Il nuovo statuto catalano

Giarre (CT), 5 settembre 2006

Lo scorso 9 agosto è data storica per la Catalogna.

E’ a partire da quella data che il nuovo statuto d’autonomia catalano è entrato in vigore. Progetto portato avanti dalla maggioranza di sinistra del governo della Catalogna, oggi oggetto di forte attenzione dei federalisti di tutta Europa ed un esempio per tutte le altre comunità regionali spagnole che si stanno affrettando ad imitare.

Il nuovo statuto inizia ad essere “vivisezionato” e studiato da più parti.

Cosa farà la nostra Sicilia?

Studierà, confronterà, aggiornerà il suo vecchio Statuto?

Se si, sarà data la “competenza ai competenti” o c’è il rischio di grossi pasticci normativi?

Speriamo di no. Intanto diamo un occhiata sommaria ad alcuni aspetti tra i più importanti dello statuto catalano.
Finanziamento, competenze, istituzioni ed identità “nazionale” sono i punti salienti di un testo che si articola in “preambolo”, sette “titoli” ed alcune “disposizioni”.

Le entrate e le spese attirano le maggiori attenzioni; di esse si occupa l’art.202, comma 1 e 2. Delle prime è disposto che le finanze e le risorse finanziarie siano autonome, da organizzare in modo da poter far fronte all’autogoverno della Generalitat della Catalogna, attraverso (art.204) una Agenzia tributaria incaricata della “gestione, riscossione, liquidazione ed ispezione di tutti i tributi propri e di quelli divisi con lo Stato centrale. E’ previsto un particolare meccanismo di solidarietà nei confronti delle altre comunità autonome, che scatta solo dopo che queste abbiano dato prova di uno sforzo fiscale parimenti simile.

Quanto alle spese (art.202, comma 2°) il nuovo statuto prevede una “piena autonomia di spesa”, nel senso che il governo della Catalogna decide liberamente come indirizzare le risorse proprie e come disporre di quelle derivanti dai tributi ad esso ceduti dallo Stato (art.203). Tra le tante altre previsioni colpiscono l’autorizzazione a convocare consultazioni popolari per mezzo del referendum ed i maggiori poteri ai comuni e ad altri distretti, stabilendo inoltre un canale più certo di comunicazione con il governo di Barcellona.

Del problema della identità catalana, sorprendentemente e con molta audacia, la Catalogna viene definita “nazione”, quasi a sottolineare la vecchia aspirazione del popolo catalano, (regalo che anche il popolo siciliano eventualmente si aspetterebbe), pur conservando il nuovo statuto un assetto federalista.

La carta prevede, infine, che la Catalogna abbia un ruolo nelle relazioni con l’Unione europea, almeno per le materie di sua competenza. Linea diretta con Bruxelles che Barcellona, già la settimana scorsa, ha prontamente attivato.

Desideriamo riportare questo passaggio del nuovo statuto pensando al problema siciliano del Ponte sullo Stretto. Prerogativa questa che consentirebbe alla Sicilia di risparmiare tante marce su Roma. Sacrifici che forse sarebbe meglio dedicare direttamente alla formulazione del nuovo statuto siciliano, previo coinvolgimento del popolo siciliano attraverso una vera, sentita, corale, azione condivisa (politica, società civile, informazione) per un decisivo, energico recupero della vera identità siciliana e del destino di questa terra.

Salvo Marino