L’OPINIONE – Cosa vogliono dalla Sicilia? di Tony Troja

Proverò a spiegarlo in poche parole: smantellare la Regione Siciliana e farla diventare Regione Sicilia. Se pensate che sia la stessa cosa, allora dovete sapere che si chiama Regione Siciliana perché è riconosciuta dallo Stato Italiano al pari di una piccola nazione indipendente. Non a caso ha un Parlamento tutto suo (unica regione in Italia) e uno Statuto di Autonomia nato prima della Repubblica Italiana e convertito in legge costituzionale.
Ma cosa prevede lo Statuto della Regione Siciliana? Esclusivamente il bene della Sicilia. Per esempio, l’art.14 consentirebbe al suo Parlamento di legiferare quasi in ogni settore, l’art.36 permetterebbe alla Regione di decidere quali tasse e a quali aliquote farle pagare ai siciliani, l’art.37 consentirebbe di trattenere tutte le tasse maturate e riscosse in Sicilia, Utilizzo il condizionale perché, al contrario di molti (per ignoranza o per malafede), questi articoli, così come tutti gli altri dello Statuto, non sono mai stati applicati. L’unica cosa che è stata applicata è l’equiparazione degli stipendi dei deputati regionali a quelli nazionali. E in molti oggi pensano che, per questo motivo e per le pessime amministrazioni regionali, andrebbe gettato via il bambino con l’acqua sporca.
Ma perché non è stato mai applicato lo Statuto? Perché con la sua applicazione la Sicilia diverrebbe una delle Regioni più ricche d’Europa, perché ogni siciliano diverrebbe, non dico ricco ma economicamente indipendente. E cosa succede se i siciliani diventano tutti economicamente indipendenti? Il voto di scambio e il clientelismo (che sono la base della malapolitica e di tutto ciò che ne deriva) spariscono. Non vorrei offendere alcun politico, ma sono stati proprio le classi dirigenti siciliane a trasformare l’Autonomia in un problema, proprio per continuare con il clientelismo e il voto di scambio. Gli unici che hanno fatto dell’applicazione dello Statuto la propria bandiera sono stati Crocetta e il M5S durante le regionali del 2012, salvo non parlarne più una volta seduti sulle poltrone.
Anzi, proprio il Presidente Crocetta è uno degli artefici dell’inizio della distruzione dello Statuto di Autonomia, ritirando tutti i contenziosi della Regione Siciliana contro lo Stato, in cambio di 500 milioni di euro una tantum (che, per chi non lo sapesse, non significa “una volta ogni tanto” ma “una volta sola”). Voi direte che 500 milioni sono una bella cifra. Sì, effettivamente sì. Ma se io vi dicessi che ogni anno il nostro bilancio supera di gran lunga i 500 milioni? Non mi invento nulla: dal nostro (intendo siciliano) gettito fiscale, dalle royalties per l’estrazione di minerali e fonti di energia, dalle concessioni per l’utilizzo del suolo pubblico, dai fitti per immobili di proprietà pubblica e dati in locazione, dai dividendi per imprese a partecipazione regionale entrano ogni anno più di sei miliardi di euro. E dove vanno a finire tutti questi soldi? Di sicuro non nelle tasche dei cittadini siciliani.
E perché i siciliani non si ribellano? Perché non sanno cosa sia lo Statuto Speciale, complice anche un sistema di informazione (spesso manipolato dalla stessa politica) che ha sempre dipinto lo scenario di una Sicilia allo sfascio per colpa dell’Autonomia, quando in realtà questa condizione è data dalla non applicazione dello Statuto. Purtroppo anche illustri siciliani remano contro l’Autonomia. Stendo un velo pietoso sulla dichiarazione di Pif (“Se fossi Presidente della Regione farei subito un referendum per abolire l’Autonomia”) ma non sulla richiesta di Leoluca Orlando a Matteo Renzi di commissariare la Sicilia. E Renzi non ha perso tempo imponendo la presenza di Alessandro Baccei (scelto da Delrio) che dopo pochi giorni ha già sentenziato “Nessuna speranza per la Sicilia”.
Ora Renzi commissaria la Sicilia per quel che riguarda i depuratori. In realtà le manovre di Renzi sono chiare: intanto basta parlare con un qualsiasi esponente del PD (siciliano o nazionale) per capire che il partito è contro l’applicazione dello Statuto. Da qui, il disegno di Renzi: commissariare la Sicilia un po’ alla volta per arrivare alla modifica della Costituzione sulle Regioni a Statuto Speciale, in modo da destinare “legalmente” i soldi della Regione Siciliana allo Stato Italiano. Se pensate che non si possa fare, vi ricordo che in Sicilia avevamo l’Alta Corte, spazzata via di fatto e non di diritto dalla Corte Costituzionale.
E Salvini? Vorrei tanto non parlarne, perché uno che ha sempre offeso il Sud non meriterebbe assolutamente alcuna attenzione. Ma visto che molti siciliani (e molti palermitani) si faranno infinocchiare, meglio spiegare una buona volta cosa voglia il leader leghista. Qualche settimana fa, ho avuto modo di ascoltare le parole di Angelo Attaguile, il delfino di Salvini in Sicilia e ho capito che i nuovi leghisti, oltre a non avere assolutamente un programma per la Sicilia, ne sparano davvero grosse. Una su tutte è la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Attaguile e Salvini sanno che il Ponte farebbe perdere l’insularità alla Sicilia e tutti i vantaggi (se applicati) che ne derivano. Allora cosa vuole Salvini? Vuole che la Lombardia diventi come la Regione Siciliana (un sano federalismo fiscale). E per far ciò è disposto ad elemosinare voti al Sud promettendo l’applicazione dello Statuto (che non verrebbe comunque attuato) creando così una forza elettorale imponente e tutta al suo servizio.
Ovviamente, a parte la veridicità dei dati sull’applicazione dello Statuto Speciale, le mie sono solo tesi politiche. Spero tanto di sbagliarmi. Ma finora, almeno politicamente, purtroppo le ho azzeccate tutte (compresa la débâcle ferrandelliana del 2012). E se davvero il nuovo Presidente della Repubblica, il siciliano Mattarella, è un difensore della Costituzione, allora deve cominciare proprio dalla Sicilia. Ma se a proporlo è stato Renzi la vedo dura. Ma spero di sbagliarmi anche qui…