FIAT e danni ambientali

Bruxelles, 24/03/2010 – Nel prossimo consiglio di amministrazione del 21 aprile il sig. dal pullover slabbrato Marchionne presenterà il nuovo piano Fiat 2014.

Non ci sarebbe, secondo indiscrezioni giornalistiche, soltanto la chiusura definitiva di Termini Imerese, ma la scure dell’eroe svizzero-canadese si abbaterebbe sull’intero comparto italiota e comporterebbe una riduzione d’organico di 5000 dipendenti, il 15% degli addetti al montaggio finale, compresi i 1500 di Termini, i 500 di Cassino, i 2000/2500 di Mirafiori e i 500 di Pomigliano, mentre la produzione auto italiana, ridotta da 12 a 8 modelli ammonterebbe a 900mila veicoli, per usufruire degli incentivi previsti per la rottamazione dal governo italico.

Per contro Marchionne ha programmato il lancio di 7 nuovi modelli Fiat, Alfa e Lancia negli USA con una produzione che raggiungerà la cifra di 350mila veicoli.

In conclusione, com’era nelle previsioni, pullover slabbrato insiste e firma: Fiat abbandonerà lo stabilimento di Termini Imerese alla fine del 2011.

Ma, caro Marchionne, L’ALTRA SICILIA ti dice: Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Infatti se la storia Fiat è fatta, da oltre 30 anni, dalla monopolizzazione del mercato automobilistico italiano dell’auto, questa storia non puo’ essere stata fatta senza colpo ferire.

Fiat, grazie ai soldi dei contribuenti è diventata leader in regime di monopolio con il risultato di essere abilitata dai politicanti a offrire un prodotto scadente ed esercitare un potere illimitato nei confronti dello stato, tanto da potersi permettere di ridurre la ricerca (altro che auto elettrica) e costringere alla riduzione e alla chiusura gran parte delle aziende dell’indotto, consentendo l’ingresso nel mercato nazionale di grandi e serie industrie francesi e tedesche, ad esempio, mentre Fiat ha dislocato catene di produzione al di fuori dei confini nazionali, Est europa, Vietnam, Cina, India, facendo poi passare per grande favore gli stabilimenti che ha lasciato in Italia.

La complicità della classe politica è stata la condizione preliminare di questa situazione, a dimostrazione lampante che i politicanti degradati sono un tutt’uno con i capitalisti italiani (anch’essi degradati se osserviamo ad esempio la vicenda Telecom) che hanno generosamente creato Termini Imerese e Pomigliano d’Arco per accontentare i politicanti che, a loro volta, hanno ricambiato pagando alla Fiat gli aiuti alla rottamazione, gli incentivi auto e, quando c’e n’é stato bisogno, la cassa integrazione.

L’Altra sicilia dice pero’ a Marchionne: troppo facile adesso, non si puo’ chiudere lo stabilimento di Termini e chi si è visto si è visto.

E i danni? Chi rimborserà i danni che la costruzione del sito Fiat nella Conca d’oro ha causato anche a livello di impatto ambientale e in violazione delle leggi di tutela dei siti protetti?

Caro Marchionne e cari politicanti siciliani, Termini Imerese insiste su di un territorio protetto che la costruzione di uno stabilimento industriale con propaggini che si estendono a monte con la linea ferrata e a sud con i pontili di imbarco, ha pesantemente stravolto, penalizzato e ridotto in situazione di illegalità in violazione della legge sulla protezione delle aree protette.

Quali? Ecco.

l’Altra Sicilia denunzia la Fiat per violazione dei siti protetti del Parco delle Madonie, del Bosco della Favara, del Bosco Grauso, dell’area di Capo Gallo, del Bosco della Ficuzza, della Rocca Busambra, del gorgo del Drago, della grotta di Carburangeli, del Monte san Calogero, del Pizzo grande, Pizzo Triglia e della Grotta Mazzamuto.

Possa la magistratura dare al popolo siciliano quella giustizia che una classe politica inetta non sa neppure chiedere.

Ufficio stampa

L’ALTRA SICILIA – Antudo

Movimento della diaspora siciliana nel mondo