A servizio della causa della mia amata terra


Carissimi Eugenio e Franco,

ho letto il Vs. articolo con il cuore denso di emozione e mentre due insistenti e incontenibili righe umide mi percorrevano il volto.

Oh fratelli miei come avete ragione!. E’ vero!.

Forse L’avv.to Livreri non ha bisogno di queste righe per prendersi carico del suo stesso destino perchè lo fa e lo sa fare da tempo.

Ma Giovanna, la vostra Giovanna, ha bisogno del sentirvi vicino per sentire sempre alimentata la forza espressa nel coraggio di affermare la verità e la giustizia. La sua lotta di donna come donna è la Sicilia contro il destino avverso. E qui mi sovviene Sciascia con il suo canto alla Sicilia: “La Sicilia… donna anche lei: misteriosa, implacabile, vendicativa, e bellissima”. Un destino che la Sicilia vuole con forza essere foriero di monsone, di uragano che spazzi via l’ignobile intreccio di potere e interesse i coloro i quali non consentono alla nostra piccola patria di rompere e catene e dichiararsi libera.

E io sono come lei come la nostra terra e mi sento immedesimata nella sua agonia.

Come Vorrei partecipare alla resurrezzione dei Siciliani e al loro riscatto morale ed economico della terra Impareggiabile. Io lo voglio. Si lo voglio! quanto L’Altra Sicilia lo vuole, quanto i miei mirabili amici Franco e Eugenio e i loro fratelli della Diaspora lo vogliono. E forse ci voleva questa altra grande prova di sofferenza e tenacia personale nel ribellarsi all’ingiustizia diffusa. Forse quanto mi sta accadendo in questi mesi e in questi giorni, nella sua eccezionalità e unicità mi sta ulteriomente parlando di pulizia da falsi valori, quelli espressi dalle lobby di potere che rendono immanente la cappa di immobilismo sulla nostra piccola patria.

Palermo come “sodoma e gomorra”, città ricurva su se stessa, politici del malaffare e dall’inciucio facile, imprenditori corrotti e servili, magistrati collusi e disponibili e cortigiane… tante cortigiane disponibili a aiutare l’ascesa di tutti costoro: statue di sale.

Palermo capitale di una regione/nazione resa schiava e principessa/cenerentola, coperta di polvere, rinnegata dai suoi figli e costretta a raccogliere le briciole che cadono dalle tavole imbandite con i suoi averi a Roma: città della lupa.

Si, è vero, l’occasione appare vicina ma solo se con voi e insieme per la nostra terra. Spero di avere dimostrato con la mia battaglia personale che non esistono intoccabili. In una terra di Sicilia dove la mafia, quale mentalità prevaricatrice si manifesta con l’arroganza del potere abusato, deviato e usurpato, tutto puo’ essere mafia e non c’è luogo, palazzo, istituzione, confessione ove la stessa non ha servi, figli e adepti; ma si puo’ attaccare, denunciare e mettere all’angolo. D’altronde la mafia è una filosofia di vita, è un credo. Mutante nel suo essere sempre disponibile a sopravvire malgrado tutto e tutti e capace di camminare sulle gambe di chiunque la porti dove ella vuole. Essa è stato il morbo che ha afflitto la nostra vita sociale e ci ha reso storpi e rachitici e non perché la stessa ha occupato gli spazi di potere lasciati liberi dall’assenza dello stato nell’Isola, ma perché la mafia è parte stessa, nell’Isola, dell’espressione dello stato e dei suoi più alti poteri. Basta rileggere Leonardo Sciascia ne “Il giorno della Civetta”: ” Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un sistema che in Sicilia contiene e muove interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel vuoto dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma dentro lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta”. Si è vero saremo anche come ci definì Cicerone che marchiava i Siciliani come “gente acuta e sospettosa, nata per le controversie”.

Ancora oggi molti autori hanno individuato un tratto comune al comportamento dei Siciliani, ovviamente soggettivo, ma probabilmente non del tutto falso. Sono pero’ molti gli altri aspetti caratteristici dei Siciliani: il senso alto della famiglia e dell’onore, il rispetto per la donna e per la femminilità, ma anche l’attaccamento alla propria terra, la teatralità dei gesti e degli atti, il senso dell’accoglienza, la diffidenza e la intolleranza all’ingiustizia. E io intendo riassumere queste ultime caratteristiche perché sono sicula e moriro’ sicula e come la triscele – essere mitologico a tre gambe perché ovunque lo si getti, resterà in piedi, insieme dobbiamo affermare la capacità di fermezza e di forza di carattere delle genti sicule. Che cio’ sia esortazione ad essere tenaci e lavorare duramente per il destino della nostra Isola di luce.

Cosa altro aggiungere.

Sono qua miei cari amici e sempre a voi grata per avermi fatto riscoprire il senso dell’appartenenza e della patria. Sono quindi a servizio della causa della mia amata terra e per Lei e di Lei vivo.

Grata della vostra amicizia Vi saluto con grandissimo affetto.

Giovanna Livreri


Leggi l’articolo:

Il bisogno del mito

The need of the myth