Sì ai latitanti , ma ai tifosi?

La repubblica delle banane ha nuovamente fatto cilecca sulla scena internazionale : è il caso della partita di qualificazione di Marassi della nazionale di calcio per gli europei.
Per mesi ci hanno gonfiato i cabasisi con la bravura del nostro ministro degli interni che riesce a mettere in galera i mafiosi….

Ma quali mafiosi? Quelli forse che si sono consegnati dopo “secoli” di latitanza benedetta dalla politica , i vecchi capi-bastone ormai superati dalle nuove tecnologie e dall’età, altro che vittoria degli investigatori!

La nostra teoria è stata sempre quella del ricambio attuato dalle stesse cosche: consegnare alla Polizia i vecchi capi latitanti consente di riciclare il crimine e rilanciare gente nuova, al passo con le tecniche di una criminalità che oggi ha bisogno di web, internet, conoscenze linguistiche, nozioni di diritto penale e principi di macroeconomia.

E ieri sera, al momento di dare effettiva prova di efficienza, il ministro (e tutto intero il Bel Paese) stecca, e la fa a causa di quattro scalzacani sguinzagliati nel territorio italico da chissà dove, certo non solo dalla Serbia, ma da tutto il centro-nord dove sbarcano il lunario grazie all’eccessivo garantismo di giudici e delle forze preposte all’ordine pubblico che entrano in tilt quando il momento è particolarmente delicato.

L’ultima volta a Roma la polizia aveva accoppato di botte i “bommagari” inglesi del Manchester che sono poi tornati piangendo in patria lamentandosi per la violenza della polizia italiana…

E non è mai un caso che all’arrivare di queste bande di gente per bene, i negozi vengono saccheggiati, la gente offesa per strada, i cittadini provocati con i cocci delle bottiglie di birra.

Maroni e Manganelli non potevano rischiare anche le proteste serbe ed allora hanno allentato i controlli: come avrebbero potuto infatti non introdurre a Marassi tanta santa barbara quei tifosi (che ora vengono tacciati di beceri nazionalisti), con i controlli blandi cui sono stati sottoposti all’ingresso, con il lasciar fare quando sono iniziati gli eccessi, con il consegnare a ragazzetti “stewards” l’incarico dei controlli?

Maroni, contestato dai tifosi per la sua proposta della tessera del tifoso, una specie di lista di coscrizione che vorrebbe schedare tutti quelli che la domenica vanno alla partita per godersi lo spettacolo, (una volta!) del foot-ball, con quale faccia può’ ripresentarsi davanti agli sportivi dopo quello che ha lasciato che accadesse allo stadio di Genova?

Che poi i Serbi avessero preso spunto da Genova per prendersi urbi et orbi il loro momento di gloria sono affari che esulerebbero dal calcio ma che hanno trovato nel calcio la loro occasione.

Certo ci ha fatto pena sentire fior fiore di commentatori sportivi attribuire ad un ipotetico 3 a 0 il segnale delle tre dita che i serbi si scambiavano (croce ortodossa, dio patria e famiglia); ci ha dato il senso di una profonda ignoranza di questo soloni che non conoscono né storia nè geografia ma ogni sera sono li’ a gonfiarci di chiacchiere e fesserie.

Ma soprattutto l’ipocrisia di giornalisti, commentatori, opinionisti e bischeri vari nel non conoscere o non voler dire la verità attorno ai gravi fatti di Genova.
Qualcuno ha solo accennato al Kossovo, evocando la scritta su un cartellone che diceva ” kossovo è Serbia”.

Ma L’Altra Sicilia in un suo articolo aveva, come al solito, previsto un caso del genere analizzando la situazione politica nei balcani.

“Non è un caso che solo 22 Stati di questa Unione Europea si siano precipitati a controfirmare l’atto di indipendenza unilaterale pronunciato dal Kossovo.
Purtroppo, ciecamente diremmo, anche l’ Italia che, dopo aver bombardato Belgrado con “l’ottimo” Ministro degli esteri di allora, D’Alema, oggi si fa distrarre dall’entusiasmo dei 22 e non riesce a capire così di aprire una grande falla nel suo sistema statale che vorrebbe ancora unitario.
Non cadono invece nella trappola del riconoscimento dell’indipendenza del Kossovo altri paesi europei come la Spagna, la Grecia, Cipro, la Romania e la Slovacchia, certamente meno distratti dell’Italia e la cui compattezza statale vive il pericolo di forti movimenti autonomisti locali.”

Certo ci ha fatto pena banalizzare i tentennamenti della polizia , lavoratori impegnati a sudarsi 60 euro di straordinario ,con il pericolo che davanti al teppista che ti vuole torcere il collo devi misurare il tuo intervento non solo per non farti ferire ma soprattutto perché non ti debba poi finire come ai poliziotti del G8 a Genova nel 2001, quando si sono permessi di picchiare poveri ragazzotti che avevano soltanto saccheggiato bancomat,supermercati, negozi, case, distrutto mezza Genova insomma e che , difesi da un garantismo eccessivo di fronte alla violenza a senso unico, si sono visti condannare , almeno una parte di quei lavoratori della Polizia , per eccesso di violenza.

Abbiamo quindi fatto la solita figura dei mandolinari , tenuti in iscacco per tutta la notte da qualche decina di imbecilli a cui non pareva vero di avere a che fare col nulla e con il niente.
Grazie ministro leghista, e i fatti avvenivano a Genova, non a Palermo …. Ma se ne guardi bene dal rassegnare le dimissioni per incapacità manifesta, come decenza e serietà imporrebbe, altro che lotta agli auto-latitanti.

L’Altra Sicilia
Ufficio Stampa