Dai gattopardi agli sciacalli

Domani, 13 marzo, nella ricorrenza del 149° anniversario della caduta della Real Cittadella di Messina, L’Altra Sicilia, senza velleità storiografiche, ma con spirito di giustizia nei confronti di un periodo storico tramandato da una storiografia ufficiale sicuramente incompleta e dichiaratamente di parte, alla vigilia delle Celebrazioni per l’Unità d’Italia, invita ad una riflessione sulla Storia del Paese forzatamente voluto unitario, e ricorda qui quequelPianelll avvenimento.

Il 27 luglio del 1860, concludendo la sua cavalcata siciliana, Garibaldi faceva ingresso in Messina. Probabilmente , se la lealtà fosse stata patrimonio dei generali borbonici, e specialmente del comandante della piazzaforte, gen. Pianell, i garibaldini, nel frattempo aumentati di numero grazie alla caratteristica tipicamente italica (e non soltanto siciliana) di saltare sul carro del vincitore, non avrebbero avuto alcuna possibilità contro i 15 mila soldati duo-siciliani della guarnigione messinese.

Pero’ il generale Pianell, già’ architettava il tradimento contro la sua Patria e il suo Re, comandando alle truppe del Generale Clary di lasciare la Sicilia e abbandonare così’ Messina al suo destino.

Clary, trasgredendo agli ordini , lascio’ 4000 soldati borbonici nella fortezza della Real Cittadella a presidio della città di Messina e fece imbarcare per la Calabria il resto delle truppe. Ovviamente la fedeltà al suo Re gli costò la destituzione dal comando e il trasferimento nelle prigioni di Napoli, mentre il comando della piazzaforte di Messina fu affidato al generale Fergola, rimasto fedele al suo Re, con il compito di difendere l’ultimo lembo di terra siciliana dalle grinfie piemontesi.

La fortezza, malgrado fosse circondata da tutti i lati dai garibaldini prima, e dalle truppe piemontesi poi, resistette fino alla capitolazione di Gaeta, il 14 febbraio del 1861. Proprio dopo questa data infatti, fu intimata la resa al generale Fergola da parte del comando piemontese. Ovviamente il generale rifiutò, scatenando l’ira dell’ esercito piemontese d’invasione. A questo punto fu mandato il generale Cialdini in persona per risolvere il problema. Arrivato il 27 febbraio 1861 con 4 battaglioni di bersaglieri piemontesi e con i nuovi cannoni rigati di provenienza inglese, il macellaio come era tristemente soprannominato Cialdini, cominciò le ostilità e dopo giorni di pesantissimi cannoneggiamenti, da mare e da terra, obbligo’ alla resa la Real cittadella di Messina. Era il 13 marzo 1861.

Sono passati 149 anni da quel giorno, e la storia, sempre quella scritta dai vincitori, é tramandata nei testi scolastici senza alcun contraddittorio, e continua a far passare il Risorgimento come il riscatto delle popolazioni meridionali, consacrando a figure di eroi banditi già condannati in giro per i mondi (due nel caso più’ eclatante).
Lasciamo alla storiografia onesta il compito, finalmente , di svelare le menzogne e le tragedie della conquista piemontese e garibaldina dell’Isola e del Sud, noi, da questa ricorrenza vorremmo iniziare per una necessaria informazione alle nostre comunità emigrate, ricordando – e non sarà certo un caso – che proprio tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 inizio’ il triste fenomeno dell’emigrazione, guarda caso costituita quasi interamente da popolazioni siciliane e meridionali.
L’Altra Sicilia , ricorda che la storia dell’emigrazione è fatta di pagine gloriose, di sacrifici, di uomini perbene , di fatica e di onore, e parla sempre dell’Isola, ma è anche fatta dagli approfittatori, da chi, speculando sulla condizione di “esule”, inganna i siciliani all’estero e ne carpisce la fiducia e il voto, mentre rimane a Roma o a Palermo ad inventarsi nuove menzogne .

Che sgomento intanto al vedere la situazione della nostra Isola!
Stravolta dal cemento e dalla criminalità politica, senza occupazione e senza volontà di difendere la poca esistente a Termini Imerese, oggi l’Isola si ribella e lo fa nello scempio delle case abusive, nei torrenti ostruiti dalle costruzione autorizzate da sindaci e assessori che ora non possono piangere ma dovrebbero essere messi in condizione di non nuocere, lo fa negli smottamenti del territorio ormai privato dagli alberi , nelle piogge che imbevono radici marce di alberi centenari ma mai calcolati come ricchezza ma soltanto come fastidio, lo fa negli aumenti degli stipendi dei dipendenti regionali, l o fa nei 50 milioni destinati da Lombardo a fantomatici piani lavoro mentre si ritira da Termini, lo fa mentre il territorio di Scaletta, Rodia, santa Margherita, San Fratello, Caronia slittano verso il mare e a Roma si studia la costruzione di un ponte inutile con soldi che, diversamente impiegati servirebbero a risolvere l’emergenza e i problemi ben più’ impellenti per i cittadini, lo fa con la proposta di varare un piano per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, ma senza prima aver dato avvio ad una rivisitazione della storiografia ufficiale ed aver finalmente reso giustizia alle popolazioni che quella Unità se la sono vista imporre con il ferro ed il fuoco, altro che Risorgimento!

Ufficio Stampa
L’Altra Sicilia