8 marzo Giornata della donna: più passa il tempo e più diventa noiosa

Passata l’ora delle mimose e dei propositi auspicati, ripetuti e mai applicati, più passano gli anni e più questa giornata dedicata ai diritti della donna sembra diventare grottesca.

Quest’anno, dominato dalla cibernetica, abbiamo scoperto che anche l’intelligenza artificiale è sessista. L’allarme è serio: i famosi codici dei logiciels, concepiti dagli uomini, si indirizzano esclusivamente al genere maschile. Per Google, ad esempio, il mestiere di medico si declina al maschile, quello di infermiere sempre al femminile, come se il maschilismo si nasconda nei dettagli, in questo caso negli algoritmi. Si fa strada l’idea di dover regolamentare per legge persino lo scandalo della ineguale spartizione dei compiti casalinghi attraverso la realizzazione di una tabella excel distribuita ad ogni famiglia, depositata in prefettura e omologata dai servizi governativi per poter arrivare a distribuire equamente le incombenze familiari.

Un’ulteriore battaglia contro i mulini a vento impostata da quelle femministe preoccupate solo del loro quotidiano e che non vogliono tener conto dei reali pericoli che incombono sulla situazione effettiva che riguarda i loro diritti.

Le donne isolate e quelle abbandonate dai loro compagni che non riescono ad arrivare a fine mese, per di più con figli a carico, necessiterebbero ad esempio di un aiuto di Stato attraverso la concessione di una pensione alimentare che servirebbe ad aiutarle ma che, alla fine si risolverebbe ad autorizzare solitudini ancor più forti ed anche figli destinati ad essere “soli”, creando sicuramente maggiore povertà con la magica formula del “no padre, no pensione alimentare”.

Nel capitolo delle scoperte scientifiche è senz’altro da ritenersi una conquista quella del congelamento degli ovociti, ritenuto importante per poter effettivamente liberare la donna consentendole di rinviare a suo piacimento il progetto di maternità. La medaglia ha però il suo rovescio, vale a dire il cinismo del datore di lavoro che proponendo alle impiegate di finanziare esso stesso questo tipo di progetto, sempre allo scopo di fare la loro felicità, in realtà riesce ad ottimizzare i profitti della ditta con l’aggravante che, alla fine, saranno soltanto le “non madri” a fare carriera perché avranno implicitamente dimostrato la loro devozione alla causa. Una iniziativa che alla fine viene giudicata positivamente dalle femministe solo perché stacca l’immagine della donna dai suoi compiti tradizionali. Ovvero: Come sacrificare l’indipendenza della donna sull’altare dell’ideologia.

Neanche nel quadro della revisione delle leggi della bioetica si avverte alcun allarme contro il rischio di passare effettivamente sotto la tutela del datore di lavoro né alcuna attenzione da parte delle “pasionarie” della difesa dei diritti della donna rispetto a quello che succede oggi a l’Aia, dove un gruppo di esperti lavora per armonizzare le regole sulla adozioni internazionali con lo scopo di poter arrivare alla legalizzazione della gravidanza extra-uterina, finalmente diventata “etica”. La prova che il destino delle madri portatrici non interessa assolutamente ad ogni femminista.

Al contrario, nel capitolo delle violenze subite dalle donne, non sono prese in considerazione quelle subite in materia di aborto, con buona pace di tutte le tematiche afferenti ai traumatismi post aborto, compresi quelli legati all’interruzione della gravidanza per la pressione dei compagni. Alla fine sembra che ci possano essere violenze degne di compassione ma anche vittime di abusi che non interessano proprio a nessuno.

Questa giornata della donna, promette una campagna per la difesa dei diritti della donna sempre più agguerrita che verte sull’uguaglianza salariale, sulla lotta contro le violenze sessuali e sulla discriminazione di tutto quello che discrimina la donna, preda designata non appena varca l’uscio di casa. Il tema dell’anno è folleggiante: pensare con imparzialità, costruire con intelligenza e rinnovare per il cambiamento.

Di mimose e champagne per festeggiare l’evento certo, ma questa giornata possa servire almeno a puntare l’indice contro l’incongruità proprio della lotta femminista che sembra impegnarsi solo ed esclusivamente sulle estrinsecazioni dello scontro sociale, certamente poco attenta alla sorte della donna: per fortuna il ridicolo non ha mai ucciso nessuno.

Eugenio Preta