Dal Comites Bruxelles – Brabante – Fiandre


Bxl, 18/03/2010 – Abbiamo da sempre cercato di valutare l’esatto interesse che le comunità emigrate hanno nei confronti della politica all’estero.

I vari governi in effetti hanno cercato di circuire i milioni di emigrati ricreando in vitro le esperienze politiche nazionali ed hanno istituito i Comites (Comitato degli Italiani all’estero), il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), e da ultimo il voto all’estero, la cui inutilità e l’improponibilità dei fortunati eletti, le recenti vicende di Di Girolamo (ed altri in corso di accertamento) hanno palesato in maniera indegna.

La nostra analisi, conti alla mano, ci porta al risultato del 28% di interesse degli italiani all’estero alla politica, trasposto dal 28% di effettivi partecipanti a qualsiasi manifestazione interessi la politica all’estero, sia essa primarie del PD o elezioni alla Camera o al Senato, o peggio, CGIE, ente inutile che paghiamo fior di milioni di euro, soldi che effettivamente potrebbero contribuire a risolvere i problemi delle comunità all’estero siano essi scolastici, di formazione, di lingua, di rientri, di assistenza, oggi peraltro reso inutile e doppione degli eletti all’estero.

Da questa premessa trascende che i più informati di quel 28% di italiani all’estero, gestiscono gli interessi alla rappresentanza del 100%, favoriti in questo dall’importanza che il partito nazionale di riferimento riserva alle tematiche “esteri”, laddove la tutela degli interessi e dei bisogni delle comunità emigrate dovrebbe farsi al di fuori di schieramenti ma soltanto nell’interesse dei cittadini.

Oggi, tralasciando il triste fenomeno del Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE), organismo di nomina, siamo alle solite, e non elettivo, vogliamo sottolienare la vicenda del Comites di Bruxells Brabante Fiandre.

Qui un “capoccione” ex comunista, oggi non sappiamo a chi faccia riferimento, Carozza, nominato per meriti speciali segretario generale dell’ente inutile (CGIE) come un vero puparo, continua imperterrito a non fare funzionare il Comites cui appartiene come consigliere, o meglio, ad utilizzarlo come cosa sua personale.

A Carozza del resto spetta in prima persona anche la crisi del Coascit (ente preposto all’organizzazione dei corsi di lingua e cultura italiana nella circoscrizione consolare di Bruxelles e il cui presidente da sempre designato dal PCI e suoi eredi, con Carozza sempre capo manovratore). I responsabili di questo comitato in quindici anni non sono stati capaci di conformarsi alle istruzioni ministeriali e convertire il Coascit da ente paraconsolare in ente gestore a tutti gli effetti, cosicché oggi i corsi sono organizzati esclusivamente dalla Direzione didattica con insegnanti di ruolo il cui numero decresce ogni anno, mentre il Coascit, nel frattempo diventato ente senza scopo di lucro, organizza in tutto e per tutto un corso d’italiano per corrispondenza per qualche decima d’iscritti.

La cronaca parla delle dimissioni dell’attuale presidente del Comites Anna Colombo, nel frattempo nominata segretario generale del gruppo socialista al Parlamento europeo, perchè troppo occupata nella sua funzione, ben retribuita peraltro, per degnarsi di presiedere il misero Comites di Bruxelles, pratica che richiederebbe troppo impegno, almeno quattro serate all’anno (sedute obbligatorie, ma in effetti a discrezione del presidente), ma soprattutto sarebbe gratis et amore deo (ndr).

La vacanza apre lo spazio alle candidature per sostituirla.

Si tratterebbe effettivamente di dare uno scossone all’apatia e all’indolenza in cui si dibatte questo organismo che, cambiati i vertici, potrebbe avviarsi a nuova vita, non più asservito alle logiche di botteghe (oscure) ma oggi in difesa della comunità emigrata, finora ignorata e schiaffeggiata da questi “padroncini” .

Si delinea quindi l’ipotesi della candidatura di una persona al di sopra delle parti che, oltre tutto, vive da oltre 30 di emigrazione e per l’emigrazione vera, non quella filtrata dai palazzi delle Istituzioni europee o delle banche o del patronato Inca-CGIL.

Francesco Paolo Catania, rappresentante de L’ALTRA SICILIA*, manifesta la sua disponibilità.

A questo punto l’establishment si mobilita, Carozza prende le cose in mano e presenta sfrontatamente la candidatura di una sua discepola, conosciuta per qualunquismo marcato dal suo trasmigrare da uno schieramento all’altro, ma soprattutto da una troppo “pompata” sicurezza di essere all’altezza del compito che sfiora l’incoscienza dopo aver appurato la sua palese incompetenza. Ma è presentata da Carozza e, forte dei numeri, viene eletta in odore peraltro di violazione del regolamento .

A questo proposito il Consigliere Guarneri infatti ha inviato alla segretaria Signora Sipala una richiesta per conoscere le istruzioni del Mae (Ministero affari esteri) relativamente alle procedure per l’elezione del Presidente Comites, contestando il verbale di elezione e manifestando in fine le sue riserve circa la validità dell’avvenuta elezione, ma non solo.

Infatti Guarneri manifesta anche la sua perplessità circa la palese illegalità che traspare dall’approvazione di un documento, pur blando e insignificante, sulla vicenda Di Girolamo.

Guarneri parla di numero legale inesistente, e di un’illegalità sottolineata da un’altra illegalità, (siamo alle solite) prova comprovata dell’incapacità della nuova Presidente, che senza il suo puparo di riferimento, non riesce a condurre nemmeno le riunioni normali, figuriamoci poi le attività di questo povero Comites, con buona pace delle comunità all’estero (Bruxelles, Brabante e Fiandre in questo caso)!

* L’ALTRA SICILIA, alle elezioni Comites, ottiene il 13,9 e due eletti.

Ufficio stampa
L’Altra Sicilia