A Cefalù iniziano i festeggiamenti per celebrare un falso mito

La storiografia risorgimentale, espressione della minoranza ideologica che unificò l’Italia, ha creato il mito di Garibaldi che, finalmente purgato dalle sue falsità storiche, puo’ riproporsi oggi in chiave critica.

Pur se ancora parlare male di Garibaldi appare sempre politicamente scorretto, alla luce delle vicende del Paese e specialmente del sottosviluppo economico e della subalternità culturale del mezzogiorno, i tanti nodi non sciolti dell’unificazione e la discussione sulla figura di Garibaldi, che di.quella unificazione fu strumento principale, non appare blasfema.


Certo da molte parti ci vengono lezioni di storia, come da Cefalu’, paese che ha dato il via ufficiale ai festeggiamenti per celebrare la nascita di quell’ “eroe” osannato in Italia dai pennivendoli di regime mentre all’estero viene ritenuto ladro e non eroe, privo poi dell’orecchio sinistro, menomazione spacciata per una ferita di guerra mentre invece si trattò della pena comminatagli per abigeato e traffico di schiavi, massone e arrogante anticlericale, mercenario, trafficante di schiavi, “l’eroe dei due mondi” praticava questi e altri crimini in giro per l’Europa e l’America del Sud, al soldo dell’autoproclamata “Republica do Rio Grande do Sul”, una repubblica delle banane, diventata un centro di corruzione e violenza.

Ricordare poi che la spedizione dei Mille venne finanziata con i soldi della massoneria inglese che servirono a corrompere generali, funzionari e ministri borbonici, molti dei quali “confratelli di loggia” e deprecare i fatti di Bronte, l’eccidio del garibaldino Bixio, compiuto su inermi contandini perchè avevano osato usurpare le terre concesse dai Borboni agli inglesi, diventa vieppiu’ necessario per riaffermare la verità della storia.

Adesso è chiaro che il socialismo, l’uguaglianza e la libertà proclamati dal nizzardo erano solo pretesti per colpire il potere della chiesa, scardinare le monarchie cattoliche per asservirle ad uno stato laico e mettere cosi’ le mani sui nuovi mercati, sulle loro immense ricchezze, sulle loro ricche industrie, sui loro demani pubblici, sui beni ecclesiastici, sulle riserve auree del Regno delle Due Sicilie, sulle banche .

Ma Cefalu’ è Paese eccellente e culturalmente indipendente e di certo non celebrerà soltanto l’arrivo dell’eroe dei due mondi ma anche e soprattutto l’arrivo della sua banda di mercenari che sotto la protezione delle navi britanniche riuscirono a conquistare la Sicilia, ad eccezione di Milazzo, non con il valor militare, ma con gli inganni e la corruzione dei generali borbonici, le esecuzioni di massa, come a Bronte, la brutale ferocia assassina, le esposizioni di cadaveri e le fosse comuni. e a depredarla con gli espropri delle riserve auree siciliane, i saccheggi, le devastazioni, gli stupri, le persecuzioni, che avverranno contestualmente alla “spedizione” delle giacchette rosse, prodromi dell’arrivo della mafia.

E di certo Cefalu’ e la signora pronipote non parleranno della conquista sabauda della Sicilia che la sprofondo’ nella miseria, aggravata dall’introduzione della lunghissima coscrizione obbligatoria per sottrarsi alla quale i braccianti, ribattezzati con spregio “briganti”, si davano alla macchia consegnando alle violenze e alla morte per mano italiana i propri famigliari.

Né si parlerà del plebiscito-farsa, cui vennero chiamati a votare, con la minaccia delle armi, più elettori dei cittadini dello stesso Stato Piemontese, ma nel rispetto della verità storica scritta da penne non siciliane, si continuerà a propinare alla gente la leggenda di un mercenario e le gesta di un casato di avventurieri e poveri uomini .

Ufficio stampa
L’ALTRA SICILIA – Antudo