Il Popolo
messinese combatteva e vinceva, resistendo all’esercito borbonico,
dimostrando al mondo intero che la schiavitù non è cosa da uomini.

Il 29 gennaio 1848 i messinesi scesero in piazza. I soldati sparavano sulla
città dai forti. Alle 23.00 entrarono in Città i soldati del generale
Filangieri, fu una battaglia feroce soldati contro cittadini. I reparti
sconfitti si ritirarono scappando nel campo d’armi di Terranova (dove adesso
c’è la stazione ferroviaria). I combattimenti durarono molti giorni a
Messina.

Il 30 gennaio si arresero i soldati del forte di Rocca Guelfonia
(oggi Cristo Re).

Il 1° febbraio Forte Gonzaga (Camaro), il 22 Porta
Realbasso(Fiera). A Palermo intanto si era riunito il Parlamento di Sicilia
e costituito il governo con presidente Ruggero Settimo. Il nuovo governo
siciliano, per compensare i gravi scontri e danni che aveva sopportato la
città di Messina, decise di risarcirla adeguatamente.

Il 31 Marzo 1848 i
messinesi Giuseppe Natoli e Giuseppe La Farina, presentarono questa mozione
alla Camera dei Comuni Siciliani: “restituzione a Messina del PORTO FRANCO
che aveva dal 1784 e che fu tolto con frode e violenza da quelli che oggi la
bombardano”. La mozione fu approvata dalle due Camere con voto unanime e
salutata dai rappresentanti al grido di “Viva la Sicilia, viva Messina”.

Il
3 settembre 24.000 soldati partiti da Reggio sbarcarono a Contesse (a sud di
Messina) mentre dalla Cittadella fortificata nel porto (oggi stazione
traghetti FS) e dal forte del Salvatore (oggi sovrastato dalla Madonnina del
porto) partivano centinaia di colpi di cannone sulla città. Molti degli
edifici e dei monumenti più belli furono distrutti. Il bombardamento
produsse un incendio che completò la distruzione. Il fuoco dei cannoni di
tre fregate a vela, otto navi da guerra a vapore, cinque battelli, venti
cannoniere, e quaranta altre navi si riversarono sulla sola città di
Messina. Il bombardamento degli edifici fu assurdamente feroce e inutile. I
messinesi accorsero da ogni parte contro i soldati che avanzavano da
Contesse facendo strage di donne bambini e vecchi che si trovavano nelle
case, poi sistematicamente incendiate.
I giovani volontari detti CAMICIOTTI si difesero da dentro il Convento della
Maddalena, sparando dalle finestre sui soldati. Circondato il convento i
borbonici aprono un varco a cannonate e dal muro di cinta e dal cancello del
giardino riversandosi all’interno, dove si trovavano solo due compagnie del
10° battaglione siciliano. Anche i monaci combatterono insieme ai
“CAMICIOTTI”, questi ultimi furono circondati nel cortile del Convento ,
invece di arrendersi si lanciarono nel pozzo che si trovava nel centro del
cortile, precipitando verso la morte. La Città di Messina li ricorda con una
via centrale proprio dove era il Convento, adesso sede della Casa dello
Studente. Dopo 5 giorni di grandiosa difesa, Messina cadeva l’8 Settembre
1848. La repressione fu spaventosa e crudele da far inorridire il mondo
intero. Ferdinando II si meritò l’appellativo di re bomba per aver
ferocemente bombardato la città dalla Cittadella (dal suo stesso porto) e
dalle navi nel canale che tra Reggio e Messina arriva sino a Capo Peloro
lungo circa 24 chilometri. Francia e Inghilterra intanto si accordano per il
canale di Suez che cominciano nel 1859 e finiscono nel 1869, progetto e
scavo made in Torino.

Questa rivolta del 1° Settembre 1847 diede a Messina
il primato della prima rivoluzione, ma anche una lezione di comportamento
per il futuro: mai fare in pochi quello che si deve fare in molti.

Nel vedere oggi la lapide commemorativa del 1° Settembre 1847 che si trova
in Piazza Duomo a Messina, è certamente singolare notare come il ristretto
luogo, di uno dei pochi monumenti rimasti, sia usato e occupato vistosamente
dalle Poste Italiane come spazio per la BUCA DELLE LETTERE, un luogo in
piena curva con uno strettissimo angolo di svolta ove transitano molti
veicoli pubblici e privati, ed ancora, la prima delle due lapidi sia coperta
da due grossi cavi (ENEL, TELECOM ?). Per non dire della “futuristica”
postazione telefonica TELECOM collocata a pochi metri dalla buca e del
bidone della spazzatura posto centralmente di fronte alle lapidi che fa da
guardia al “bell’ arredo” urbano monumentale, più che arredo si tratta di
“arretro urbano”, utile a far sparire la storia con una amnesia a cui sono
condannati i siciliani e soprattutto i messinesi da 159 anni di dittature
gattopardesche, amnesia di storia e di buona amministrazione dal comune al
tribunale. In questa città di Messina dell’isola di Sicilia, ormai senza
memoria e senza vergogna, Cittadini!
venite liberi a visitar la giustizia siciliana, prima che la giustizia
italiana a visitar vi venga.

In questo stato di “amnesia organizzata” c’è anche chi vuole collocare, a 60
anni dalla Repubblica, la statua del monarca bombardiere Ferdinando II in
piazza Università di fronte al Tribunale di Messina.
Una bandiera della Sicilia è esposta sulla lapide del Primo Settembre, è
quella della Guerra del Vespro del 1282 a cui è dedicato il campanile del
Duomo di Messina, due fiori giallo-rossi ricordano i magnifici cittadini di
quel giorno, che precedette l’anno 1848 in cui si proclamò la Repubblica
Siciliana Indipendente con un Parlamento Siciliano ed un presidente della
Repubblica: Ruggero Settimo. Questa è la vera Storia, tutto il resto è
falso, nessuna “unificazione”, la Sicilia non è MAI STATA UNITA ALL’ ITALIA,
neanche con l’occupazione romana, infatti, fu dichiarata PROVINCIA, cioè
un’altra NAZIONE, i siciliani NON erano cittadini romani, erano e sono un
altro Popolo .

Dopo 700 anni di Regno indipendente, dal 1815 l’ unico scopo era tornare
all’indipendenza del Regno di Sicilia che iniziò nel 1130 con il primo
Parlamento, poi con il Parlamento delle Città Libere Repubbliche del Vespro
Siciliano… oggi con un Parlamento Siciliano con 90 Deputati, dal 2010 con
il Mercato Unico del Mediterraneo, la Sicilia ed il canale di
Reggio-Messina ritornano ad essere il fulcro commerciale del MARE-LAGO più
grande del pianeta. Libano, Suez, Gibilterra, Messina…. lo stesso mare, la
stessa guerra.

Baeli Rosario

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